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Segnaliamo un interessante articolo pubblicato su Corriere salute nel quale emerge l’allarme degli oncologi per i livelli di smog, presentando nuovi dati sul legame fra inquinamento e cancro, non solo ai polmoni, ma anche alla mammella.


I casi di cancro in Europa sono in aumento e tra i responsabili c’è anche lo smog. Nuovi dati sul legame tra tumori e inquinanti atmosferici verranno presentati durante il congresso annuale della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo, European Society for Medical Oncology), organizzato a Madrid dal 20 al 24 ottobre, dal quale gli esperti tornano a chiedere alle istituzioni Ue una legislazione più restrittiva per l’esposizione dei cittadini a sostanze nocive nell’aria. «Dal convegno 2022 era già arrivato un richiamo molto forte da parte di Esmo in seguito agli esiti di uno studio britannico che indicavano come l’inquinamento favorisca l’insorgenza di cancro ai polmoni soprattutto chi non ha mai fumato. Quest’anno una ricerca francese mette in luce ulteriori rischi per quello al seno» dice Jean-Yves Blay, direttore Public Policy Esmo. Nel corso del 2023 gli esperti hanno sollecitato più volte l’attenzione dell’Unione europea sulla necessità e l’urgenza d’intraprendere misure a favore dell’aria pulita, come passaggio essenziale per prevenire i tumori polmonari (ma non solo), abbassando entro il 2030 il limite annuale delle polveri sottili (particolato PM 2,5) dagli attuali 25 microgrammi per metro cubo d’aria a 5, come suggerito dalle linee guida sulla qualità dell’aria dell’Oms. 

Smog e cancro al seno

«L’esposizione all’inquinamento atmosferico, a sostanze cancerogene in ambito lavorativo, al radon e al fumo passivo sono responsabili, nel loro complesso, del 10% dei casi di cancro in Europa» sottolinea Blay.  Secondo gli esiti di uno studio francese presentato a Esmo le donne che vivono e lavoro in zone con livelli elevati di polveri sottili corrono maggiori rischi di sviluppare un tumore al seno rispetto a quelle residenti in aree meno inquinate. «I ricercatori del Cancer Center di Lione hanno confrontato i dati relativi a 2419 pazienti con cancro al seno con quelli di 2984 donne sane, negli anni fra il 1990 e il 2011 – spiega Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia Medica all’Università di Milano -. Hanno così rilevato che il pericolo di cancro al seno aumenta del 28% al crescere del PM 2,5 nelle aree urbane più inquinate rispetto a quelle rurali. Certo servono conferme, ma secondo gli autori queste piccolissime particelle inquinanti riescono a penetrare molto in profondità nei polmoni, arriva nel circolo sanguigno e da qui venir trasportate e assorbite dai tessuti mammari»  

Cinque casi di cancro su 100 dovuti al posto in cui viviamo

«Che fra i molti danni per la salute causati dallo smog ci fossero anche i tumori non è, purtroppo, una novità – ricorda Massimo Di Maio, segretario nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -: dal 2013 l’inquinamento atmosferico in generale e il particolato atmosferico (ovvero le cosiddette polveri sottili) sono catalogati fra i cancerogeni certi per gli esseri umani dalla massima autorità in materia, l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di Lione, l’agenzia dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (Oms). E sappiamo che il loro effetto è maggiore nei fumatori, che già hanno l’apparato respiratorio fortemente indebolito e danneggiato dal tabacco, ma un numero crescente di studi documenta danni (che in alcuni casi possono essere pesanti) anche nelle persone che non hanno mai toccato una sigaretta». L’inquinamento ambientale (in particolare quello atmosferico) include varie sostanze cancerogene provenienti da attività umane (traffico veicolare, industrie, riscaldamento domestico) o da sorgenti naturali (radiazioni ionizzanti, raggi ultravioletti) e si stima che in Italia sia responsabile di circa 5 casi di cancro su 100. In Paesi dove i livelli di inquinamento sono molto più alti tale quota può superare il 10%.  

Inquinamento, cancro e morti

Le statistiche globali dicono che lo smog è responsabile di oltre 250mila decessi per adenocarcinoma polmonare ogni anno nel mondo, oltre a milioni di morti per altre patologie. «L’Oms considera direttamente attribuibile agli inquinanti atmosferici un terzo delle morti premature dovute a infarti o ictus cerebrali, malattie respiratorie e tumori polmonari» spiega Di Maio, che è direttore dell’Oncologia medica 1U dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza, ospedale Molinette di Torino. Un dato preoccupante anche alla luce dell’ultimo documento Air Quality Report (febbraio 2023) a cura dell’Agenzia Europea per l’Ambiente nel quale l’Italia si conferma tra i Paesi europei più inquinati: se le stime di decessi prematuri da PM2,5 sono passate per la Germania da 58.600 del 2016 a soli 28.900 del 2020, per l’Italia, invece, si è passati da 58.600 a 52.300 morti premature. «Oltre al cancro ai polmoni, diverse ricerche hanno rilevato un nesso, ancora da confermare, anche fra aria inquinata e neoplasie di testa e collo (bocca, naso, gola), vescica, pelle e prostata – aggiunge Giuseppe Curigliano, membro del direttivo Aiom e responsabile delle linee guida Esmo -. Finora le ricerche si sono concentrate sul fatto che le sostanze inquinanti nell’aria possano provocare mutazioni del Dna che, con il passare del tempo, favoriscono l’insorgenza di un carcinoma polmonare, ma di recente è emerso anche il possibile ruolo di un meccanismo diverso: ci sono studi che documentano come l’infiammazione cronica causata dalle polveri sottili abbia un ruolo cardine».

Prevenire il tumore ai polmoni

Quello al polmone è ancora oggi il tumore più letale in Italia, l’85% dei casi è dovuto al tabacco, anche se un caso su cinque riguarda i non tabagisti. Ogni giorno in Italia circa 115 persone scoprono di avere un tumore ai polmoni, per un totale di quasi 44mila nuovi casi registrati nel 2022: è oggi la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne. Resta un temibile big killer perché più del 70% dei pazienti arriva alla diagnosi tardi, quando la malattia è già in stadio avanzato e le possibilità di guarire purtroppo sono ridotte, anche se negli ultimi anni la ricerca scientifica ha fatto importanti progressi. Il tumore, infatti, non dà segni evidenti della sua presenza agli esordi e quando lo fa è generalmente già progredita in fase metastatica. Proprio per aumentare le probabilità di arrivare a una diagnosi precoce nell’ultimo decennio, molti studi hanno valutato l’uso di controlli periodici con la Tac spirale per chi è considerato più a rischio di sviluppare un carcinoma polmonare: ovvero i forti tabagisti (attuali o ex) con un’età superiore ai 50 anni. E oggi nel nostro Paese è possibile partecipare gratuitamente al programma RISP (Rete Italiana Screening Polmonare), il primo programma di screening del tumore al polmone), avviato circa un anno fa rivolto a donne e uomini tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori attuali oppure ex tabagisti da meno di 15 anni.