Un nuovo rapporto pubblicato dalla Corte dei Conti europea mostra che i sussidi agricoli dell’UE non sono riusciti a promuovere un uso sostenibile dell’acqua in agricoltura.
E’ arrivata a fine settembre un’altra valutazione negativa della Politica Agricola Comune da parte della Corte dei Conti europea, dopo la clamorosa bocciatura sul contrasto ai cambiamenti climatici. Questa volta La PAC ha fallito l’obiettivo della tutela delle risorse idriche perché nonostante le ingenti risorse spese non è stata in grado di assicurare un utilizzo dell’acqua in modo sostenibile da parte degli agricoltori. Una sentenza senza appello quella documentata dalla relazione speciale pubblicata ieri dalla Corte dei conti europea dedicata proprio agli effetti della PAC sulla gestione dell’acqua. L’agricoltura incide sulle risorse idriche in maniera considerevole utilizzando oltre il 60% dell’acqua dolce disponibile, entrando spesso in conflitto con altri usi civili e industriali. Gli agricoltori godono ancora di troppe esenzioni dagli obblighi previsti dalla politica UE in maniera di acque e pagano un costo irrisorio per l’utilizzo di questa preziosa risorsa, senza nessun incentivo al risparmio, il che ostacola gli sforzi volti ad assicurare un utilizzo idrico sostenibile. L’attuale approccio dell’UE alla gestione delle risorse idriche è basato sulla Direttiva quadro sulle acque, la 2000/60/CE, che ha introdotto politiche relative all’uso sostenibile delle acque e stabilito l’obiettivo di raggiungere un buono stato quantitativo di tutti i corpi idrici dell’UE. A più di 20 anni dall’adozione della Direttiva i corsi d’acqua europei continuano a essere in uno stato disastroso. Secondo i revisori dei conti dell’UE ciò è in parte dovuto alle numerose esenzioni per l’uso dell’acqua concesse all’agricoltura e ai sussidi della PAC distribuiti “a pioggia” senza l’obiettivo prioritario della maggiore efficienza nell’uso della risorsa. I sussidi agli investimenti per l’irrigazione, finalizzati in prevalenza ad aumentare lo stoccaggio dell’acqua con la realizzazione di nuove dighe e bacini artificiali, potrebbero anche peggiorare la situazione.
“L’acqua è una risorsa limitata, e il futuro dell’agricoltura dell’UE dipende in larga misura da quanto gli agricoltori la usino in modo efficiente e sostenibile” ha affermato Joëlle Elvinger, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Finora, tuttavia, le politiche dell’UE non sono state abbastanza efficaci nel ridurre l’impatto dell’agricoltura sulle risorse idriche”. La valutazione della Corte dei Conti europea sottolinea che nessuno degli strumenti della PAC è stato utilizzato in modo efficace per garantire che l’acqua dolce sia utilizzata in modo sostenibile in agricoltura. Questo ennesimo fallimento della PAC è dovuto ai sistemi di controllo non efficaci sull’uso della risorsa, ai pagamenti diretti che incentivano la coltivazione di colture ad alta intensità d’acqua e agli investimenti per l’irrigazione non vincolati ad un reale risparmio dei consumi, compresi quelli che in Italia nell’ultimo periodo di programmazione della PAC 2014-2020 sono stati gestiti direttamente dal Ministero delle Politiche Agricole con il Programma Nazionale di Sviluppo Rurale.
Il rapporto conferma la denuncia della Coalizione #CambiamoAgricoltura sul fallimento degli obiettivi ambientali della PAC: “le nostre risorse di acqua dolce si stanno esaurendo mentre i decisori politici e le Associazioni agricole continuano a nascondere la testa sotto la sabbia“, affermano le Associazioni della Colizione, “La relazione dei revisori dei conti dell’UE arriva in un momento cruciale, svelando i drammatici fallimenti della politica agricola nell’affrontare l’uso eccessivo di acqua, mentre le autorità nazionali stanno predisponendo i loro futuri Piani Strategici della PAC post 2022”. Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura gli Stati membri e la Commissione Europea devono seguire le raccomandazioni della Corte dei Conti europea e vincolare tutti i pagamenti della nuova PAC al rispetto della legislazione dell’UE in materia di acque.
Entro il 2026, gli interventi previsti dal PNRR, per 4,3 miliardi di euro, intendono potenziare infrastrutture di approvvigionamento idrico primario, reti di distribuzione, fognature e depuratori, soprattutto nel Meridione; digitalizzare e distrettualizzare le reti di distribuzione; ridurre del 15% le dispersioni in 15.000 km di reti idriche (oggi pari al 42%), e ottimizzare i sistemi di irrigazione nel 12% delle aree agricole. Considerate le risorse stanziate dal PNRR la Coalizione #CambiamoAgricoltura ritiene che il Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 dovrà invece dare priorità alla riduzione dei consumi e alla piena attuazione della Direttiva quadro UE sulle acque, garantendo il flusso minimo vitale dei corsi d’acqua del nostro Paese che presentano complessivamente uno stato di conservazione non soddisfacente. Per quanto riguarda gli acquiferi, i dati raccolti da Ispra segnalano, su 869 corpi idrici esaminati, poco più della metà con stato chimico “buono” (57,6%), il 25% “scarso” (80% in Calabria) e il 17,4% non ancora classificato. Anche dal punto di vista quantitativo, che misura l’equilibrio del bilancio idrogeologico, le risorse idriche sotterranee presentano una condizione accettabile per circa il 60%, scarsa nel 15% e indeterminata nel restante 25% (Fonte: Proposta di piano per la transizione ecologica trasmesso dal Governo al Parlamento)
Per tutto questo la Coalizione #CambiamoAgricoltura sottolinea che è necessaria una applicazione molto più rigorosa della legislazione dell’UE per proteggere le acque e la biodiversità. Il rischio è che il Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 non garantisca il necessario cambio di rotta, per questo sarà necessario un esame molto attento da parte della Commissione Europea per verificare che siano accolte tutte le raccomandazioni della Corte dei Conti europea.
Il rapporto della Corte dei Conti è disponibile al link:
https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR21_20/SR_CAP-and-water_IT.pdf