Sabato al Palacastanet di Santa Lucia di Piave si è svolta un’iniziativa nazionale organizzata da Flai Cgil Veneto, Comitato Marcia Stop Pesticidi, Legambiente e Isde (Associazione medici per l’ambiente) sugli effetti nocivi per le persone e per l’ambiente legati all’uso intensivo dei pesticidi, glifosato compreso. È stato presentato il quaderno “Agricoltura Sì… Cura” (prodotto dall’Osservatorio Placido Rizzotto), con i dati sulla contaminazione ambientale e i risultati del dossier “Stop pesticidi” di Legambiente con i dati sui residui di sostanze chimiche su frutta, verdura e prodotti alimentari trasformati. L’Italia è al sesto posto nella top ten mondiale dei Paesi che utilizzano più pesticidi, con 114.000 tonnellate l’anno di circa 400 sostanze diverse. Prossimo appuntamento, il 1° maggio con la Marcia Stop Pesticidi all’Abazia di Follina (Cison di Valmarino).
Fiorella Belpoggi, componente comitato scientifico ISDE Italia: “Nel nostro Paese si sono riscontrati livelli di rischio elevati per la salute dei lavoratori e delle lavoratrici del settore agricolo, e le cause sono da ricercare nei cambiamenti che negli ultimi decenni hanno mutato il volto dell’agricoltura, vale a dire l’impiego massiccio e sistematico di sostanze chimiche di sintesi (fungicidi, diserbanti, insetticidi e fertilizzanti). È nell’interesse di tutti adottare norme a tutela della salute pubblica e pretendere l’applicazione delle leggi già esistenti. Ed è necessario far comprendere agli agricoltori che le prime vittime dell’esposizione ai pesticidi sono loro. Viste le manifestazioni in corso in tutti i Paesi UE in cui si chiede di fare un passo indietro sulle politiche del Green Deal, pare proprio che la categoria non lo abbia compreso. ISDE Italia, in collaborazione con FLAI-CGIL e Legambiente, vuole lanciare una campagna di formazione degli agricoltori sul tema della salute, che coinvolga loro e le loro famiglie, ma anche a cascata la filiera alimentare e i consumatori. La salute comincia dalla terra”.
Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente nazionale: “La transizione ecologica passa anche dall’agricoltura. Oggi più che mai è importante accelerare il processo di decarbonizzazione, puntando su un’agricoltura sostenibile e innovativa, e ridurre l’utilizzo della chimica. Come denunciamo da anni, una parte della frutta, della verdura e degli alimenti che mangiamo tutti i giorni contiene più residui di pesticidi. Un fatto grave su cui è fondamentale lavorare per arrivare ad una regolamentazione, partendo dal definire i limiti alla presenza in contemporanea di residui di più molecole chimiche, ad oggi non normata. Per ridurre gli impatti su ambiente e salute di cittadini e lavoratori è importante alzare l’asticella dell’agricoltura integrata e diffondere il biologico, un settore di cui siamo leader in Europa con il 18% della superficie agricola (la media europea è il 12%) e che può essere l’apripista del cambiamento di tutto il mondo agroalimentare per superare la dipendenza pervasiva dalla chimica”.
Giovanni Mininni, Segretario Generale nazionale della FLAI CGIL: “La Flai Cgil è amica di Legambiente, una collaborazione fattiva fra il sindacato e l’associazione che, solo per fare un esempio, ha portato a dedicare alla lotta ai pesticidi l’ultimo quaderno dell’Osservatorio Placido Rizzotto. Oggi la Flai è parte dell’Alleanza clima lavoro, insieme a un arcipelago di realtà unite nel contrastare proprio la narrazione di quanti, nell’opporsi alla transizione ecologica, sostengono che la tutela dell’ambiente va a scapito dell’occupazione e del benessere della società. Su questo terreno si gioca una partita cruciale, la transizione giusta è l’unica strada per assicurare un futuro al pianeta e alle generazioni che verranno”.
Giosuè Mattei, Segretario Generale FLAI CGIL Veneto: “Come organizzazione sindacale, insieme alle organizzazioni ambientaliste, abbiamo l’ambizione di cambiare il modello di sviluppo ed economico del settore primario, un modello che sia rispettoso della salute dei cittadini, dell’ambiente e dei lavoratori dei campi di raccolta mettendo al centro la loro incolumità sia in termini di salute che di sicurezza sul luogo di lavoro. Nel trevigiano in particolare, la viticoltura intensiva e industriale del prosecco sta recando danni irreversibili all’ambiente e al territorio, ma l’elemento di assoluta gravità sono le conseguenze di lungo periodo, non ancora completamente misurabili, per la salute dei cittadini che subiscono le derive dei pesticidi chimici già dichiarati da ISDE dannosi per l’uomo e l’ambiente”.