Articolo pubblicato sul periodico online La svolta.
Doctors for Future è il nome della campagna promossa dall’associazione Chi si cura di te? e da Associazione Medici per l’ambiente Isde, formata da giovani medici, specializzandi, corsisti di medicina generale e camici grigi: “Siamo convinti che ciascuno di noi debba fare la propria parte nella lotta per la giustizia climatica, per un mondo in cui la salute delle persone e del pianeta siano la priorità. Le nostre attività si svolgono su diversi fronti. Proponiamo iniziative di divulgazione sulle tematiche legate alla crisi eco-climatica, in particolar modo quelle della salute e delle ingiustizie sociali. Svolgiamo attività di formazione nelle scuole e nelle università per informare le nuove generazioni. Ci adoperiamo per fornire supporto medico agli attivisti climatici durante le loro iniziative di azione climatica. Partecipiamo noi stessз a manifestazioni nelle piazze e ad altri eventi o collaborazioni sui temi della salute planetaria e della giustizia climatica”.
“Come Doctors for Future, crediamo che sia impossibile contrastare gli effetti della crisi eco-climatica se non agendo a livello sistemico sul modello di produzione. Perciò non possiamo più limitarci alle scelte e alle azioni individuali né possiamo più tollerare campagne di disinformazione e vuote promesse di un sistema economico che sacrifica il pianeta ai fini del profitto. Dobbiamo adottare, a livello di intere comunità, stili di vita sostenibili ed esigere interventi strutturali urgenti che mirino a costruire un modello di società e di sviluppo volto a salvaguardare il Pianeta e i suoi sistemi naturali. Dobbiamo pretendere che la tutela del Pianeta, presupposto imprescindibile per la salute delle persone e per la giustizia sociale, diventi priorità all’interno della società e delle economie”.
Secondo l’Oms, tra i 10 fattori ambientali a maggior rischio per la salute umana, figurano inquinamento dell’aria, metalli pesanti quali arsenico, cadmio, piombo e mercurio, diossine, pesticidi e benzene. Oltre a questi, anche idrocarburi policiclici aromatici (IPA), coloranti, poli-cloro-bifenili (PCB), solventi, ftalati, ritardanti di fiamma, bisfenolo A, formaldeide e numerose altre sostanze tossiche sono presenti nel nostro ambiente di vita, sia in quello confinato – indoor – che all’esterno – outdoor – e possono entrare nel nostro corpo con l’alimentazione, l’ingestione, l’uso di acque contaminate o attraverso la cute. L’associazione Isde, alla presentazione del convegno nazionale dei medici per l’ambiente, si è occupata anche dell’interazione tra malattie, guerre, crisi climatica, pandemie, iniquità socio-economiche e inquinamento ambientale, affermando quanto questi elementi richiedano uno sforzo senza precedenti, sia per risolvere la crisi attuale che per prevenirne di nuove.
Il rapporto fra salute e ambiente è una delle determinanti fondamentali dello stato di salute della popolazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)stima che oltre il 25% delle malattie negli adulti e il 33% nei bambini sotto i 5 anni siano dovute a cause ambientali evitabili e che siano circa 13 milioni le morti attribuibili annualmente a esposizioni ambientali, di cui oltre 7 milioni legate al solo inquinamento atmosferico. Dal momento che solo l’8% della popolazione mondiale respira un’aria che rispetta i limiti previsti dall’Oms, il problema è enorme.
Il Sesto Rapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico (Ipcc) ha concluso che i rischi climatici si stanno manifestando più rapidamente, diventando più gravi prima di quanto previsto in precedenza e che sarà, di volta in volta, sempre più difficile adattarsi all’aumento del riscaldamento globale.
Il rapporto rivela, inoltre, che 3,6 miliardi di persone vivono già in aree altamente suscettibili ai cambiamenti climatici.
Nonostante contribuiscano, in minima parte, alle emissioni globali, i Paesi a basso reddito e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (Sids) subiscono gli impatti più duri sulla salute. Nelle regioni vulnerabili, infatti, il tasso di mortalità dovuto a eventi meteorologici estremi nell’ultimo decennioè stato 15 volte superiore a quello delle regioni meno vulnerabili.