Un comunicato diffuso oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cita un’analisi pubblicata sulla rivista “The Lancet” secondo la quale, a livello globale, l’obesità interessa oltre un miliardo di persone di qualunque età. Questo aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, metaboliche e di cancro e rende l’obesità un problema prioritario di salute pubblica. Il comunicato OMS richiama anche la responsabilità di governi e del settore privato, “che deve essere responsabile degli impatti sulla salute dei loro prodotti”.
Un’altra analisi recentemente pubblicata su “Internal and Emergency Medicine” (IAEM), una rivista internazionale di Medicina Interna (A.Di Ciaula, P.Portincasa. Contrasting obesity: is something missing here? Intern Emerg Med 2024 Feb 27. doi: 10.1007/s11739-024-03559-x), ricorda che le indicazioni dei medici si limitano, nella maggior parte dei casi, alla dieta e all’incremento dell’attività fisica e che questo ha sino ad ora portato a risultati scadenti, a giudicare dalle evidenti e preoccupanti tendenze epidemiologiche richiamate dall’OMS. L’ultima novità è la corsa delle aziende farmaceutiche alla “pillola magica” in grado di far dimagrire. Una soluzione costosa e non esente da rischi sanitari e socio-economici, anche in termini di iniquità e disuguaglianze.
Secondo Agostino Di Ciaula, uno degli autori dell’articolo pubblicato su IAEM e presidente del Comitato Scientifico ISDE, “l’errore è continuare ad attribuire l’intera responsabilità dell’obesità ai singoli individui, ignorando completamente quello che nell’articolo è definito “obesogenic world”, un insieme di fattori ambientali in grado di generare e sostenere obesità e alterazioni del metabolismo. Il risultato è che chi ha scarsi risultati nonostante faticosi cambi dello stile di vita non ha altre speranze che le “pillole magiche” o la chirurgia bariatrica. Questo consente ai principali responsabili dell’”obesogenic world” di continuare, indisturbati, ad accumulare profitti per pochi ed a generare costi sanitari e socio-economici per tutti”.
Il prof. Piero Portincasa (Clinica Medica “A. Murri”, Università degli Studi di Bari), secondo autore dell’articolo pubblicato su IAEM, aggiunge: “la complessità dell’obesità non può essere gestita solo considerando la responsabilità delle singole persone che convivono con questa condizione, ignorando rilevanti misure di salute pubblica e di prevenzione primaria”.
La guerra contro l’obesità non può essere vinta senza misure di prevenzione primaria, in assenza di profondi cambiamenti nella produzione e nella commercializzazione di alimenti insalubri e senza una drastica riduzione del rilascio di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente. La produzione, il confezionamento e la commercializzazione di alimenti non sostenibili, l’inquinamento ambientale, interferenti endocrini ampiamente diffusi e il cambiamento climatico sono fattori causali ampiamente trascurati dagli operatori sanitari e generano insicurezza alimentare e malnutrizione. Questo, secondo ISDE, dovrebbe motivare un rapido cambio di rotta non solo nelle politiche di salute pubblica orientate a combattere il progressivo incremento di persone obese ma anche nei percorsi di formazione sanitaria, incrementando la consapevolezza sull’importanza della prevenzione primaria.