Aperto il processo agli ex-amministratori, tra cui gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino e l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, per inquinamento ambientale in cooperazione colposa.
Accolte le richieste di costituzione di parte civile del Comitato Torino Respira ( l’associazione di Roberto Mezzalama tutelata dall’avvocato Marino Careglio che col suo esposto aveva dato il via all’indagine), Greenpeace e Isde Medici per Ambiente. Esclusa invece “ Giustizia Climatica Ora” costituita da alcuni attivisti di Fridays for Future in tempi successivi rispetto ai fatti contestati.
Francesco Romizi, responsabile comunicazione ISDE Italia ha commentato su Il Fatto quotidiano: “Purtroppo constatiamo che spendo gli amministratori prendono decisioni solo in seguito agli intervento della magistratura, anziché adottare misure preventive che sarebbero anche meno costose.”
I pm Gianfranco Colace e l’aggiunto Vincenzo Pacileo contestano ad Appendino, Fassino e Chiamparino, ma anche agli assessori che hanno avuto una delega all’ambiente nelle loro giunte – Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Matteo Marnati, Enzo Lavolta e Alberto Valmaggia – di non aver adottato misure efficaci per evitare che Torino continuasse ad indossare la maglia nera dello smog con i continui sforamenti dei limiti previsti.
Le consulenze avevano convinto ancor di più i pm a contestare l’ecoreato introdotto nel 2015. Quella epidemiologica ad esempio mostrava i picchi inquietanti di ricoveri e decessi per malattie respiratorie o cardiovascolari.
All’udienza prebattimentale il giudice ha chiesto alla procura un chiarimento relativo proprio al passaggio nel capo d’imputazione in cui si fa riferimento alle «conseguenze sulla salute pubblica » contribuendo alla morte silenziosa di oltre 1300 cittadini e al ricovero ospedaliero di altri 800.
I pm hanno spiegato che non si contestano casi singoli o specifici (sarebbero necessarie singole perizie per accertare il nesso causale), ma si vuole dimostrare la corrispondenza tra la crescita di problematiche di salute e i “picchi” dello smog.
Tra le ultime carte depositate (a maggio) dalla procura ci sono anche quelle relative alle procedure di infrazione aperte contro l’Italia dalla Commissione Europea in materia di qualità dell’aria.
«L’esposto che ha dato il via alle indagini che hanno poi portato al rinvio a giudizio degli amministratori torinesi è stato presentato ormai più di sette anni fa – commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira – e la cosa che mi ha sorpreso di più quando ho cominciato a cercare dati per l’esposto è stata che sui siti del Comune e della Regione fossero pubblicate relazioni degli epidemiologi dell’Arpa che parlavano chiaramente di molte centinaia di morti a causa dello smog ogni anno. Quindi era evidente come gli amministratori fossero perfettamente a conoscenza della situazione, ma non stessero affatto prendendo le decisioni necessarie a risolvere il problema». «Se il Tribunale di Torino deciderà di proseguire il processo, nelle udienze successive si aprirà un confronto molto importante tra accusa e difesa, con contributi di autorevoli esperti di entrambe le parti, per comprendere le ragioni del grave stato di inquinamento dell’aria di Torino, i danni alla salute provocati dallo smog e anche le eventuali responsabilità di coloro che avevano il compito di tutelare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini – aggiunge Marino Careglio, avvocato del Comitato Torino Respira – questo approfondimento potrà rappresentare un elemento di riflessione importante anche per gli attuali e futuri amministratori pubblici».