Dopo la sessione pomeridiana di venerdì 20 ottobre del del Congresso nazionale di ISDE Italia, in corso a Sansepolcro, durante la quale si è parlato, nel corso di tre tavole rotonde, di regionalismo differenziato, inquinamento atmosferico, Agricoltura e sostenibilità, la mattinata di sabato 21 è stata interamente dedicata ad approfondimenti relativi all’inquinamento atmosferico ed alla salute.
Il confronto è stato propedeutico alla redazione di un aggiornato Position paper di ISDE Italia sul tema, come ha evidenziato Paolo Bortolotti (ISDE Trentino Alto-Adige), che ha denunciato l’arroganza dei decisori che sembrano convinti della possibilità di spostare nel tempo le azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico. Come medici non possiamo rimanere passivi. L’inquinamento è un problema ubiquitario, i dati relativi ai danni per la salute sono noti, gli effetti si hanno anche a dosi basse di inquinanti, non c’è una effettiva volontà politica di cambiamento, sono necessarie scelte radicali, i cittadini non sono molto consapevoli. I medici per il rapporto di fiducia con i pazienti devono operare per aumentare la consapevolezza dei cittadini. Il position paper (che dovremo preparare entro marzo 2024) deve essere una “cassetta degli attrezzi”, uno strumento funzionale che permetta a ciascuno di avere una informazione aggiornata ed una metodologia condivisa di intervento. (Vedi presentazione – video)
La sessione moderata da Maria Grazia Petronio (ISDE Italia), che ha sottolineato la necessità di sinergie fra le componenti ambientali e sanitarie istituzionali, è stata aperta dall’intervento di Maria P. Neira (Director Environment, Climate Change and Health – ECH, World Health Organization -WHO). (Vedi video)
In grande misura le cause della crisi climatica e l’inquinamento atmosferico sono le stesse e come responsabili della sanità dobbiamo alzare la voce per accellerare la transizione all’uso di fonti energetiche pulite. Al Parlamento Europeo è in corso un confronto importante per recepire le Linee guida OMS nella normativa europea. Fra poche settimane avremo a Dubai la COP28 dove per la prima volta una giornata sarà dedicata alla salute. Questo è molto importante, noi vogliamo dire ai governi che non stanno solo negoziando i livelli di emissioni di gas serra, ma anche il numero di morti e di ammalati causati dall’inquinamento atmosferico. Lunedì OMS lancerà una petizione (su Twitter) rivolta ai professionisti della salute, nella quale i messaggi saranno: la crisi climatica sta già avendo importanti impatti sulla salute delle persone, dobbiamo adattare i nostri sistemi sanitari per renderli resilienti al cambiamento climatico, sono indispensabili azioni per limitare le emissioni, come settore sanitario possiamo ridurre la nostra impronta ecologica, abbiamo bisogno di più finanziamenti. In conclusione ha invitato a continuare il grande lavoro che ISDE ed i medici per l’ambiente stanno facendo.
La stessa Neira aveva dichiarato in occasione della diffusione di un video su questi temi che “Quando ci sono più di 7 milioni di morti premature ogni anno associate all’esposizione all’inquinamento atmosferico, sono sicura che tutti sono d’accordo sul fatto che si tratta di un grave problema di salute pubblica. In realtà, nove persone su dieci in tutto il mondo, in particolare quelli che vivono nelle città, respirano aria che non è coerente con quello che l’OMS considera i buoni standard secondo le nostre linee guida per la qualità dell’aria per respirare e rimanere in buona salute.” (Vedi video completo)
D’altra parte l’Organizzazione Mondiale della Sanità due anni fa ha pubblicato le Nuove linee guida per la qualità dell’aria che dovrebbero dare l’input per la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, per stabilire i nuovi limiti per gli inquinanti, superando le forti resistenze di Paesi, come il nostro.
La sessione è continuata con gli interventi specialistici, dedicati a specifici aspetti della problematica, di:
- Giovanni Viegi (CNR; Global Alliance against Chronic Respiratory Diseases – GARD Italia) su Effetti respiratori dell’inquinamento atmosferico ed aggiornamento del documento GARD-Italia del 2019,
- Laura Reali (ISDE Italia Lazio) e Giacomo Toffol (ISDE Italia Treviso) su Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini,
- Carla Ancona (Associazione Italiana di Epidemiologia – AIE) su WHO air quality guidelines e la proposta di direttiva della commissione europea sulla qualità dell’aria. Sono obiettivi raggiungibili?
- Paolo Crosignani (ISDE Italia Milano) su Valutazioni di impatto di sorgenti puntuali,
- Marco Talluri (Ambiente nonsolo, ISDE Italia) su lI monitoraggio e l’accesso ai dati della qualità dell’aria: problemi e prospettive,
- Elisabetta Chellini (già Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica) su I Piani di Azione Comunale: riflessioni per la sanità pubblica,
- Luca Saltalamacchia (Rete per la Legalità del Clima) su La giustizia climatica: i casi italiani,
- Antonella Litta (ISDE Viterbo) su Inquinamento atmosferico da attività belliche.
