Skip to main content

Si è svolta giovedì 30 giugno 2022, presso il Dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia – Unitus,la conferenza stampa Acqua Bene Essenziale.

Nell’ambito dell’incontro sono state presentate sette proposte del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre per affrontare l’emergenza idrica territoriale e per tutelare, conservare e recuperare in salubrità, qualità e quantità le acque.

I lavori sono stati aperti dal saluto del professor Danilo Monarca direttore del Dipartimento DAFNE della Università degli Studi della Tuscia- Unitus, sono poi seguiti gli interventi di Famiano Crucianelli – presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, del prof. Roberto Mancinelli – professore  del Dipartimento Dafne- Unitus e  presidente  del comitato scientifico del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, della dott.ssa Antonella Litta- referente  dell’Associazione  medici per l’ambiente- ISDE, del professor Giuseppe Nascetti – emerito di Ecologia presso il Dipartimento DEB- Unitus e di Roberta Lombardi -assessora  alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale della Regione Lazio-.

La dottoressa  Antonella Litta, referente dell’Associazione medici per l’ambiente-ISDE,  ha presentato la relazione sul tema: “ Siccità: la grande sete nel territorio dell’Alto Lazio. La vicenda del lago di Vico ovvero come avere a disposizione una preziosissima riserva idrica senza poterla utilizzare per dissetare in sicurezza le popolazioni”.

 

Una necessaria premessa

L’acqua pulita e salubre è una condizione fondamentale per la salute.

La crisi climatica sta diminuendo la disponibilità di acqua e nel mondo oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e questo compromette fortemente il loro stato di salute in termini di malattia e morte e segna in modo violento e autoritario i rapporti sociali ed economici. La sempre minore disponibilità di acqua dolce produce infatti conflitti, come per l’accaparramento di altre risorse: gas, petrolio, metalli pregiati e rari, territori.

La Costituzione, l’ambiente e le future generazioni

La Costituzione italiana  che recita  all’ Articolo 9“ La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 3334].Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali” e  all’Articolo 41 : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali [cfr. art. 43 ]”, richiama alla tutela dell’ambiente e quindi alla tutela delle risorse idriche anche nell’interesse delle future generazioni. Non è solo un dovere etico e di civile convivenza nei confronti delle attuali e future generazioni ma anche un obbligo di legge inscritto ora ancor più esplicitamente nella Carta Costituzionale.

La rete acquedottistica italiana e nella provincia di Viterbo

La rete di acquedotti italiani si estende per circa 425 mila chilometri, che diventano 500 mila se si considerano anche i vari allacciamenti, e la sua costruzione è piuttosto obsoleta. Il 60% della rete è stato infatti posizionato oltre trent’anni fa, e il 25% oltre mezzo secolo fa.

Abbiamo dunque una rete acquedottistica molto vecchia, per svariati tratti ancora in cemento-amianto, che fa letteralmente acqua da tutte le parti contribuendo alla perdita di circa il 30-40 % delle acque captate.

Le perdite stimate sono al Nord il 26%, al Centro il 46% e al Sud il 45%.

La provincia di Viterbo perde in media il 47.4% dell’acqua immessa in rete. Sarebbe stato bene quindi investire le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR

anche per dotare i territori italiani di un nuovo e diffuso sistema di reti, acquedotti e apparati di potabilizzazione anche con nuove tecniche di trattamento delle acque reflue e recupero delle acque piovane così da assicurare tutela e risparmio di questo prezioso elemento di vita.

Si potrebbe tentare ancora di investire risorse sempre del PNRR per la messa in sicurezza del territorio e contrastare il diffuso dissesto idrogeologico come anche e soprattutto nel comparto agricolo con il miglioramento delle attuali tecnologie e l’introduzione di nuove finalizzate al risparmio e al recupero idrico.

Le principali risorse idriche lacustri dell’Alto Lazio

Il lago di Bracciano, Bolsena e Vico presentano da anni condizioni di criticità per diverse situazioni che meriterebbero un’attenzione maggiore e concreti e costanti interventi di tutela e bonifica nell’interesse di tutte le comunità.

Si va dall’eccessiva captazione -anche a servizio della città di Roma-, come per il lago di Bracciano, fino ai fenomeni di inquinamento causati dell’inefficienza di sistemi di depurazione e per attività antropiche circumlacuali da mettersi in relazione in particolare alle coltivazioni intensive delle nocciole come per il lago di Vico e come potrebbe accadere a breve anche per il lago di Bolsena.

