I danni per l’infestazione da cavallette negli ultimi 5 anni, in Sardegna non ha insegnato nulla. Non è chiaro ai legislatori e agli organi di controllo che l’uso degli insetticidi come la Deltametrina, implica alti costi ambientali, sanitari ed economici. La pericolosità biologica e sanitaria del prodotto, anche per il genere umano, è documentata da numerosi studi scientifici, a partire dal Sud Africa dove la Deltametrina è stata usata contro il vettore della malaria.
Già la casistica sui disturbi respiratori e dello sviluppo cognitivo in età pediatrica, dovrebbe bandire la scelta chimica per contrastare l’infestazione da cavallette. L’insetticida a largo spettro d’azione agisce su numerosi insetti anche utili come le api. Altera l’ecosistema ed è possibile la comparsa di resistenza, quindi di inefficacia. La storia sull’uso della chimica in agricoltura è costellata da numerosi esempi di sostanze tossiche, bandite solamente di fronte agli esiti drammatici sulla salute umana. Il Ddt e gli erbicidi ne sono esempio.
Per tali ragioni alla prevedibilità della recrudescenza dell’infestazione da cavallette, si risponde con la prevenzione e non con l’attesa che ogni anno il rito si rinnovi, per poi sferrare l’attacco chimico, come impone il Decreto Martina del 2018, assai contrastato dal mondo medico. Un decreto che senza il consenso della scienza, in nome dell’emergenza e del contenimento della diffusione di certi organismi, rende obbligatorio l’uso di insetticidi banditi in altri Paesi. L’UE vieta l’uso di pesticidi, benché consenta la produzione per uso export in 85 Paesi poveri, con danni per quei Paesi e per gli stessi Paesi europei che importano gli alimenti contaminati.
L’uso della Deltametrina, preoccupa anche per la sicurezza alimentare. I controlli inesistenti o sporadici in Italia (denuncia Ispra) ledono i principi di prevenzione e di precauzione. Preoccupa che in rari controlli alimentari si sia evidenziata la presenza di diversi insetticidi. La Deltametrina è una polvere inodore e incolore di cui si sconsiglia la dispersione nell’aria, eppure in Sardegna è previsto l’impiego sperimentale per via aerea (droni), con il concorso delle ditte produttrici e l’autorizzazione del Ministero, che incautamente ne consente l’uso e addirittura la dispersione con mezzi aerei.
Le conseguenze ambientali ed economiche con un attacco chimico così massivo, potrebbe avere effetti disastrosi e irreversibili in aree dell’Isola già in sofferenza per inquinamento ambientale, impoverimento del suolo e desertificazione.
Ancora una volta in Sardegna non si rispettano i tempi e la programmazione per il contenimento dell’infestazione senza ricorrere alla chimica. Non si affronta il problema del crescente abbandono del territorio. Mancano gli interventi naturali (agronomici, meccanici e biologici) adottati con successo in altre realtà.
Claudia Zuncheddu (medico ISDE Sardegna)