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Gli studi appena pubblicati del prof. Persico, docente di Cambiamenti Climatici Globali presso l’Università di Parma, mostrano effetti drammatici sulla golena di Po dovuti al Climate Change: riduzione della portata media del fiume di 180 m3/sec in trent’anni (-15%), aumento della temperatura dell’aria di 1,2 °C (velocità doppia rispetto alla media globale) e dell’acqua di 3,8°C in 30 anni, ingresso di specie alloctone, abbassamento dell’alveo di magra di 2 metri,  “pensilizzazione” della golena fluviale e relativa drastica perdita di lanche e ambienti umidi ([1]).

Come noto, la Golena viene intensamente attualmente sfruttata a pioppeto e altre coltivazioni intensive.

Nei boschi naturali e seminaturali di Golena, in cui regna il “disordine antropico” di essenze diverse (comprese le alloctone), si apprezza la varietà di specie di insetti, molluschi, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, mentre il pioppeto, con disposizione geometrica degli alberi e “pulizia” del terreno, è quasi del tutto privo di altre essenze vegetali e animali. Alternando aree “naturali” e pioppeti si ha un incremento di biodiversità anche nell’area a pioppeto. Insomma, alternare distese disordinate a colture ordinate può garantire sostenibilità senza impoverire nessuno ([2]).

Con queste premesse, abbiamo accolto con favore il progetto di “Rinaturazione dell’area del Po”, inserito nel PNRR e finanziato con ben 357 milioni di euro. Un importante investimento finalizzato al ripristino dei processi naturali nel tratto medio padano che interessa numerosi Siti Natura 2000, la Riserva MAB UNESCO “Po Grande” ([3]e 7 aree nel Delta del Po: riforestazione con specie spontanee locali, recupero di biodiversità, interventi di riattivazione e riapertura di lanche e zone umide, riduzione dell’artificialità dell’alveo mediante abbassamento dei pennelli. Nel Programma d’Azione (2022) dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (AdB Po) sono previste 56 aree di intervento entro il 2026, di cui un primo stralcio di 5 ambiti (3 nel tratto medio tra Cremona, Mantova e Parma) è in corso. I restanti interventi sono a rischio per l’aumento dei costi che ha reso insufficienti le risorse stanziate. 

Ogni intervento distingue lavori di modifica di opere idrauliche e scavi (Linea M – Morfologici) e lavori di carattere forestale (Linea R –Rinaturazione: forestazione e gestione delle infestanti). 

L’intero progetto, pienamente in sintonia con il recupero degli ecosistemi degradati (che in Europa sono ormai l’85%), rischia di subire un radicale ridimensionamento nella parte di riforestazione, dopo il suo “congelatamento” su pressione delle associazioni degli agricoltori e dei pioppicoltori che operano in Golena, timorosi di una riduzione della durata delle concessioni e dei danni economici alla filiera del legno, nonostante la limitata estensione degli interventi. La parte idraulica (morfologica) invece dovrebbe proseguire. 

Sconta l’opposizione di alcune forze politiche locali che definiscono “folle” il piano di rinaturazione del Po, plaudono alla perdita di questo importante finanziamento europeo e auspicano la bacinizzazione del Po, che sarebbe un’opera che va in senso decisamente contrario perché distruttiva dell’ecosistema del Grande Fiume (nuove attività di escavazione e pennelli per rendere il Po navigabile per le grandi navi merci da Cremona al mare per circa 280 chilometri).

Per i 3 ambiti che interessano la Regione Lombardia “sono stati congelati quasi tutti gli interventi di forestazione previsti dal PdA, per i quali AIPo… procederà alla definizione nei prossimi mesi….lasciando ad una seconda fase gli aspetti specifici legati alla rinaturazione” ([4]).

In particolare, sono state ridotte le aree interessate agli interventi e quindi gli impatti sulle coltivazioni di pioppo. Di conseguenza, saranno minori rispetto alla prima elaborazione anche espropri e revoche di concessioni” (comunicato AIPo). “Abbiamo ascoltato attentamente le richieste provenienti dal settore agricolo e della pioppicultura e, grazie ad un dialogo costruttivo con gli enti locali e le associazioni di categoria, abbiamo apportato le modifiche necessarie. La Cabina di Regia ha riconosciuto l’importanza di queste variazioni nel mitigare gli effetti sulla componente agricola” ([5])

I pioppicoltori si sono quindi duramente opposti al progetto originario e ne hanno ottenuto la revisione anche se il suo impatto riguarda solo lo 0,02% della pioppicoltura italiana e, se sarà completato, al massimo l’1,5%”([6]). E questo nonostante buona parte dei pioppeti si trovi su terreni demaniali, cioè pubblici, con canoni di affitto molto bassi. 

Inoltre, i pioppicoltori si lamentano perché la minore artificialità dell’alveo favorirà allagamenti più frequenti nei pioppeti.

Queste posizioni antiscientifiche a difesa di interessi economici sono le stesse che, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo 2024, hanno indotto il Governo Meloni, insieme al governo ungherese, a votare contro la “Nature restoration law”, rinviandone il voto conclusivo sul regolamento dal 25 marzo, durante la riunione del Consiglio europeo ambiente, a “data da destinarsi”.

La legge, che impone il ripristino del 20% degli habitat terrestri e marittimi in Europa entro il 2030, si trova ora ad affrontare un futuro incerto rispetto all’impegno dichiarato dell’Europa per la conservazione della biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici ([7]).

nella foto, l’effetto dell’abbassamento dei pennelli

Angelo Angiolini – ISDE Cremona – dottangeloangiolini@gmail.com


[1] D. Persico. Terramara. Il cambiamento climatico in pianura padana. Ed. Delmiglio, 2023

[2] https://www.facebook.com/share/p/rdDSmaqnEUTuTYb9/

[3] https:// www.pogrande.it/la-riserva-pogrande/

[4] G.L.Comazzi, Assessore al Territorio e Sistemi verdi, Regione Lombardia, e Presidente del Comitato di Indirizzo AIPo, Risposta a interrogazione ITR 2271

[5] https://www.oglioponews.it/2024/01/12/rinaturazione-del-po-progetto-approvato-tutelati-i-pioppicoltori/

[6] M, F. Piva – La rinaturazione del Po e lo scandalo dei pioppeti. Il Giornale del Po – 7 aprile 2024

[7] A. Siccardo. Italia e Ungheria bloccano la legge europea per il ripristino della natura. Altraeconomia, 26 marzo 2024