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Cure primarie e medico di famiglia: dopo la pandemia cosa e come cambiare

 

Nei giorni scorsi, in occasione della presentazione del volume Salute per tutti: miti, speranze e certezze della Primary Health Care a cura di Antonio Bonaldi, Stefano Celotto, Paolo Lauriola, Alessandro Mereu, edito da Cultura e Salute Editore (disponibile l’ebook in open access), alla quale hanno partecipato Pasqualino Rossi (Direzione generale “Prevenzione” del Ministero della Salute) e l’on. Elena Carnevali della Commissione Salute della Camera dei Deputati, è emersa con grande forza la necessità di investire nei servizi sanitari pubblici e di rivedere l’organizzazione l’assistenza territoriale, puntando ad una stretta collaborazione tra gli ospedali, le cure primarie e i Dipartimenti di prevenzione.

Sin dall’inizio della pandemia COVID-19 si ha avuto conferma che le Cure Primarie, soprattutto se integrate con l’assistenza ospedaliera e i dipartimenti di prevenzione, avrebbero potuto svolgere un ruolo fondamentale nell’assistenza clinica dei pazienti e nella promozione degli interventi di prevenzione verso il singolo e la comunità.
Su questi temi si è aperto un animato dibattito al quale questo libro vuole contribuire presentando le idee, le opinioni e le proposte d’intervento di diverse autorevoli persone che da tempo e a vario titolo si occupano di sanità pubblica, anche in prospettiva degli importanti provvedimenti di legge che dovranno essere adottati con la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Agli interventi fa da sfondo una visione olistica della salute, nella consapevolezza che i problemi d’oggi (epidemie, cambiamenti climatici, migrazioni, carestie, povertà…) sono interdipendenti, di natura sistemica e pertanto non possono essere né capiti, né tanto meno risolti attraverso la concezione classica (meccanicistica) della scienza e del management.
Vari interventi, durante la presentazione, hanno evidenziato la necessità di puntare sulla prevenzione che sicuramente costituisce un modo per investire e utilizzare meglio le risorse disponibili, in quanto una prevenzione efficace permette di ridurre le risorse necessarie per i servizi di cura. Questioni trattate nel volume in più contributi, in relazione ad aspetti quali le indagini epidemiologiche ed il possibile ruolo dei medici “sentinella”.

Fra i temi affrontati anche quello del rapporto cruciale fra ambiente e salute – che costituisce uno dei campi fondamentali appunto della prevenzione, indicando come essenziale la necessità di “mettere in rete” i dati relativi a salute ed ambiente.
E’ emerso che il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (che raccoglie Ispra e le agenzie regionali e delle province autonome) è già avanti, e che invece in ambito sanitario è indispensabile costruire un sistema informativo – al momento non esistente – che metta a disposizione delle varie strutture del SSN dati sanitari ed epidemiologici, collegandolo, poi al sistema informativo nazionale ambientale gestito dal SNPA. Nel PNRR ci sono a disposizione risorse per questo.
Si tratterebbe di un patrimonio di informazioni preziosissime, proprio in chiave prevenzione, utili ad esempio in occasione dei procedimenti di Valutazione di impatto ambientale e sanitario, e che potrebbe essere anche accessibile al pubblico. Si parla tanto di transizione ecologica e digitale, che appaiono spesso come “slogan”. Si tratta in realtà di riempire queste parole di contenuti concreti; ecco, “fare rete” per rendere disponibili dati e informazioni ambientali, sanitarie, epidemiologiche, appare davvero un progetto
su cui varrebbe la pena investire.

Ecco il video dell’evento di presentazione del libro 

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