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La coalizione “Stampa libera per il clima” annunciata da Greenpeace Italia a fine maggio 2023 ha preso ufficialmente forma a luglio 2023 con l’adesione delle prime testate giornalistiche italiane che hanno scelto di impegnarsi per una corretta informazione sul clima, libera dai finanziamenti (e dai condizionamenti) delle aziende dei combustibili fossili.

Le prime dieci testate che hanno aderito all’appello di Greenpeace sono Il Fatto Quotidiano, ilfattoquotidiano.it, Altreconomia, Greenreport, La Svolta, Nextville, QualEnergia, Radar Magazine, TeleAmbiente e Valori. I direttori e le direttrici delle testate firmatarie si sono formalmente impegnati a «offrire un’informazione libera, completa, onesta e trasparente, senza omettere le responsabilità dell’industria dei combustibili fossili e l’inazione della politica, né la disponibilità di soluzioni per una rapida transizione verso le fonti rinnovabili». Le testate firmatarie si sono inoltre impegnate a rifiutare ogni forma di finanziamento dell’industria dei combustibili fossili, principale responsabile della crisi climatica che stiamo vivendo.

Come dimostrato dai risultati del monitoraggio commissionato da Greenpeace Italia all’Osservatorio di Pavia, sui media italiani la crisi climatica continua inoltre ad avere scarsa visibilità, mentre aumentano le pubblicità delle aziende inquinanti che ne sono maggiormente responsabili.

«Questa iniziativa si ispira a un analogo impegno preso alcuni anni fa dal quotidiano inglese The Guardian, tra i più letti e influenti del mondo, diventato un punto di riferimento per l’informazione sul clima», ha spiegato Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia.

Per entrare a far parte della coalizione “Stampa libera per il clima” occorre rispettare cinque criteri:

  1. Copertura mediatica: dedicare la massima attenzione alla crisi climatica, dandole lo spazio che merita un’emergenza a cui occorre reagire con urgenza.
  2. Cause e responsabili: menzionare i combustibili fossili in almeno metà degli articoli o dei servizi in cui si parla delle cause della crisi climatica, senza omettere le gravi responsabilità dell’industria del gas e del petrolio.
  3. Voce delle aziende inquinanti: ridurre lo spazio offerto alle aziende inquinanti nel discorso mediatico sulla crisi climatica, la cui voce tra i soggetti che parlano del clima non deve superare quella degli esperti. Nessuno spazio deve essere più concesso ai negazionisti del riscaldamento globale.
  4. Trasparenza: rendere pubblico in modo trasparente ogni finanziamento proveniente dalle aziende dei combustibili fossili.
  5. Finanziamenti: assumere pubblicamente l’impegno, nei tempi e nei modi stabiliti dalla testata, a ridurre progressivamente o a eliminare ogni forma di finanziamento proveniente dall’industria dei combustibili fossili, incluse le inserzioni pubblicitarie.

Francesco Romizi, come direttore responsabile di Isdenews ha sottoscritto l’impegno predisposto da Greenpeace, aderendo così alla coalizione.