Come ISDE Italia aveva già sottolineato nel proprio recente comunicato stampa del 2 novembre scorso, non esiste alcuna ragione tecnica per aumentare le soglie ambientali delle radiofrequenze/microonde per la popolazione.
Un’ulteriore conferma in tal senso arriva dal Dossier della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica del 20 novembre 2023 “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022” del 20 novembre 2023 che rimanda ad un documento del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica del 2019, nel quale a pag. 10 si legge testualmente: “…in data 30 ottobre 2019, si è tenuta presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare la prima di una serie di riunioni tecniche al fine di definire i requisiti minimi per la protezione contro i rischi per la salute derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici da tecnologia 5G tenendo conto dei progressi tecnologici attualmente in corso nel settore delle ICT. Alla riunione suddetta, alla quale hanno partecipato oltre al Ministero dello sviluppo economico e alla Fondazione Bordoni anche il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Ministero della Salute, ISPRA, e l’Istituto Superiore di Sanità, è stato affrontato il tema relativo agli attuali limiti di emissione, alle nuove linee guida dell’Arpa e alla saturazione formale dei siti. Il risultato dell’incontro è stata la condivisione, da parte delle Amministrazioni presenti, che attualmente non risulta necessario alzare gli attuali limiti di emissione (6 V /m)“.
Interessante notare che la riunione di cui sopra è avvenuta sei mesi dopo la relazione del Prof. Capone (POLIMI) davanti alla IX Commissione della Camera dei Deputati (Aprile 2019) nella quale si lamentava il fatto che, con gli attuali limiti, il 62% degli impianti sarebbe risultato non espandibile alla tecnologia 5G.
E’ chiaro che stiamo parlando di qualcosa che non trova giustificazione sul piano tecnico, ma solo su quello economico: il nodo principale, che sta a cuore agli operatori delle Telco, lo ribadiamo, è il paventato esborso (circa 4 miliardi di euro) per la realizzazione di nuove infrastrutture o l’adattamento (reingegnerizzazione) di quelle esistenti, al fine ospitare le tecnologie di nuova generazione, qualora non si addivenga all’aumento dei limiti, ignorando le conseguenze sanitarie.
Attraverso un’attenta pianificazione ed una corretta configurazione delle antenne, è possibile raggiungere gli stessi obiettivi di digitalizzazione anche con la normativa attuale; le stesse agenzie ambientali lo hanno ribadito in più occasioni [1], [2].