La guerra in corso è una lezione che dovrebbe orientare le nostre istituzioni politiche verso nuove scelte: la Sardegna sarebbe dovuta essere fuori dai giochi e dalle speculazioni di un mercato internazionale ricattato dai signori della guerra, del gas e del petrolio. A questo punto superare la dipendenza energetica attraverso le fonti rinnovabili si deve e si può fare per la salute e l’emancipazione economica e politica.
Mai quanto oggi la nostra Isola è chiamata ad una riflessione sui modelli energetici da tempo imposti e subiti. E’ da oltre 60 anni che questa Terra è sacrificata sull’altare di grandi profitti estranei ai sardi e di pesanti ricadute dei costi sull’Ambiente e sulla Salute delle nostre comunità. Eppure a tutt’oggi in Sardegna, l’aggressione all’ambiente non si allenta. Si prospettano nuove centrali a carbone, centrali a biomasse, il potenziamento degli impianti di incenerimento e l’ampliamento delle discariche. Si riaffacciano progetti per le infrastrutture come metanodotto, elettrodotto sostenuto dal programma delle invasioni degli impianti eolici e lo sviluppo di centrali a gas con ulteriori infrastrutture per lo stoccaggio e la rigassificazione del GNL.
E’ un giro di affari inarrestabile. Per affrontare il phase out dal carbone, ad esempio, non sarebbero necessarie nuove centrali a gas. E’ chiaro che gli investimenti miliardari previsti per il gas fossile (comprensivi di capacity market) saranno sottratti alle energie rinnovabili, unica soluzione al cambiamento climatico.
Per quanto riguarda l’idrogeno, combustibile cosiddetto “pulito” e considerato da enti pubblici e privati come soluzione definitiva ai problemi del clima, merita qualche puntualizzazione. L’idrogeno “verde” si ottiene dall’elettricità rinnovabile ed è considerato “amico del clima”, ma costituisce meno dello 0,1% dell’idrogeno UE. Oltre il 90% deriva dai combustibili fossili che alterano il clima, come l’idrogeno “grigio” derivato da gas fossile. Il passaggio dell’economia all’idrogeno “verde” sarebbe auspicabile per eliminare l’industria del gas, ma costituisce meno dello 0,1%.
Le pressioni di chi vede nell’idrogeno ottenuto da gas fossile il “combustibile di transizione”, sarebbero supportate dalla tesi secondo cui le emissioni si possono catturare, stoccare e usare attraverso nuove tecnologie. Si tratta di tecnologie non collaudate e assai costose. Per le lobby del gas, l’idrogeno ricavato dai gas fossili con CCS/U, cosiddetto “blu”, sarebbe l’Idrogeno pulito, a basse emissioni di carbonio.
Di fatto, questo presunto combustibile “di transizione” alimenterebbe i profitti dell’industria, in nome di una patina di sostenibilità.
E’ chiaro che la lobby del gas intende strumentalizzare l’idrogeno per preservare il modello energetico attuale: centralizzato e incentrato sull’energia fossile, posseduto e controllato da un manipolo di multinazionali dell’energia.
E’ nostro compito dare un contributo di informazione scientifica quando le analisi e le scelte programmatiche e progettuali non sono sostenute da opportune conoscenze sul piano tecnico e scientifico-sanitario.
Nelle scelte energetiche, non si possono più ignorare i “costi esterni” relativi a malattie e decessi riconducibili alle emissioni di inquinanti. Si tratta di costi che gravano sulle comunità e sulle casse della Regione e che seppur richiesti dalla programmazione Europea, non vengono mai calcolati.
Per ISDE – Medici per l’ambiente il futuro non può essere garantito dal gas metano, l’ennesima fonte fossile altamente inquinante e con strutture obsolete che attraverserebbero l’Isola, non in modo incruento, per il passaggio del gas metano dall’Algeria all’Europa.
La Sardegna, come si evince dalla letteratura scientifica, mostra dati preoccupanti su mortalità̀ e incidenza di patologie connesse alle attività industriali in vaste aree dell’Isola. A tal proposito ISDE Sardegna ha intensificato il proprio impegno scientifico producendo il lavoro epidemiologico “Mortalità in Sardegna nel periodo 2012-2017” che con puntuali e rigorose informazioni scientifiche può essere
utile a conoscere il vero stato di salute dei sardi e mediante il quale auspichiamo che le Istituzioni promuovano approfondimenti epidemiologici e scelte di sanità pubblica che puntino al rafforzamento dei servizi sanitari e della Prevenzione.
Perciò è importante che la Regione e i 377 comuni sardi portino avanti politiche finalizzate a favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, a partire dalle aree SIN con le dovute analisi di rischio e l’adozione di misure come quelle delle comunità energetiche: efficientamento dell’edilizia popolare, risparmio energetico, mobilità sostenibile e riassetto e rinaturalizzazione del territorio.
ISDE Sardegna desidera esprime il proprio contributo ad un tema così prioritario e auspica l’apertura di un grande dibattito. E’ con spirito costruttivo che segnaliamo il documento prodotto dal gruppo di oltre 40 Scienziati, denominato Minds for One Health (M4OH) per indicare anche al Governo italiano una strada diversa da percorrere per far fronte all’emergenza energetica globale.
Sono a disposizione sul sito di ISDE Sardegna le nostre osservazioni scientifiche sul metano presentate nel 2017 e 2018 al Ministero dell’Ambiente riguardanti il programma di metanizzazione della Sardegna e sul nucleare presentate alla Sogin a Marzo 2021.