Il lago di Vico una preziosissima riserva di acqua dolce di cui non si può disporre

E’ davvero paradossale che in tempi di siccità come quelli che stiamo vivendo e che tendono a diventare purtroppo una norma invece che essere un’eccezione come in passato, non si possa disporre delle acque del lago di Vico per il suo uso principale ovvero quello potabile.

La compromissione della qualità delle acque del lago di Vico è infatti nota da decenni e oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche – CNR, Arpa-Lazio Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre).

A questa notevole mole di studi e documenti si sono aggiunti anche la Deliberazione della Regione Lazio del 19 maggio 2020  n.276, i dati di pertinenza dell’Istituto superiore di Sanità- Iss, inerenti  al progetto CyanoAlert Horizon 2020  e il Report Balneazione 2021, redatto dall’Arpa Lazio.

La compromissione dell’ecosistema vicano si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, l’aumento della clorofilla e della biomassa algale ed è da attribuirsi alle massive fioriture del Cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa- capace di produrre la microcistina LR, una tossina riconosciuta come cancerogeno- e per la presenza anche di altre specie cianobatteriche. Presenze algali ormai stabili e consistenti dell’ecosistema lacustre vicano e da mettersi in relazione alle attività antropiche che si svolgono nella caldera lacustre in particolare alla monocoltura intensiva della nocciola.

Si è arrivati a questa situazione, così difficile da accettare soprattutto in questo periodo di prolungata siccità in Europa e in Italia, nonostante che già dalla fine degli anni ‘70 ci fossero stati segnalazioni, sollecitazioni, richiami e avvertimenti, anche da parte di Istituzioni competenti.

Si sarebbe dovuto già allora intervenire limitando fortemente tutte le attività antropiche che anche e solo potenzialmente avrebbero potuto arrecare danno al delicato equilibrio lacustre in particolare si sarebbe dovuto evitare le attività agricole intensive nella caldera del lago.

Segnalazioni, sollecitazioni, richiami e avvertimenti rimasti evidentemente e purtroppo inascoltati visto che da anni è impossibile accedere ad acque salubri e pulite per le popolazioni residenti, come attestato delle ordinanze sindacali tuttora vigenti per il Comune di Ronciglione e per il Comune di  Caprarola

Soluzioni globali e soluzioni locali. Il ruolo del settore agricolo

L’acqua non è una risorsa illimitata e la sua disponibilità si sta riducendo anche in Europa e in Italia dove si assiste a periodi sempre più prolungati di siccità. L’acqua dolce sulla faccia della terra è infatti circa solo il 3% del totale e dovrebbe essere protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti, del trattamento delle acque reflue e con il loro riciclo, e con concrete politiche di tutela e risanamento ambientale. In tutto il mondo circa il 70% di acqua dolce, proveniente da laghi, fiume e falde sotterranee, viene consumata dal settore agricolo. Nell’Unione europea la percentuale di consumo è di circa il 30 % ma essa può raggiungere l’80% in alcune aree del sud dell’Europa che hanno un sistema economico fortemente incentrato sull’agricoltura.

Nei paesi del terzo mondo, con già grave penuria di acqua, addirittura il 90% dell’acqua disponibile viene impiegato nelle coltivazioni e negli allevamenti rendendo ancora più drammatico l’approvvigionamento di acqua ad uso potabile per le popolazioni.

Da sottolineare anche il fatto che le coltivazioni agricole intensive consumano elevati quantitativi di acqua, come nel caso del nocciolo, anche a causa di sistemi di irrigazione continua, in assenza di tecnologie più moderne come l’irrigazione a goccia, di impianti di recupero delle acque piovane e di riutilizzo dopo trattamento.

In particolare per il  lago di Vico e  le aree intorno al lago di Bolsena c’è necessità di una agricoltura che non contribuisca ai cambiamenti climatici come fanno invece in modo rilevante l’agricoltura intensiva e le monocolture, un’agricoltura quindi che non inquini l’aria, l’acqua e il cibo; una agricoltura che sappia riappropriarsi delle conoscenze e dei saperi acquisiti nel corso dei millenni di storia umana, ricominciando a produrre rispettando i naturali cicli della terra e insieme la dignità del lavoro, tutelando così l’ambiente e la salute di tutti a cominciare proprio da quella degli agricoltori e delle loro famiglie.

Per i residenti di Caprarola e Ronciglione

L’Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo, oltre a ribadire il rammarico per avere a disposizione una preziosissima riserva idrica senza che possa essere utilizzata come acqua potabile,  è costretta  a ribadire ancora una volta la necessità di interventi urgenti che prevedano l’abbandono immediato della captazione delle acque dal lago di Vico e il rifornimento di acqua potabile per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi.