Per tutelare la salute dei cittadini italiani e dell’ambiente, sull’erbicida deve vigere il principio di precauzione. Il Governo italiano prenda una posizione contraria al rinnovo per altri 10 anni proposto dalla Commissione UE
Il 12 e 13 ottobre tutti gli Stati membri saranno chiamati a votare sulla proposta della Commissione europea di prorogare l’autorizzazione del glifosato per altri 10 anni. L’attuale autorizzazione, infatti, scade il 15 dicembre e affinché il diserbante possa continuare ad essere utilizzato è necessario un voto favorevole della maggioranza del Consiglio dell’UE.
Alcuni Stati Membri hanno già apertamente dichiarato il loro voto. La posizione italiana è emersa, seppur ancora in forma non chiara durante il “question time” del 6 ottobre alla Camera dei Deputati quando il Sottosegretario al Ministero della Salute, Marcello Gemmato, ha risposto ad una interpellanza urgente sulla posizione che assumerà il nostro Paese nel Consiglio UE dichiarando che l’Italia “potrebbe” votare a favore del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato per altri 10 anni.
Questa posizione, così come quella della proposta Europea è inconcepibile e contraria ai principi su cui si fonda la legislazione europea in tema di tutela della salute e dell’ambiente. Numerosi studi scientifici dimostrano infatti come l’erbicida più utilizzato in Europa potrebbe provocare disturbi oncologici e aumentare l’insorgenza di patologie dello spettro autistico, oltre ad essere accertato il suo effetto di interferenza endocrina sugli esseri umani e il suo impatto sugli organismi degli ecosistemi acquatici. Studi che non sono stati considerati o adeguatamente valutati dalle Agenzie europee (ECHA e EFSA) nella loro valutazione del rischio. Inoltre il consorzio europeo PAN (Pesticide Action Network Europa) ha portato in tribunale la Bayer per non aver presentato la giusta documentazione nella richiesta di approvazione all’utilizzo del glifosato. Nel suo esposto presso la procura di Vienna, si sottolinea che la più importante azienda produttrice di glifosato, quando ha chiesto il rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida nel mercato europeo, non ha presentato e sottoposto a valutazione uno studio, secondo il quale l’erbicida può causare forme di disturbi neurologici – nello specifico autismo –, condotto su un campione importante di bambini.
Molti studi dimostrano che il glifosato è una sostanza ad elevata tossicità ambientale capace di alterare la funzionalità degli ecosistemi e degli habitat naturali e ridurre drasticamente la biodiversità. Trattandosi di un erbicida totale, usato come alternativa a pratiche agricole generalmente considerate sostenibili, come rotazioni, consociazioni e lavorazioni meccaniche, ogni ulteriore proroga è in contrasto con quanto indicato dalle Strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030, che chiedono di puntare sulla sostenibilità ambientale dell’intero settore agroalimentare, tramite obiettivi come la riduzione del 50 per cento dei pesticidi chimici.
12 Associazioni esortano per questo il governo italiano a prendere una posizione chiara contraria al rinnovo del glifosato considerando seriamente i potenziali e gravi rischi che un ulteriore uso del diserbante causerebbe all’ambiente e alla salute dei cittadini italiani e dell’ambiente dell’Unione europea.
Le Associazioni chiedono di applicare con rigore il principio di precauzione laddove vi sia anche una piccola probabilità di rischio per la salute pubblica e per l’ambiente. Anche la sola incertezza dovrebbe bastare a fermare l’approvazione da parte dell’UE, ma nel caso del glifosato le prove della sua pericolosità per la salute delle persone e dell’ambiente superano ogni ragionevole dubbio, alimentato dalle aziende che producono e commercializzano il diserbante.
Chi sostiene l’esigenza del rinnovo del glifosato difende il diserbo chimico in agricoltura come pratica indispensabile per garantire il reddito degli agricoltori, una tesi smentita dall’aumento delle superfici agricole gestite con metodi biologici (oggi in Italia il 18,7% della SAU) che escludono completamente l’uso di sostanze chimiche di sintesi. Inoltre, un recente studio condotto dall’Istituto Sant’Anna di Pisa, ha dimostrato che adottando buone pratiche agroecologiche è possibile eliminare completamente l’uso del glifosato garantendo le rese e riducendo i costi per le aziende agricole.
Vietare l’uso del glifosato quindi sarebbe una decisione virtuosa, in linea con la necessità di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente e favorire la trasformazione delle pratiche agricole, senza essere in contrasto con la sostenibilità dei redditi degli agricoltori.
Le 12 Associazioni difendono gli interessi dei cittadini italiani e degli agricoltori virtuosi che non possono essere espressi dal Governo Meloni con coerenza se non votando contro la nuova autorizzazione del glifosato.