Le città occupano il 5 per cento del suolo terrestre, ma ci vive più della metà della popolazione mondiale. Nel 2050 sarà urbanizzato l’86 per centro del territorio delle nazioni sviluppate. Da qui nasce l’Health City Report (1), realizzato grazie all’impegno dei ricercatori e degli esperti dell’Health City Institute, delle Istituzioni, delle Università e degli Istituti di ricerca, impegnati nell’Urban Health, con il contributo non condizionato del (programma internazionale Cities Changing Diabetes di Novo Nordisk (2).
La comunità scientifica afferma che è più facile essere colpiti dal diabete nelle grandi città ed è per questo che si parla di “diabete urbano” e questo concetto invita tutti a ripensare le città. È stato evidenziato che abitudini e lavori sedentari, alimentazione sregolata ed eccessiva, scarsa o nulla attività fisica sono tra le caratteristiche della vita cittadina che favoriscono lo sviluppo di obesità e diabete di tipo 2. La prolungata emergenza pandemica, con le limitazioni agli spostamenti e alle attività sportive e l’incentivazione del telelavoro da casa, ha persino contribuito ad aggravare il problema, favorendo ulteriormente la tendenza alla sedentarietà. Il diabete urbano presenta una realtà che si riscontra in tutto il mondo. Per assicurare che la salute sia presente in tutte le politiche e per garantire città sostenibili, vivibili e salutari serve un impegno comune tra amministratori locali, Sindaci, Regioni e non solo, ma anche Governo. Ai Sindaci va il compito di promuovere opportunità per stili di vita virtuosi creando spazi cittadini multidisciplinari e favorendo i bisogni delle persone con cronicità e non solo. E’ molto sentita pertanto la necessità di accelerare l’operato dei municipi, sviluppando strategie per affrontare in modo concreto azioni per prevenire il diabete, l’obesità e le complicanze connesse a queste malattie.
L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro secolo e nonostante i tanti sforzi già compiuti, ancora molto c’è da fare per assicurare alle città una Healthy Governance. Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita riveste una posizione di centralità negli obiettivi di Sindaci e Amministrazioni locali, si vuole creare città più sane e sostenibili in grado non solo di contrastare le malattie croniche, ma anche di garantire un equo benessere socio-economico, fisico e mentale che, in sintonia con la natura, il rispetto dell’ambiente e il minor spreco di energia, dia un valore aggiunto alla salute», afferma l’on. Roberto Pella, co-Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario ANCI. «Per riuscirci è però necessario lavorare tutti insieme, serve un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, ma al tempo stesso coordinato e condiviso che, partendo da politiche istituzionali lungimiranti in grado di aumentare l’empowerment della comunità e di coinvolgere tutti gli stakeholder interessati, garantisca fondamenta “sane” ed “in forma” alle nostre città facendo della Salute Pubblica una vera e propria infrastruttura» (1).
In quest’ottica, il report dell’OMS “The Power of Cities: Tackling Noncommunicable Diseases and Road Traffic Injuries” vuole essere una call to action ai leader cittadini, affinché raccolgano la sfida e mostrino come le azioni locali possono risolvere problemi sanitari globali. Questo anche alla luce della crescente proporzione di popolazione che vive nelle aree urbane (in Italia ha raggiunto circa il 65%, con una proiezione di ulteriore crescita per i prossimi anni). In particolare, il report illustra le aree in cui le autorità cittadine possono intervenire per prevenire le malattie croniche e migliorare la sicurezza stradale focalizzandosi su un set di 10 aree:
- monitorare i fattori comportamentali di rischio per le malattie croniche (come fumo, alcol, alimentazione e attività fisica) attraverso indagini di popolazione
- creare una città libera dal fumo, così da proteggere la popolazione dal fumo passivo attraverso la promulgazione di regolamenti che rendano anche gli spazi pubblici all’aperto smoke free
- eliminare le pubblicità sul tabacco, sia quelle dirette che indirette (come le sponsorizzazioni)
- ridurre il consumo di bevande zuccherate, creando e migliorando politiche fiscali sulla produzione di questi prodotti e sulla loro vendita
- ridurre il consumo di sale, ad esempio richiedendo che i menù dei ristoranti indichino il contenuto di sale dei piatti o lavorando con l’industria per riformulare i prodotti
- creare vie pedonali e piste ciclabili, sia attraverso la creazione di percorsi ad hoc, che attraverso il miglioramento delle infrastrutture cittadine che favoriscano l’attività fisica nel tempo libero e per gli spostamenti
- migliorare la qualità dell’aria cittadina outdoor, attraverso interventi nei settori inquinanti, come i trasporti, i rifiuti e le industrie, e dell’aria indoor attraverso la promozione di tecnologie più efficienti per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici e l’uso di combustibili più “puliti”
- ridurre il consumo di alcol, in particolare tra i guidatori, intervenendo, dove necessario, sulle legislazioni vigenti
- gestire i limiti di velocità automobilistici in funzione delle caratteristiche stradali urbane, abbassandoli dove possibile, intervenendo anche su tecnologie innovative dei veicoli finalizzate al controllo intelligente della velocità
- rafforzare la legislazione esistente per aumentare l’uso dei dispositivi di sicurezza, come cinture di sicurezza e caschi (3).
Fonti
1) https://www.panoramasanita.it/wp-content/uploads/2022/11/HEALTH-CITY-REPORT-2022.pdf
3) https://www.epicentro.iss.it/