L’annuncio di un progetto di monitoraggio sui campi elettromagnetici a radiofrequenza (CEM-RF, in particolare 5g), commissionato dalla Regione Toscana alle sue agenzie di protezione ambientale (ARPA) e di sanità (ARS), ha suscitato un dibattito pubblico che rischia di offuscare i reali obiettivi dell’iniziativa.
Il progetto si inserisce nel quadro di monitoraggio e sorveglianza ambientale per tutelare la salute pubblica, in linea con il mandato delle agenzie competenti.
La Regione Toscana ha recentemente avviato un progetto volto al monitoraggio e alla sorveglianza dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, con particolare attenzione ai centri urbani e agli ambienti scolastici. Nonostante la natura tecnica e preventiva del progetto, alcune reazioni di parte hanno creato una polemica infondata e fuorviante.
Il progetto include attività di misurazione e modellizzazione dei campi elettromagnetici, con l’obiettivo di definire mappe di esposizione della popolazione generale e di gruppi più suscettibili. Contrariamente a quanto sostenuto da alcune voci critiche, non si tratta di uno studio di ricerca isolato, ma di un rafforzamento di attività ordinarie di monitoraggio ambientale e di sorveglianza epidemiologica, conforme ai mandati delle due agenzie coinvolte e in linea con i diritti dei cittadini ad essere informati dei rischi a cui sono sottoposti. Anche le accuse di utilizzo sbagliato di fondi pubblici le riteniamo pretestuose e sbagliate visto il finanziamento modesto richiesto, 222.720 euro, per uno studio importante da realizzare in soli due anni.
A tale riguardo, il direttore dell’ARPA Toscana ha dichiarato: “È essenziale chiarire che il nostro lavoro si basa su pratiche di monitoraggio consolidate, che rispondono a richieste quotidiane dei cittadini. L’obiettivo è garantire un ambiente sicuro e ben monitorato, con particolare attenzione agli effetti sulla salute pubblica.”
Al contrario, alcune affermazioni da parte di non esperti in materia hanno erroneamente riportato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avrebbe liquidato il rischio associato ai CEM-RF. L’OMS, infatti, continua a coordinare studi epidemiologici e sperimentali su argomenti come il cancro, i deficit cognitivi e l’elettrosensibilità, confermando che la ricerca in questo campo è tutt’altro che conclusa e attende la conclusione di tutti gli studi per esprimere una posizione conclusiva. Il Comitato Scientifico per la Salute, l’Ambiente e i Rischi Emergenti (SCHEER), consulente indipendente della Commissione Europea, ha inoltre ribadito la fondatezza di rivedere i limiti protettivi per garantire una protezione adeguata dagli effetti termici dei CEM-RF.
Una questione di trasparenza e coinvolgimento della cittadinanza
ISDE raccomanda una maggiore comunicazione pubblica e un maggiore coinvolgimento della cittadinanza, inclusi comitati e associazioni che da anni monitorano la situazione. Iniziative di questo tipo dovrebbero promuovere la citizen science, per favorire la partecipazione e la trasparenza nei processi decisionali.
ISDE Italia ha ribadito la necessità di adottare il principio di precauzione in settori dove le conoscenze scientifiche sono ancora in fase di sviluppo, sottolineando l’importanza della sorveglianza continua e della valutazione degli impatti ambientali sulla salute e della comunicazione etica che necessita della esplicitazione dell’assenza o meno di conflitti di interessi.
- Maria Grazia Petronio, referente ISDE Toscana e vicepresidente ISDE Italia
- Fabrizio Bianchi, componente comitato scientifico ISDE Italia
- Francesco Romizi, resp. Pubbliche relazioni ISDE Italia