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Il 30 agosto a Cagliari, all’imponente manifestazione, indetta dai comitati sardi, per la difesa dei territori dall’aggressione smisurata di impianti eolici e fotovoltaici, Isde Sardegna era in prima fila. Il danno ai territori e all’ambiente, così sistemico e non delimitabile neppure come i famigerati SIN, riporta la nostra memoria ad un evento simile di metà 800. Era il secolo della deforestazione dell’Isola. Sotto i Savoia gli oltre 500.000 ettari di foreste, si ridussero a meno di 100.000 ettari.

Il legname servì per costruire le traversine per le ferrovie della penisola e dell’Europa. Con il mutamento della vocazione boschiva dovuta al cambio d’uso delle terre, cambiò drasticamente l’ambiente e la stessa ecologia. Si accompagnarono trasformazioni sociali, cambiamenti climatici e iniziò ad avanzare la desertificazione che ancora oggi contraddistingue la Sardegna dalla verdeggiante e boscosa Corsica, l’isola gemella per il profilo ambientale e naturalistico.

Oggi gli interessi della speculazione sulle fonti rinnovabili su vasta scala, sono tutelati da decreti ministeriali ignorando ancora una volta la vocazione e gli interessi dei territori. Concretizzare in Sardegna l’attuazione della transizione energetica richiede una politica in grado di valorizzare e supportare le iniziative delle comunità e dei cittadini autoproduttori, favorendo lo sviluppo di un ecosistema dell’innovazione rispettoso delle comunità locali. 

In tempi di grande confusione per le nostre comunità, cresce la richiesta del sostegno di ISDE. Sono comitati e spesso amministrazioni locali. E’ nostro primario compito far presente che non si può parlare di energia, sia fossile che rinnovabile, senza considerare salute dell’ambiente e di chi vi dimora.

Qualsiasi intervento che alteri gli equilibri della natura, richiede al nostro sistema biologico un adattamento che non sempre è possibile senza che esso si ammali.

Il problema dell’inquinamento ambientale da abuso e da cattiva gestione delle fonti rinnovabili deve essere affrontato in sedi pubbliche, anche per sfatare la convinzione, nell’immaginario collettivo, dell’innocuità degli impianti da FER.

In questa confusione, spesso colpevolmente alimentata, chi si oppone allo sfruttamento spregiudicato e alla rapina di queste risorse viene marchiato come oppositore delle fonti rinnovabili, quindi un oscurantista.

La contraddizione di fondo sta nell’imposizione, a colpi di DM, di un’iperproduzione di energia in  Sardegna, benché di impossibile esportazione totale per la stessa incapacità dei cavi previsti. E’ palese che tutte le operazioni che implicano la devastazione dei territori, del paesaggio e dell’ambiente, abbiano il fine di agevolare la speculazione su infrastrutture mastodontiche e impianti diffusi di FER.

Tutto il sistema energetico, a partire dalle fonti fossili, che si intende preservare e persino incentivare con il gas metano, hanno un unico fine: l’accaparramento dei finanziamenti pubblici e dei fondi PNRR per la transizione ecologica.

In questo scenario la questione della salute ambientale volutamente ignorata, sollecita le nostre coscienze e l’attenzione delle nostre competenze scientifiche.

Anche per questa ragione ISDE Sardegna è una parte integrante a supporto della protesta in corso contro il metodo che si presta alle speculazioni in ambito energetico. La nostra competenza ci impone, non da oggi, di portare le nostre informazioni scientifiche all’attenzione delle comunità e ahimè di un mondo politico purtroppo sempre più miope. E’ nostro obiettivo, anche se difficile, indurre la politica a riconoscere la Salute come un bene e un valore non barattabile con nessuna fonte di profitto.

Riflettendo sulla giornata del 30 Agosto 2024, sui nostri interventi rivolti a migliaia di persone, sulla nostra missione di medici per l’ambiente, è inevitabile chiederci cos’altro possiamo fare per sostenere questa battaglia.

Claudia Zuncheddu

Domenico Scanu