Recenti evidenze epidemiologiche suggeriscono un’associazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e i disturbi depressivi maggiori, ma la letteratura è limitata e non omogenea per altri disturbi mentali.
Il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale Lazio ha condotto uno studio con lo scopo di analizzare le associazioni tra l’esposizione di lungo periodo a diversi inquinanti atmosferici e al rumore da traffico stradale e l’incidenza di molteplici categorie di disturbi mentali, utilizzando l’ampia coorte amministrativa della popolazione residente a Roma.
Sono stati analizzati 1.733.331 individui (54,96% donne) residenti a Roma al censimento del 2011 e seguiti nel tempo fino al 2019. Sono stati esclusi i soggetti con disturbi mentali prevalenti al baseline per indagare l’incidenza (primo ricovero o esenzione dal ticket) di disturbi dello spettro schizofrenico, bipolari, d’ansia, di personalità o da uso di sostanze. Inoltre, sono stati considerati i soggetti con prescrizioni di farmaci antipsicotici, antidepressivi e stabilizzatori dell’umore.
Le concentrazioni medie annuali di particolato fine (PM2,5), biossido di azoto (NO₂), Black Carbon (BC), particelle ultrafini (UFP) e rumore da traffico stradale sono state assegnate agli indirizzi di residenza al baseline.
In generale, i risultati indicano che l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico, in particolare alle particelle fini e ultrafini, è associata a un aumento del rischio di disturbi dello spettro schizofrenico, depressione e disturbi d’ansia. L’associazione degli inquinanti con la prescrizione di farmaci specifici aumenta la credibilità dei risultati.