di Paolo Lauriola (ISDE Italia)
I risultati della 7° Conferenza Ministeriale su Ambiente e Salute sono stati presentati sulla stampa nazionale ed anche sul sito ISDE-Italia. Il direttore regionale dell’OMS per l’Europa Hans Henri P. Kluge, ha parlato di un risultato “storico”. Questa affermazione deve essere valutata nel contesto in cui si è svolta la Conferenza, a Budapest, e nel contesto europeo e mondiale.
Pochi giorni prima della conferenza, vi era una grande preoccupazione che, malgrado gli sforzi, non si sarebbe riusciti a concordare una dichiarazione comune. Per quello che si poteva vedere e sentire durante la conferenza, era palpabile che si era di fronte ad un momento di “rottura” legato al conflitto tra Ucraina e Russia. L’intervento di una rappresentante ucraina di una ONG (EcoForum) aveva rappresentato la drammatica situazione di Zaporižžja e aveva creato una fortissima partecipazione nei rappresentanti dei 45 paesi (ad eccezione della Russia) europei e dell’Asia centrale, che fanno parte della Regione Europea dell’OMS. Anche l’intervento dell’Ucraina era stato seguito da applausi prolungati. Al contrario l’intervento dei rappresentanti della Russia era stato accompagnato da un assordante silenzio. Il giorno dopo con le dichiarazioni finali si è assistito ad uno confronto diretto tra la rappresentanza Ucraina e quella Russa che dichiarava il suo rifiuto di aderire alla risoluzione finale.
A fronte di questa situazione, grazie anche all’organizzazione Ungherese, era altrettanto evidente l’impegno che tutti avvertivano e che doveva essere portato avanti. Gli scienziati, gli esperti, la società civile si rendeva conto che questa occasione non doveva essere persa. Uno spazio molto significativo è stato dato ai giovani. Il Dott. Kluge al momento dei ringraziamenti si è rivolto “solo” alle donne che hanno gestito e portato a termine la Conferenza.
Gli interventi che si sono succeduti hanno tutti puntato alla necessità di agire tutti e subito. Molto forte l’intervento di Maria Neira, Direttrice del Dipartimento dell’OMS A/S di Ginevra, che affermava con una grande forza, che i risultati dei tanti sforzi fatti sino ad ora si sono rivelati largamente insufficienti. E concludeva dicendo che questo non poteva più essere permesso, né a livello individuale né a livello di comunità (scientifica, civile, politica).
Dal mio modestissimo punto di vista credo che tutto questo debba essere considerato nel contesto globale in cui ci troviamo. Due aspetti a mio avviso devono essere valutati, il primo è che gli effetti congiunti delle tre crisi Climatica-Inquinamento-Perdita di Biodiversità è arrivata a livelli insostenibili, il secondo è che mi pare che non si possa nonaccettare che ci stiamo muovendo verso un nuovo equilibrio (assetto) mondiale. Si ricordi che i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), diversissimi tra loro, in effetti sono uniti dal desiderio (necessità) di contare di più rispetto all’Europa e agli Stati Uniti. Ugualmente lo sono i paesi a basso e medio reddito (LMICs), stretti tra difficoltà sociali, politiche, economiche e i debiti verso i paesi che si autodefiniscono “sviluppati” (HICs). Proviamo ad immaginare un richiedente asilo somalo o un siriano, o un palestinese o un afgano che ha visto accogliere milioni di rifugiati ucraini da tutti paesi europei. Anche loro fuggivano da guerre ed ingiustizie, ma sono stati rifiutati come attentatori alla “nostra etnia”. Che giudizio possono aver maturato nei confronti dei paesi europei? E noi europei vogliamo ostacolare o assecondare questo nuovo equilibrio mondiale? In che modo?
In breve credo che il tema ambiente e salute non deve essere affrontato come a sé stante, seppure globale e onnicomprensivo, ma deve essere visto come uno “strumento” per superare quelle ingiustizie che sono alla base di questa domanda di nuovo assetto politico/sociale/culturale. Occorre quindi impegnarsi anche e soprattutto sul piano politico e culturale per evitare che quelle stridenti contraddizioni che hanno determinato le difficoltà della 7° Conferenza Ministeriale, si ripercuotano inevitabilmente sullo stato della salute di tutti noi (LMICs e HICs), dei nostri figli e nipoti e dell’ambiente.
Il compito di ISDE quindi è di lavorare in questa prospettiva utilizzando al meglio lo “strumento” che gli è più proprio, e cioè la prevenzione e promozione dell’Ambiente e della Salute.