Presentato a Bruxelles un primo rapporto di valutazione degli eco-schemi nei Piani Strategici Nazionali di 21 Stati membri che conferma il grande imbroglio ecologico di questa falsa riforma della Politica Agricola Comune post 2022
qui il rapporto europeo sugli ecoschemi
qui le due schede di approfondimento
Gli eco-schemi sono uno dei pochi nuovi strumenti disponibili con la nuova Politica Agricola Comune (PAC) approvata dal Trilogo e votata definitivamente dal Parlamento Europeo la settimana scorsa.
Questi eco-schemi per il clima, l’ambiente e il benessere animale saranno interamente finanziati dall’UE nell’ambito del primo pilastro e assumeranno la forma di pagamenti annuali agli agricoltori che volontariamente decideranno di aderire a uno o più eco-schemi. L’obiettivo degli eco-schemi è quindi premiare gli agricoltori che gestiscono le loro pratiche agricole in modo rispettoso della natura e del clima e incentivare l’adozione di buone pratiche agricole specifiche per la tutela dell’ambiente e il benessere animale. Essendo però l’adesione agli eco-schemi volontaria per gli agricoltori è necessario che i pagamenti collegati agli impegni siano adeguati e congrui per stimolare la loro partecipazione in relazione ad impegni non troppo gravosi ma comunque efficaci, per non progettare l’ennesimo fallimento degli obiettivi ambientali della nuova PAC come è accaduto con il “greening” nell’ultimo periodo di programmazione.
In Italia il MIPAAF ha proposto nei primi documenti resi noti per il Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 sette diversi eco-schemi che dai titoli potrebbero essere condivisibili ma in realtà, al momento, sono dei contenitori vuoti, con impegni ancora molto vaghi e completamente privi di indicazioni sulle risorse assegnate nell’ambito del 25% budget del primo pilastro che l’Italia intende attribuire complessivamente agli eco-schemi, con un importo di 907.132.289 euro l’anno, dal 2023 al 2027. Una disponibilità finanziaria non adeguata che ha indotto la Coalizione #CambiamoAgricoltura a chiedere al Ministro Stefano Patuanelli di garantire almeno il 30% delle risorse del primo pilastro per gli eco-schemi.
Preoccupa, inoltre, la richiesta delle Associazioni agricole di destinare almeno il 70% dei fondi degli eco-schemi al solo settore zootecnico per compensare la riduzione dei pagamenti base collegati alla riforma dei titoli storici e della convergenza interna. “Utilizzare gli eco-schemi per compensare i pochi effetti positivi della riforma della PAC invece di promuovere impegni reali a tutela dell’ambiente e del benessere degli animali sarebbe un gravissimo errore, l’ennesima eco-truffa”, commentano le Associazioni della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura.
Dopo il fallimento degli attuali pagamenti per l’ambiente nel primo pilastro, il cosiddetto “greening”, che è stato il primo tentativo di utilizzare i pagamenti diretti per obiettivi agro-ambientali, sono ora riposte grandi aspettative negli eco-schemi della nuova PAC. Il Green Deal europeo afferma che le “misure della PAC come gli eco-schemi dovrebbero premiare gli agricoltori per una migliore performance ambientale e climatica”, e la strategia Farm to Fork afferma che dovrebbero “offrire un flusso importante di finanziamenti per promuovere pratiche sostenibili”, ricorda la Coalizione #CambiamoAgricoltura.
Dalla corretta definizione degli eco-schemi, con una adeguata disponibilità di risorse in proporzione agli impegni concreti richiesti agli agricoltori, dipende la sostenibilità del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022, per correggere in parte la falsa riforma approvata dal Trilogo e votata definitivamente dal Parlamento Europeo.
La Commissione Europa attraverso una attenta valutazione dei Piani presentati dagli Stati membri, prima della loro definitiva approvazione, dovrà garantire l’efficacia e funzionalità degli eco-schemi rispetto agli obiettivi del Green Deal e delle due Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, per questo le associazioni Europee e i Coordinamenti Nazionali si sono rivolte e si rivolgeranno da oggi con una nuova campagna alla CE per chiedere un suo impegno nel rimandare agli stati membri Piani che non saranno coerenti con le ambizioni ambientali e sociali nonché con le raccomandazioni che la stessa CE ha inviato lo scorso Dicembre.