Nell’articolo Emissioni ammoniaca, a controllare lo stabilimento Fileni… ci pensa l’azienda amica publbicato su Il Salvagente, è riportata la dichiarazione di Agostino Di Ciaula (Presidente Comitato Scientifico ISDE Italia)
ricorda che l’ammoniaca si trasforma in particolato e l’esposizione continua e massiccia può causa danni alla salute, come “malattie croniche, degenerative, problemi alla gravidanza, disabilità”.
“È come dare alla volpe le chiavi del pollaio”. Il comitato per la Vallesina riassume con una metafora in tema avicolo la situazione quasi paradossale che interessa lo stabilimento di Fileni di Ripa Bianca (Jesi), in cui dopo che l’Arpa Marche ha rilevato alte concentrazioni di ammoniaca rilasciata nell’aria, è stato concesso al produttore un periodo ulteriore di 6 mesi di tempo in cui dovrà praticamente autocontrollarsi.
Il problema ambientale e di salute legato all’ammoniaca
A raccontarci la storia è Andrea Tesei, presidente del comitato per la Vallesina: “Lo scorso anno l’Arpav aveva disposto una campagna di controllo per monitorare le emissioni inquinanti”. Solo che la centralina che dovrebbe rilevare la presenza di ammoniaca nell’aria, messa nel 2022 da Arpam, dopo i primi mesi si rivela non funzionante (anche se questo si viene a sapere solo successivamente”. “Solo nell’agosto dello stesso anno, il 18 per la precisione – continua Andrea Tesei . con una centralina prestata dall’Arpa Lazio, in pochi giorni si rileva una presenza di ammoniaca consistente e oltre le stime presentante da Fileni, nell’Autorizzazione integrata ambientale”. Fileni si difende dicendo che in Italia non esistono limiti di legge a tal proposito. Ma Agostino Di Ciaula di Isde – Medici per l’ambiente, ricorda che l’ammoniaca si trasforma in particolato e l’esposizione continua e massiccia può causa danni alla salute, come “malattie croniche, degenerative, problemi alla gravidanza, disabilità”. Sulla questione di Jesi, Eleonora Evi, deputata dei Verdi ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea.
Il decreto della Regione Marche
“Il problema – spiega Tesei – è che la campagna viene chiusa non chiedendo a Fileni di risolvere il problema, ma con il Decreto n. 52 del 2 marzo 2023 della Regione Marche, in cui vengono dati a Fileni 6 mesi di tempo per autocontrollarsi con una centralina le emissioni. Se dopo questo periodo le emissioni fossero maggiori di quanto previsto, la Regione chiederebbe a Fileni di ridurre la densità dei capi nell’allevamento del 15%, che scenderebbe del 30% dopo altri due mesi e al 50% dopo ulteriori 2 mesi. Una cosa che non esiste in giurisprudenza e che è contraria alle norme del Testo unico sull’ambiente in caso di infrazioni”.
Il Comune di Jesi, nella persona del Sindaco Fiordelmondo aveva inizialmente cercato di dialogare con il Comitato proponendo un tavolo di confronto con il Gruppo Fileni. Era stata anche valutata la possibilità che venissero installate delle centraline di rilevazione dei valori dell’ammoniaca e delle polveri, controllate in modo indipendente ed i cui dati apparissero in modo istantaneo sul web.
La centralina dell’azienda legata a Fileni
“Purtroppo niente è stato fatto, nessun promesso intervento fatto in campagna elettorale dal Sindaco, che era andato di persona a Ripa Bianca, atto a risolvere una situazione diventata incresciosa, è stato mantenuto” spiega Tesei, “Due giorni fa la comparsa delle centraline della Ingenstudio, società che collabora da anni con il Gruppo Fileni nella stesura dei progetti dei numerosi allevamenti aperti nella Vallesina e dunque di parte. Si lascia in questo modo a Fileni, senza alcun controllo da parte dell’Arpam e dei cittadini dei dati e dei metodi, la rilevazione delle emissioni di ammoniaca dell’allevamento Fileni di Ripa Bianca”.
“Perché non è intervenuto un ente terzo?”
Il Comitato per la Vallesina e i cittadini contestano questa decisione e soprattutto “la superficialità con cui la Regione Marche ed il Comune di Jesi stanno affrontando un problema di estrema gravità come quello dell’inquinamento da ammoniaca e da polveri sottili provenienti dagli allevamenti intensivi. Ci si aspettava un intervento di un ente terzo come l’Arpam e delle sue centraline e dunque di un sistema di rilevamento che consentisse la possibilità di controllo istantaneo da parte di tutte le parti, cittadini in primis compresi”.