Le organizzazioni per la giustizia climatica e l’ambiente lanciano un appello rivolto a elettori e forze politiche
Stimolare la popolazione a recarsi alle urne in vista delle imminenti elezioni europee, e in particolare gli elettori più giovani, ponendo al centro dell’agenda la lotta alla crisi climatica e la giustizia sociale. Questo l’appello della campagna #votaclima, che chiama a raccolta influencer, scienziati, giornalisti, medici, esperti di rinnovabili e di rifiuti, attivisti e associazioni della società civile.
Firmata dalla rete nazionale Transistor, composta da quindici hub cittadini per la transizione ecologica equa e inclusiva, e dalla coalizione Liberiamoci dal Fossile, che ha già visto lo scorso dicembre scendere in campo organizzazioni come Cittadini per l’Italia Rinnovabile, Ecolobby, ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, The Good Lobby, La Goccia Resistenza Civile Antifascita, CGIL, Rinascimento Green e Transistor Italia, la campagna ha coinvolto pubblicamente personaggi come gli influencer e content creator Diletta Bellotti e Marco Biondi alias Assistente Civico, gli esperti di fama internazionale in ambito rifiuti ed economia circolare Enzo Favoino, Rossano Ercolini e Manuela Leone di Zero Waste Italia, il giornalista esperto di comunicazione del rischio ambientale Francesco Romizi, la Dottoressa Letizia Proserpi e il Dottor Claudio Gianotti di ISDE Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, la giornalista di inchiesta Sara Manisera, la fotoreporter e divulgatrice Martina Micciché, la divulgatrice culturale Francesca Hadija Sanneh, e tanti altri ancora.
”Il sistema legislativo europeo ha una sovranità importante sulle politiche ambientali. Questo significa che recandoci alle urne interverremo su questioni di importanza globale, e tra queste spicca proprio l’ambiente. Andando a votare a queste elezioni europee è necessario compiere una scelta in cui, volenti o nolenti, la crisi climatica rappresenta un tema centrale, perché il prossimo Parlamento Europeo andrà a legiferare proprio in questo ambito” illustra Francesco Romizi, giornalista esperto di rischio ambientale e referente relazioni pubbliche ISDE Italia.
Dal contrasto ai combustibili fossili a favore della transizione verso le energie rinnovabili, passando per la revisione delle politiche agricole europee, la lotta alla siccità e la tutela degli ecosistemi, la campagna partiva da un assunto fondamentale: l’emergenza climatica è innanzitutto un’emergenza sociale, che colpisce numerosi settori della società, e che pertanto deve essere considerata uno dei temi prioritari su cui stimolare le forze politiche che andranno a comporre il Parlamento Europeo.
“La nostra azione di andare a votare, nel momento critico che stiamo vivendo, può fare la differenza per il futuro nostro e delle future generazioni. Le nostre scelte individuali hanno un impatto decisivo sulla comunità, sulla persone e sull’ambiente” sostiene la Dottoressa Letizia Proserpi, medico e divulgatrice con focus sul concetto della Salute Planetaria, spronando la popolazione a recarsi alle urne l’8 e il 9 giugno.
Le fa eco Claudio Gianotti, medico di medicina generale e referente ISDE giovani, rimarcando l’urgenza della transizione ecologica: “Nei prossimi anni vedremo il riscaldamento globale impennarsi. Nelle economie che stanno affrontando la transizione energetica stiamo assistendo ad un fenomeno rivoluzionario: il benessere cresce riducendo le emissioni di CO2”.
L’inziativa, che ha affrontato il tema della crisi climatica da punti di vista differenti, si è sviluppata intorno ad una campagna di video e contenuti social mirata agli elettori più giovani, e ad un calendario di cinque conferenze online, ognuna su un tema cardine in relazione alle elezioni europee in arrivo.
Non è mancato lo spazio per denunce e valutazioni dal taglio marcatamente politico e sociale: “Ci sono responsabilità che vanno riconosciute e responsabili che vanno perseguiti rispetto ai danni causati sul clima e sul pianeta, a partire dalle multinazionali del settore fossile” spiega Sara Manisera, giornalista di inchiesta autrice di un’indagine sui danni causati dalle attività fossili in Iraq. “Le fratture ecologiche e sociali che partono dall’Europa richiedono costi sociali e climatici che ricadono soprattutto su altre realtà e popolazioni. Questo è il motivo per cui andare a votare alle elezioni europee, facendolo con lo sguardo rivolto al clima, alla giustizia sociale, e al fatto che le nostre scelte hanno conseguenze su chi è più debole di noi” incalza Manisera.
Una campagna che ha visto impegnarsi anche influencer e content creator molto seguito sui social network, come Assistente Civico e la scrittrice Diletta Bellotti, la quale sostiene: “L’1% della popolazione mondiale ha reso invivibile il pianeta per il 99% della popolazione e per le altre specie viventi. Per questo dobbiamo saper definire se ognuno di noi fa parte di quell’1% o dell’altro 99%. Abbiamo il privilegio di scegliere da che parte stare e prenderci le nostre responsabilità, uscendo da un sistema ingiusto e distruttivo”.
Largo quindi alla partecipazione giovanile: “Andare a votare alle elezioni europee è il modo per dare un segnale ai governi, che stanno ignorando la partecipazione del basso e i movimenti di protesta giovanili, sempre più diffusi in tutta Europa” denuncia Martina Micciché, scienziata politica e fotoreporter, che nel corso della propria attività ha ampiamente documentato l’evoluzione e la repressione delle manifestazioni giovanili negli ultimi anni. “Le fasce più giovani della popolazione stanno reclamando spazio per far sentire la propria voce rispetto ai danni causati da questo modello sociale negli ultimi decenni” insiste Micciché.
Conclude Hadija Francesca Sanneh, attivista e divulgatrice culturale, con un focus sull’aspetto prettamente sociale della campagna: “È necessario andare a votare alle elezioni europee, con l’attenzione alle istanze di giustizia climatica e sociale, perché il mondo occidentale, compreso il nostro Paese, contribuisce al 40% alle emissioni di tutto il globo. In altre parole: le nostre decisioni impattano sull’intero pianeta, con una grande disparità tra le parti del mondo che producono emissioni e quelle che le subiscono” dichiara Sanneh.