Nel Rapporto 2020 “I tumori in Provincia di Viterbo” si legge che nel corso dell’ultimo quinquennio di osservazione, ovvero 2012-2016, in provincia di Viterbo sono stati diagnosticati 10.087 nuovi casi di tumore, esclusi i carcinomi cutanei e i tumori non maligni del Sistema nervoso centrale – Snc. In particolare in questo quinquennio sono stati diagnosticarti 5425 casi tra gli uomini (53.8%) e 4662 casi tra le donne (46.2%). Sono poi più di 2000 i casi di tumore che vengono diagnosticati ogni anno in ambito provinciale. Ogni giorno quindi tra le 5-6 persone ricevono una diagnosi di cancro e si stima che 1 uomo su tre e 1 donna su 4 residenti nella nostra provincia si ammaleranno di una patologia neoplastica maligna nel corso della loro vita. Sempre nel Report si legge che per il complesso di tutti i tumori i tassi di incidenza risultano più elevati nel distretto C della nostra Asl (Vetralla-Civita Castellana) e si conferma una incidenza superiore alla media nazionale per quanto riguarda i melanomi cutanei- patologia questa messa sempre più in relazione anche all’esposizione a pesticidi ed erbicidi-( https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31541557/) e un lieve eccesso per l’incidenza delle leucemie rispetto sempre al dato nazionale.
Nella nostra riflessione abbiamo anche tenuto presente i dati forniti dall’Istat-Istituto nazionale di Statistica per il 2018-ultimo periodo di osservazione- (http://dati.istat.it/index.aspx?queryid=26441) che indicano nella provincia di Viterbo quella con il primato nel Lazio per quoziente di mortalità generale pari a 120,11 per ogni 10mila abitanti e per tasso standardizzato di mortalità generale, pari a 93.95 per ogni 10mila abitanti.
Sempre l’Istat per il 2018 riporta in numero di 1088 le morti dovute a cancro sul territorio provinciale ovvero nel 2018 circa 3 persone al giorno sono morte a causa di una neoplasia.
L’Airtum- Associazione italiana dei registri tumori-, https://www.registri-tumori.it/cms/pubblicazioni/i-numeri-del-cancro-italia-2020 a cui afferisce anche il Registro tumori della provincia viterbese, rileva che circa 3 milioni e 600 mila italiani vivono con una diagnosi di cancro, circa mille persone ogni giorno ricevono una nuova diagnosi di cancro e più di cinquecento persone muoiono ogni giorno per queste patologie.
Nel 2020, i dati fissano in oltre 180 mila i morti per cancro, il doppio del numero delle vittime per infezione da Covid 19 che si sono avute sempre in questo stesso anno mentre i nuovi casi di tumore maligno sono oltre 376mila ( 376.611 il numero totale proiettato al 2020, basato su dati osservati fino al 2016).
L’Associazione medici per l’ambiente- Isde di Viterbo di fronte al dramma di questi numeri ovvero delle persone che si ammalano e delle loro famiglie, ritiene necessaria una sempre più forte azione di prevenzione che non coincide con la pur utilissima diagnosi precoce ,ovvero con l’individuazione in fase iniziale delle patologie neoplastiche, ma che abbia come obiettivo primario quello, costituzionalmente sancito anche dall’articolo 32, ovvero non far ammalare le persone.
Documenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità – Oms, come ormai decenni di studi e ricerche scientifiche, tra cui l’importante studio italiano, per estensione e periodo di osservazione, Sentieri-Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento- , mostrano come il rischio di sviluppare il cancro sia legato strettamente all’esposizione a fonti di inquinamento ambientale che contaminano aria, acqua, suoli e cibo.
Nei nostri territori quindi la prevenzione del cancro ma anche delle altre malattie non trasmissibili
( in primis malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, tireopatie, malattie autoimmuni, patologie neurodegenerative e disturbi comportamentali e dello spettro autistico nei bambini) può e deve essere raggiunta riducendo tutte le fonti di esposizione delle popolazioni ad inquinanti ambientali e nello specifico:
- garantendo acque potabili e salubri alle popolazione, nella fattispecie acque prive di Arsenico- elemento tossico e cancerogeno e di altri contaminanti;
- tutelando le risorse idriche e misurandone anche gli eventuali livelli di radioattività;
- evitando l’esposizione delle persone, in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza ai pesticidi- sostanze tossiche e cancerogene- anche con interventi di contrasto all’espansione della monocoltura della nocciole e di altre monocolture estese (questi particolari tipi di coltivazione utilizzano pesticidi e sostanze di sintesi chimica notoriamente tossiche e cancerogene), espressioni dell’agricoltura intensiva e chimica- in favore delle pratiche dell’agroecologia rispettose di salute e ambiente;
- migliorando la qualità dell’aria, attraverso azioni sulla mobilità pubblica e privata, tornando a chiedere lo spegnimento della centrale a carbone di Civitavecchia i cui fumi nocivi arrivano anche nel viterbese e degli altri impianti di produzione energetica che emettono nell’aria gas e sostanze nocive;
- migliorando la gestione dei rifiuti;
- bonificando le discariche illegali di rifiuti tossici ancora presenti nel territorio viterbese;
- incentivando, negli edifici pubblici e privati, i lavori per la dispersione del radon (gas cancerogeno la cui esposizione correla con il cancro del polmone);
- riducendo le esposizioni a campi elettromagnetici e insegnando, soprattutto ai più giovani, un corretto uso dei dispositivi elettronici e in particolare dei telefoni cellulari;
- educando a più sani stili di vita.
Per quanto riguarda poi la diagnosi precoce e le migliori cure, questi obiettivi possono concretizzarsi attraverso una più oculata gestione e implemento delle risorse sia economiche che del personale sanitario che porti all’abbattimento delle lunghe liste di attesa per interventi chirurgici, visite ed esami diagnostici.
Tempi di attesa spesso così lunghi che di fatto umiliano e limitano fortemente il diritto alla salute e di conseguenza aumentano il rischio di malattie, complicanze e morte per la popolazione in generale ma, e ovviamente, soprattutto per quella parte della popolazione appartenente alle fasce più svantaggiate economicamente e che la pandemia da Covid-19 e le sue conseguenze ha finito per allargare a dismisura.