La sezione cremonese di ISDE Italia, intende esprimere il proprio dissenso riguardo al progetto del nuovo Polo Logistico, in previsione di costruzione sulla via Mantova.
Tale progetto va contro ogni logica di sostenibilità ambientale futura. Il suolo è una risorsa naturale non rinnovabile, poiché la sua formazione richiede milioni di anni. Nel 2019 secondo il rapporto ISPRA, sono stati consumati in Italia 57 milioni di m2 di suolo ad un ritmo di 2m2 al secondo, prima in negativo fra tutte le regioni, la Lombardia con oltre il 13% del territorio perso. Con questo progetto verranno persi altri 300.000 m2 di suolo attualmente destinato a coltivazioni agricole. Pochi sanno che solo il 12% di tutte le terre emerse risulta coltivabile, una quantità esigua (in costante diminuzione) rispetto alle esigenze alimentari di una popolazione mondiale invece in costante crescita. Ma non solo per questo sono di fondamentale importanza la sua tutela e la sua conservazione. Quando il suolo è stato consumato, vale a dire cementificato o asfaltato, vengono perse le sue caratteristiche naturali peculiari quali: l’assorbimento di acqua piovana, la capacità di immagazzinare di carbonio tramite l’accumulo di materia organica, la capacità di fissazione della CO2 per opera delle piante. I suoli cementificati tendono a immagazzinare e sprigionare molto calore nei mesi estivi, diversamente da quelli naturali coperti da vegetazione, che grazie alla traspirazione delle piante, garantiscono un abbassamento della temperatura. Il consumo di suolo pertanto influisce assai negativamente anche sui tanto temuti Cambiamenti Climatici. L’Unione Europea ha lanciato un allarme invitando già da 2011 gli Stati membri a puntare a un azzeramento netto di consumo di suolo entro il 2050, ma evidentemente questo appello, in assenza di legislazioni dedicate, rimane inascoltato. Ancora più grave è il fatto che ancora una volta, questo Polo Logistico sia dedicato al traffico stradale. Viene consumato ancora suolo nella Pianura Padana (uno dei terreni più fertili al mondo) per dedicarlo al trasporto su gomma (in una delle aree più inquinate del Pianeta). L’inquinamento da particolato atmosferico (PM10, PM2.5, NOX, SO2, CO, O3) rappresenta uno dei fattori di rischio più importanti per la salute e causa ogni anno 5-7 milioni di morti premature nel mondo (60.600 solo in Italia). E’ noto a tutti come il traffico veicolare rappresenti una delle principali componenti dell’inquinamento stesso. Questo concetto non è evidentemente ancora sufficientemente chiaro ai decisori Politici poiché la lotta all’inquinamento atmosferico (riduzione dei gas serra, diminuzione del particolato ecc.) prosegue da decenni con risultati altalenanti a livello Mondiale, ma mai con risultati sufficienti a garantire la tutela dello stato di salute della popolazione. Anche la Pandemia attualmente in corso dovrebbe costituire motivo di riflessione. L’indice di letalità in Lombardia è nettamente superiore alla media nazionale. Si può certamente affermare a ragion veduta che il ruolo dell’inquinamento atmosferico, per le consolidate conoscenze scientifiche, ha un ruolo di amplificatore degli esiti sanitari della pandemia da Sars-Cov2. L’inquinamento atmosferico aumenta la prevalenza di condizioni avverse croniche di natura respiratoria, come: asma, bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), fibrosi polmonare. Ciò fa sì che i soggetti affetti da tali patologie siano più suscettibili allo sviluppo di infezioni respiratorie e che tali infezioni si manifestino con maggiore gravità rispetto alla popolazione generale, con conseguente peggioramento della prognosi ed aumento della mortalità. La tutela dell’Ambiente è imprescindibile da quella della Salute. Infatti la tutela degli ecosistemi naturali ed il risparmio delle risorse energetiche rappresentano il principale e più importante intervento di Prevenzione Primaria.
L’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, ha lanciato l’allarme che in futuro, nuove pandemie emergeranno e arrecheranno enormi danni all’economia mondiale causando la morte di molte più persone rispetto a quelle uccise dal Covid-19, se non verrà cambiato l’approccio globale alla tutela degli Ecosistemi, alla revisione delle politiche Economiche ed Energetiche, alla gestione delle politiche Sociali e di Sanità Pubblica.
Sappiamo che la maggior parte delle malattie infettive emergenti hanno origine dalla fauna selvatica, che a causa della pressione antropica sull’ambiente naturale (deforestazione, allevamenti intensivi, consumo di suolo), vede sempre di più ridotto il suo habitat naturale e la sua biodiversità. E’ stato stimato che i costi causati dal Covid-19 siano stati fino ad ora di circa 16 trilioni di dollari a livello globale. Se 1/100 di questo denaro fosse stato utilizzato per la conservazione ambientale, forse non ci troveremmo in questa situazione. Alla luce di quanto sopra esposto, ribadiamo il nostro parere negativo sull’opera in oggetto.