Circa il 60% del pescato delle acque della Calabria è contaminato da Pfos (acido perfluorottansolfonico), un composto classificato come possibile cancerogeno appartenente al gruppo dei Pfas (composti poli e perfluoroalchilici, pericolosi per la salute umana). Lo rivelano i dati che Greenpeace Italia ha ricevuto da Arpa Calabria, dopo una richiesta di accesso agli atti.
Queste evidenze, spiega una nota, seppur relative a una sola molecola delle oltre 10mila appartenenti al gruppo dei Pfas, indicano una contaminazione fuori controllo che espone i consumatori a queste pericolose sostanze.
Le indagini effettuate da Arpa Calabria tra il 2021 e il 2023 evidenziano notevoli livelli di contaminazione di Pfos in triglie, naselli e cicale di mare prelevati lungo la costa ionica e tirrenica. Alcune cicale di mare superavano il limite di 3 microgrammi per chilogrammo considerato sicuro per il consumo umano previsto dal Regolamento europeo 2022/2388.
Per Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia, «i monitoraggi sul pescato dimostrano che i Pfas arrivano sulle nostre tavola. Pur trattandosi di dati parziali e limitati a una sola delle oltre 10mila molecole appartenenti al gruppo dei Pfas, il quadro che emerge è grave e potenzialmente espone a rischio migliaia di persone. Questi risultati confermano l’urgenza di vietare l’uso e la produzione dei Pfas».
fonte: Gazzetta del Sud