Il Rapporto tecnico del JRC (Joint Research Centre) per conto della Commissione europea pubblicato nell’Agosto 2022, su tema della siccità afferma: “quasi due terzi dell’Europa è minacciata dalla siccità, “la peggiore da almeno 500 anni”.
Il calore estremo e la ridotta umidità del suolo aumentano il rischio di incendi boschivi.
Finora quest’anno, si è raggiunto un record di 700.000 ettari bruciati da incendi boschivi nella UE.
Un terzo del Pakistan è allagato. Le temperature globali estreme hanno innescato il rapido scioglimento dei ghiacciai himalayani e le conseguenti inondazioni hanno causato lo sfollamento di 32 milioni di pakistani, che hanno urgente bisogno di riparo, cibo e medicine.
Questi impatti climatici appaiono sullo sfondo di una più ampia crisi della biodiversità, causata da uno sfruttamento eccessivo, dal degrado degli ecosistemi, dall’inquinamento e sempre più compromessa dai cambiamenti climatici. Dal suolo agli habitat marini, molti ecosistemi sono a rischio e molte specie sono minacciate di estinzione.
Il degrado ambientale ha un impatto sulla nostra salute e sul nostro benessere, nonché sulla nostra capacità di far fronte ai cambiamenti climatici.
Secondo il rapporto Lancet Countdown presentato il 26 ottobre 2022, limitandosi solo la mortalità negli ultra-65enni a causa delle ondate di calore, essa è aumentata nel periodo 2017-21 del 68% rispetto al 2000-04. Più in generale si aggiungano gli effetti dovuti agli eventi estremi (incendi, inondazioni, siccità), malattie infettive e gli effetti indiretti (disponibilità di cibo, perdite economiche etc).
Non sono previsioni, ma descrizioni di fatti già accaduti o in atto!
Il 28 Febbraio 2022 l‘IPCC e cioè l’Intergovernmental Panel on Climate Change, premio Nobel 2007, istituito dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) nel 1988 per fornire ai leader politici valutazioni scientifiche periodiche sui cambiamenti climatici, nel suo rapporto afferma in calce che: “le prove scientifiche sono inequivocabili: qualsiasi ulteriore ritardo nell’azione globale concertata rischia di non garantire un futuro vivibile per l’umanità.”
Tra il 2020 e il 2100 sono previsti 83 milioni di decessi cumulativi legati (solo) alla temperatura eccessiva. Molte altre morti deriveranno dagli impatti indiretti dell’aumento della temperatura
In questo contesto dal 6 al 18 novembre Sharm El Sheikh, in Egitto, sarà la sede della Cop27 (Conferenza delle parti), l’annuale conferenza delle Nazioni Unite sul clima. In preparazione di questo evento sono state organizzate diverse iniziative internazionali volte a sensibilizzare i cittadini e il mondo politico a sostegno dell’ambiente.
Molto importante è stata l’iniziativa coordinata da Global Climate and Health Alliance (GCHA) che insieme ad oltre trenta altre organizzazioni in tutto il mondo, propongono alcune raccomandazioni specifiche, contenute in questo documento, che riguardano le perdite, i danni, l’adattamento, la mitigazione e il finanziamento per far fronte alla Crisi Climatica.
A tale iniziativa ha collaborato ISDE Int’l con il Dott. Paolo Lauriola componente della Giunta Esecutiva di ISDE-Italia e coordinatore della Rete Italiana Medici Sentinella per l’Ambiente (RIMSA), che parteciperà alla COP27 in rappresentanza di ISDE.
L’assunto preliminare di questo documento è che le popolazioni sane, grazie all’impegno per la mitigazione e adattamento in tutti i settori, sono necessarie sia per la produttività economica che per la resilienza climatica generale, essendo più propensi a resistere e riprendersi dagli shock climatici. Questo può essere inteso come “resilienza sanitaria”. La salute è quindi sia un prerequisito che un indicatore critico dell’azione per il clima.
Al riguardo il documento sottolinea che oltre ai dati su decessi, ricoveri di emergenza e ricoveri, è importante considerare i dati delle cure primarie e gli impatti sulla comunità che non richiedono necessariamente il ricovero perché danno un quadro molto più vicino delle reali sofferenze della gente. Si ricordi che circa l’80% delle risposte alla domanda di prestazioni sanitarie viene “erogata” dalle cure primarie.
Un aspetto che viene fortemente e diffusamente sottolineato in questo documento è l’impatto ambientale dovuto al settore sanitario (includendo, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, ospedali, cliniche, centri sanitari comunitari, strutture di assistenza sociale e trasporto in ambulanza). Esso infatti è uno dei tre settori ritenuti prioritari per l’adattamento al cambiamento climatico, insieme alla indispensabile tutela dell’acqua e alle criticità/essenzialità dell’ agricoltura. Il settore sanitario contribuisce per il 4-5% alle emissioni globali.
Su questi temi ISDE e FNOMCeO sono da tempo impegnati e sosterranno tutte le iniziative possibili perché in Egitto si raggiunga un risultato che consideri come essenziale la tutela della salute dalla minaccia della crisi climatica.