A Genova la morte non è una livella, perché le disuguaglianze tra un quartiere e l’altro in quanto a numero di decessi sono estreme. A Cornigliano l’eccesso di mortalità osservato nelle donne è del 33%: significa che in media ogni anno muoiono 33 persone in più rispetto a quelle attese, calcolate sulla base della media cittadina. Per gli uomini il numero è del 24% di decessi in più rispetto a quelli previsti.
Al contrario ad Albaro si muore meno rispetto alla media, e cosi a Nervi Sant’Ilario, alla Foce, a Nervi, a Castelletto. Ecco lo studio pubblicato da un team di ricercatori composto da Valerio Gennaro, epidemiologo ambientale e Presidente ISDE Genova e i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei tumori di Milano Paolo Contiero, Giovanna Tagliabue, Martina Bertoldi, Andrea Tittarelli, Claudio Tresoldi, Giulio Barigelletti, Viviana Perotti, con i dipendenti del Comune di Genova Vittoria Balbo, Stefania Rizzeri, Marco D’Orazi che hanno fornito i numeri all’ufficio anagrafe.
Lo studio si basa su dati statistici ufficiali sulla popolazione residente, divisa nei venticinque distretti, e le disparità sono impressionanti: una vera e propria spaccatura tra quartieri residenziali come Pegli, Albaro, Nervi Quinto e le aree industriali-portuali. Valerio Gennaro interviene e dice : ” Il punto è che si parla tanto di lavoro, traffico, rumore, ma i dati non si incrociano. Invece è urgente investire per un’integrazione di dati socioeconomici e ambientali. Un altro elemento dello studio, è che le differenze tra un distretto e l’altro, a Genova, sono più marcate rispetto a quelle osservate tra diverse regioni e province d’Italia. Gennaro continua: ” E’ necessario attivare l’Osservatorio ambiente-salute che il Comune di Genova aveva instituito già con la giunta Vincenzi, ma che non è mai partito”.