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Lo sviluppo tecnico-scientifico non può procedere senza un’adeguata verifica dei possibili rischi e delle minacce correlate. Sul 5G queste verifiche sono carenti, se non del tutto assenti, non essendoci ad oggi certezze in merito alla non pericolosità di questa tecnologia e trovando, al contrario, diverse criticità sulle conseguenze per la salute umana e l’ecosistema. Alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, nel rispetto del principio di prevenzione, di precauzione e del principio OMS “Health in all policies”, migliaia di cittadini, medici, associazioni e amministratori locali hanno chiesto una moratoria per l’esecuzione delle “sperimentazioni 5G” su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario e non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate, prive di conflitti d’interessi e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei pericoli derivabili da un’irradiazione permanente.

Migliaia di studi peer-reviewed mostrano una vasta gamma di danni al Dna statisticamente significativi, tumori cerebrali e cardiaci, infertilità e così tanti altri disturbi. Ben 224 medici, scienziati e ricercatori di 40 nazioni hanno firmato un appello all’Unione Europea, mentre oltre 150.000 sono le adesioni provenienti da 203 diversi paesi al mondo rivolte all’Organizzazione Mondiale della Sanità e alle Nazioni Unite per proteggere la salute pubblica dalle radiazioni wireless multiple e cumulative. Recenti studi pubblicati dal Centro per ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini hanno infatti evidenziato un aumentato rischio correlati alle radiofrequenze, sia per i tumori alla testa che per gli schwannomi. Risultati in linea con il National Toxological Program l’ente pubblico americano che, a seguito di uno studio costato oltre 25 milioni di dollari d’investimento, ha stabilito una “chiara evidenza” della correlazione tra alta esposizione alle radiofrequenze e l’insorgenza di tumori del cuore (tumori delle cellule di Schwann come per il Ramazzini). Questi e altri studi hanno portato l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ad indicare come prioritaria una revisione della cancerogenesi delle radiofrequenze onde non ionizzanti attualmente in Classe 2B, possibili agenti cancerogeni.

Al convegno, dal punto di vista epidemiologico, relazionerà il medico francese Annie J. Sasco, 22 anni di lavoro alla IARC di cui 9 anni come capogruppo e poi capo unità di epidemiologia per la prevenzione del cancro. Ma ai rischi di tipo oncologico se ne aggiungono molti altri di ordine non-oncologico. Secondo Olle Johansson, altro relatore del convegno e neuroscienziato svedese già del Royal Institute of Technology e del Karolinska Institute (che assegna il premio Nobel per la fisiologia e la medicina), la prova del danno biologico causato dai campi elettromagnetici «è schiacciante», visto poi anche lo scandalo phonegate dei cellulari fuori legge di cui si occuperà il medico francese Marc Arazi e le evidenze denunciate dai medici per l’ambiente di ISDE Italia rappresentati dal medico oncologo Patrizia Gentilini.

Alla luce di tutto ciò, amministrazioni e governi di tutto il mondo si stanno muovendo per proteggere i propri cittadini da questa minaccia mascherata da progresso. Anche in Italia più di 40.000 firme di cittadini sono state raccolte e indirizzate al Governo dall’Alleanza Italiana Stop5G, rappresentata nell’incontro internazionale dal portavoce Maurizio Martucci, e in 62 diversi Comuni sono stati approvati atti per la moratoria, la prevenzione e la precauzione. Posizione che, nel convegno, sarà evidenziata da Franca Biglio, presidente dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia che raggruppa sindaci di centri sotto i 5.000 e i 15.000 abitanti.

Ignorare il pericolo che si sta facendo correre alla popolazione costringendola all’esposizione continuativa e persistente di irradiazioni di ubiquitari campi elettromagnetici è infatti un gravissimo attentato alla salute pubblica, un tema – alla luce anche di recenti pronunciamenti nelle aule di tribunale – con risvolti legali che saranno toccati dall’Avv. Stefano Bertone.

Di tutto ciò si parlerà durante il convegno internazionale dal titolo “Moratoria nazionale, 5G tra rischi per la salute e principio di precauzione”, un’occasione per approfondire e conoscere modalità e procedure che amministrazioni locali stanno attuando per bloccare in Italia la sperimentazione 5G già in atto e tutelare così la salute dei cittadini.

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DI SEGUITO L’INTERA REGISTRAZIONE DEL CONVEGNO

 

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