Chiediamo con forza alla Commissione Industria del Senato e a tutti i Parlamentari di
dare voce alla ricerca e alla scienza, e non alle ragioni del potere economico, mettendo al primo posto la salute dei cittadini.
Sono stati presentati alla X Commissione Industria del Senato una serie di emendamenti al DDL “Concorrenza” (A.S. 2469) che riguardano, fra le varie cose:
– i limiti di esposizione della popolazione, con proposte di innalzamento fino a 61 V/m contro l’attuale valore di attenzione di 6 V/m,
– la soppressione del criterio della minimizzazione tra gli strumenti a disposizione dei Comuni e la eliminazione del concetto di siti sensibili,
– l’obbligo di esproprio a cura dei Comuni di proprietà private, anche quelle con impianti già esistenti, in favore delle compagnie,
– riduzione dell’ambito di azione di controllo delle Arpa.
Lo studio del Politecnico di Milano, realizzato per conto di Assotelecomunicazioni, ha stimato, in presenza degli attuali limiti, la necessità di 27.900 interventi aggiuntivi, sia in termini di reingegnerizzazione di siti esistenti, sia di siti nuovi, con un esborso
incrementale per questo motivo di circa 4 miliardi di euro a carico degli operatori radiomobili.
Nessuna ragione tecnica o economica può giustificare un rischio di salute per la popolazione e la biodiversità. Innalzare il limite portandolo a 61 V/m, significa ignorare le ragioni sanitarie che dimostrano la presenza di effetti biologici non termici, anche molto gravi, fino a forme tumorali, causati dalle frequenze già in uso. Evidenze che fotografa anche l’ultima ricerca Health impact of 5G dell’Istituto Ramazzini pubblicata dal Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo.
Per questo chiediamo con forza alla Commissione Industria del Senato e ai parlamentari tutti di dare voce alla ricerca e alla scienza, e non alle ragioni del potere economico, mettendo al primo posto la salute dei cittadini.