Gli scienziati ed i numerosissimi rapporti che se ne occupano, sono ormai unanimi: il riscaldamento globale è già in atto, molte delle sue manifestazioni sono evidenti, e in mancanza di un’inversione di rotta che sia realizzata breve , la situazione non potrà che aggravarsi.
Ancora più preoccupante, è il fatto che i fenomeni climatici stanno subendo un’accelerazione imprevista: fino a pochi anni fa la linea di confine dell’irreversibilità oltre la quale il fenomeno sarebbe stato incontrollabile, era stata posta a fine secolo.
In realtà come indicano numerosi studi, i processi non sono lineari e per alcuni fenomeno il punto di non ritorno è già stato superato.
Il rapporto IPPC 2019 rappresenta un cambio di passo, in quanto pone al centro delle problematiche sul riscaldamento globale un aspetto fondamentale: l’uso del suolo. Il titolo infatti è già di per sè emblematico: “Rapporto speciale dell’IPCC sui cambiamenti climatici, la desertificazione, la terra degrado, gestione sostenibile del territorio, sicurezza alimentare e flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri”.
La terra fornisce la base principale per i mezzi di sussistenza e il benessere umani, compresa la fornitura di cibo, acqua dolce e molti altri servizi ecosistemici, nonché la biodiversità. L’uso umano influenza direttamente oltre il 70% (69-76%) della superficie terrestre globale e priva di ghiaccio. La terra svolge un ruolo importante anche nel sistema climatico.
Lo scorso dicembre The Lancet ha pubblicato un corposo rapporto, “The Lancet Countdown” dedicato ai cambiamenti climatici e salute.
A causa del cambiamento climatico, i sottogruppi più vulnerabili delle popolazioni (anziani, soggetti con malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche e coloro che vivono nelle aree urbane) sono esposti a rischi più elevati in tutte le regioni del mondo. In particolare, l’Europa ed il Mediterraneo orientale sono le regioni che mostrano una vulnerabilità marcatamente più alta rispetto all’Africa ed al sud-est asiatico, ciò si deve probabilmente alla popolazione più anziana che vive nelle aree urbane in queste regioni.
L’Italia un paese interessato dal riscaldamento globale: ha il più alto tasso di effetti correlati sulla mortalità giornaliera.L’aumento di frequenza e intensità delle ondate di calore insieme all’invecchiamento della popolazione avrà un significativo impatto sulla salute in futuro.
Le malattie trasmesse dalle zanzare (MBD) si stanno diffondendo in tutto il mondo, anche nelle regioni temperate, (a causa cambiamenti climatici, viaggi, urbanizzazione uso del suolo).
L’Italia utilizza in media tra il 30% e il 35% delle sue risorse di acqua rinnovabile ed è quindi considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (rapporto 2018) un paese con stress idrico medio-alto.
La scarsità d’acqua si sta verificando in Italia, in particolare nelle aree meridionali e interne.
Le riduzioni drammatiche della disponibilità di acqua sono anche una preoccupazione nelle regioni del nord Italia a causa della deglaciazione dei ghiacciai alpini (il più importante serbatoio di acqua dolce in Europa). La perdita di massa di ghiaccio è quasi raddoppiata negli ultimi 35 anni a causa dell’aumento delle temperature estive e della riduzione delle precipitazioni invernali ad alta quota.
Il consumo di suolo è un “driver” importante del cambiamento climatico
Il consumo di suolo in città ha un forte legame anche con l’aumento delle temperature: dalla maggiore presenza di superfici artificiali a scapito del verde urbano, infatti, deriva anche un aumento dell’intensità del fenomeno delle isole di calore. La differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi.
Il Rapporto sul consumo di suolo appena pubblicato ci dice che nelle aree urbane ad alta densità solo nel 2018 abbiamo perso 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. In totale, quasi la metà della perdita di suolo nazionale dell’ultimo anno si concentra nelle aree urbane, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense.
Il bacino del fiume Po, con 15.764.600 ma sono presenti anche : 4.188.000 Capi bovini e 5.232.000 Capi suini. Carichi inquinanti pari a 114 milioni di abitanti equivalenti.
Il risultato è un pesante inquinamento delle acque superficiali e profonde da pesticidi (Pesticidi sono presenti nel 63,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, Le frequenze sono più basse nelle acque sotterranee, ma i pesticidi sono presenti anche nelle falde profonde naturalmente protette da strati geologici poco permeabili)
C’è chi pensa, a proposito di riscaldamento globale che “il vero problema del petrolio, oltre all’inquinamento, è che si esaurirà presto,e bisognerà trovare o perfezionare energie alternative pulite…” (Mattia Feltri- La Stampa 14 settembre 2019).
Invece non è solo un problema di trovare un altro vettore di energia per continuare a fare quanto abbiamo sempre fatto.
Soccorre l’enciclica Laudato sì “194. Affinché sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di « cambiare il modello di sviluppo globale », la qual cosa implica riflettere responsabilmente « sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni ».”
Dovrebbero così cambiare anche le abitudini di consumo
DECARBONIZZAZIONE, con il risparmio energetico e fonti rinnovabili.
MOBILITÀ: occorre – bisogna dirlo – abbandonare in pochi anni l’auto privata ridurre (37 milioni di auto in italia) i 3,5 miliardi (sic!)di viaggi aerei che vengono fatti ogni anno, AGRICOLTURA e alimentazione: non basta ridurre la carne; ci vuole un’agricoltura ecologica, di prossimità, gestita da piccole aziende, che consenta il “ritorno alla terra” TERRITORIO: per metterlo in sicurezza bisogna demolire gli edifici insicuri ma soprattutto piantumare.
E’vero: Non basta protestare. E’ necessario che ci si impegni per rendere il cambiamento desiderabile e può essere desiderabile oltre che necessario!