Giovanni Viegi ha sottolineato che a differenza di altri fattori di rischi l’inquinamento atmosferico interessa il 100% della popolazione e che non esiste una soglia oltre alla quale non vi sono impatti sulla salute, ma sicuramente occorre almeno limitare i livelli di inquinamento secondo le indicazioni dell’OMS. Il non farlo costa molto di più alla società, ad esempio in termini di costi per il sistema sanitario a causa dell’elevato numero di persone che si ammalano ed ahanno bisogno di cure, come mostrano i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Ha ricordato gli studi effettuati negli anni in ambito urbano, che mostrano come le malattie respiratorie aumentano e risultano evidenze chiare di correlazione fra i livelli di inquinamento e l’impatto sulla salute.
Giacomo Toffol, ha illustrato i fattori che rendendo i bambini più esposti degli adulti all’inquinamento atmosferico ed alcune peculiarità delle malattie che li interessano a causa dell’inquinamento atmosferico. Nel 2016 oltre mezzo milione di bambini sono morti in tutto il Mondo per l’esposizione all’inquinamento atmosferico. I bambini sono più suscettibili all’inquinamento atmosferico per fattori biologici, comportamentali e ambientali. Il periodo fetale, i primi anni di vita e poi il periodo di sviluppo puberale sono le fasi di maggiore suscettibilità. Nel primo anno di vita si sviluppa in particolar modo il sistema nervoso centrale e quindi i danni causati in questa fase hanno ripercussioni per tutto il periodo di vita anche in termini di neurosviluppo. Ha quindi descritto alcuni di questi fattori, ad esempio a parità di peso corporeo hanno maggiori scambi con l’esterno (ad esempio respirano il doppio di aria di un adulto) e quindi hanno maggiori possibilità in inspirare inquinanti. Ha ricordato il documento della Società pediatrica “Inquinamento atmosferico e salute” e la lettera inviata ai Sindaci italiani dai pediatri.
Carla Ancona ha sviluppato alcune riflessioni e spunti. Come AIE è impegnata a non andare da soli, ma piuttosto coordinarsi con altre società scientifiche ed associazioni dei cittadini per “aiutare” i decisori. Dobbiamo orientarci a indicare ai decisori le azioni che è necessario promuovere per migliorare la qualità dell’aria. Il contesto in cui siamo è il cambiamento in corso della normativa, che comunque non ci soddisfa; la strada da seguire sarebbe adottare subito i limiti indicati dall’OMS ed è, quindi, inaccettabile procastinarli nel tempo. Nel nostro Paese preferiamo pagare le sanzioni per le infrazioni comunitarie per il non rispetto dei limiti normativi passati, piuttosto che lavorare davvero per ridurre i livelli di inquinamento. Non stiamo andando bene: l’inquinamento atmosferico è calato negli ultimi venti anni ma ormai questa diminuzione sta procedendo molto lentamente, soprattutto in Pianura Padana. Tre sono i settori in cui si deve operare: il riscaldamento civile da combustibili fossili, il trasporto stradale di persone e merci, l’agricoltura e gli allevamenti intensivi. Dobbiamo comunicare gli effettivi positivi dei miglioramenti, quando ci sono, in termini di effetti sulla salute.
Paolo Crosignani, ha illustrato quello che si può dire a chi ha sul proprio territorio una sorgente puntuale come una centrale termoelettrica o un inceneritore, in termini all’impatto sulla salute. Ha descritto i metodi e gli strumenti scientifici per valutare gli effetti sulla salute in presenza di una sorgente importante. Ricorda la sentenza del TAR Piemonte che ha riconosciuto il diritto all’informazione ambientale e quindi all’accesso ai dati disponibili (in quel caso si trattava dei risultati di una indagine epidemiologica) in presenza di dati connessi sia con i fattori ambientali che con lo stato di salute e sicurezza umana.
Marco Talluri ha ricordato che in Italia il monitoraggio della qualità dell’aria è effettuato dalle Appa/Arpa che compongono con Ispra il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) con circa 600 stazioni di monitoraggio, sulle tremila complessivamente presenti nei paesi dell’Unione Europea. Ogni ARPA pubblica i risultati del monitoraggio, ma ancora non esiste un portale unico a livello nazionale – come sarebbe opportuno – per presentare la situazione in modo semplice e chiaro (come ad esempio fa Arpa Toscana). Peraltro i dati del monitoraggio, per tutta Europa, sono disponibili sul sito dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) che ogni anno valuta anche l’impatto sanitario dell’inquinamento, fino al dettaglio della singola regione / provincia / città. Ad esempio EEA ha stimato che nel 2020 in Lombardia ci siano state oltre 13mila persone morte prematuramente per l’esposizione al PM2,5 e 3.500 per il biossido di azoto, inquinante quest’ultimo strettamente connesso alle emissioni del trasporto stradale.
Elisabetta Chellini ha operato una serie di riflessioni, con alcune puntuali osservazioni e proposte, sui Piani di Azione Comunale in Toscana per la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Già nella Direttiva vigente era chiaramente indicato che l’obiettivo è quello di evitare, prevenire e ridurre l’impatto sulla salute della qualità dell’aria. I PAC devono prevedere interventi strutturali nei settore dell’edilizia e risparmio energetico, della mobilità ed in quello dell’educazione e informazione. Tra il 2011 ed il 2016 sono stati predisposti 30 PAC per 13 aree di superamento che coinvolgono 63 comuni. La normativa è stata recentemente modificata prevedendo che ci deve essere un PAC per ogni area di superamento dei limiti. Ogni azione prevista dovrebbe essere efficace e si dovrebbero indicare le metodologie con cui verificarne gli effetti, che però in genere non si trovano affatto in questi documenti, salvo una eccezione, dove il documento è stato redatto da un soggetto qualificato esterno alla amministrazione.
Luca Saltalamacchia la comunità degli Stati mondiale riconosce da tempo che il cambiamento climatico costituisce una minaccia imminente e irreversibile, basandosi sugli studi scientifici dell’IPCC. Questi documenti indicano una sola strada da seguire per poter contrastare il cambiamento climatico: ridurre le emissioni dei gas serra in atmosfera. Purtroppo le concentranzioni di CO2 in atmosfera hanno continuato ad aumentare nel tempo, nonostante le iniziative previste dagli accordi sottoscritti, in particolare quello di Parigi. Proprio per questa differenza fra quello che si dice di voler fare e quello che viene fatto dagli Stati, la società civile ha iniziato a ricorrere al contenzioso per ottenere condanne degli Stati e delle imprese per l’insufficienza delle azioni attuate per ridurre le emissioni climalteranti. Esiste una vasta gamma di esempi, al momento risultano essere in tutto il Mondo circa tremila contenziosi climatici. In Italia sono attualmente aperti sei contenziosi. Il primo è Giudizio Universale (promosso anche da ISDE), la seconda è sull’impatto climatico degli allevamenti intensivi presso un organismo OCSE, la terza è sul piano industriale dell’ENI sempre presso lo stesso organismo, la quarta è contro Stellantis per l’acquisto di cobalto da miniere illegali in Congo, la quinta è sull’acquisto di bovini da un’area oggetto di deforestazione in Paraguay, la sesta è stata promossa da Greenpeace e Recommon sempre sul piano industriale di ENI presso un Tribunale italiano.
Antonella Litta ha ricordato come gli eventi bellici, che drammaticamente oggi sono tornati di attualità producono distruzione di ambiente e della sua biodiversità, prima di tutto umana, nonché contribuisce al cambiamento climatico. Ha sottolineato in dettaglio l’impatto sull’aria prodotto dalle attività belliche, ad esempio anche in Europa oggi per la guerra in Ucraina, come documentato da vari studi scientifici che ha citato.
La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda, introdotta e coordinata da Giovanni Viegi (CNR), nella quale i rappresentanti di alcune società scientifiche hanno illustrato il loro contributo sulla tematica, dando continuità all’appello sottoscritto durante le GIMA 2023 da FNOMCEO, ISDE e le Società scientifiche per adottare misure urgenti contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico, creando se possibile una vera e propria coalizione: (vedi video tavola rotonda)
- Francesco Pistelli (Società Italiana di Pneumologia – SIP/IRS)
- Enzo Patella (Società Italiana di Aerobiologia e Medicina Ambientale- SIAMA)
- Luigi Montano (Società Italiana della Riproduzione Umana – SIRU)
- Simonetta Marucci (Associazione Medici Endocrinologi – AME)
Francesco Pistelli ha ricordato l’impegno della Società Italiana di Pneumologia sulle tematiche trattate, considerato come l’inquinamento atmosferico determina le malattie respiratorie. Ha segnalato il progetto “Un albero per respirare” come attività di sensibilizzazione verso la cura dell’ambiente e della salute ed il manifesto “Cambiare” disponibile sul sito della SIP. (Vedi presentazione)
Vincinza Patella ha osservato come l’aerobiologia studiando le concentrazioni polliniche rileva strette connessioni con le evidenze emergenti dalla presenza di inquinanti in atmosferico. Allo stesso tempo secondo diversi studi scientifici, richiamati anche dall’OMS, i disturbi allergici aumentano con la presenza dell’inquinamento atmosferico. I pollini sono modificati dagli inquinanti ed incrementano le loro potenzialità allergiche.
Luigi Montano la Società di riproduzione umana ha sempre una particolare attenzione all’impatto dell’ambiente sulle tematiche trattate dai medici che fanno parte di quella società e agli impatti che questi hanno sui gameti.
Simonetta Marucci sono emergenti negli studi svolti l’evidenza di come gli interferenti endocrini, su cui incidono gli inquinanti atmosferici, determinano impatti nella fase puberale così come le alterazioni metaboliche che quelle sostanze producono. Ricorda anche l’impegno sulle tematiche delle microplastiche e dei pesticidi che sono di particolare rilevanza per gli effetti che producono sulla salute