Dichiarazione del Dott. Domenico Scanu, Presidente ISDE Sardegna
Dal fumo nero della Saras al bianco del fluoruro di alluminio della Fluorsid in contrasto con i
fenicotteri rosa di Santa Gilla; dalle varietà dei colori oro, blu, rosso del lago dei veleni di Furtei
sullo sfondo delle colline a tinte gialle delle ginestre della Marmilla alle sfumature di grigio del
fumo delle centrali a carbone di Fiumesanto e Portoscuso; dal tenue grigio al bluastro delle fibre di
amianto del sito industriale di Ottana ai colori improbabili del verdastro, verde fosforescente,
turchese rilevati nel Lago Omodeo; in questa tavola straordinaria di colori ecco che appare,
qualche giorno fa, il fiume rosso di Piscinas che con molteplici veleni attraversa le bianche dune di
sabbia e si riversa nel mare azzurro di Arbus.
La contaminazione della Costa Verde da scorie inquinanti provenienti dalle miniere abbandonate suscita alcune opportune osservazioni; la prima è che come Medici per l’Ambiente ormai da tempo crediamo non sia più necessario parlare di inquinamento in aumento o meno rispetto a quello del giorno, mese o anno precedente o a stimare quanto e se peggiorerà dopo questo ennesimo episodio di grave compromissione della integrità del territorio Sardo. Oltre alle vecchie miniere e all’industria metallurgica del Sulcis e dintorni, la prevalenza delle aree contenenti le macerie della industria petrolchimica imposta alla Sardegna a partire dagli anni ‘60 non sono state mai bonificate e sono ancora attivissime nel rilasciare veleni di ogni tipo (particolato fine e ultra fine, benzene, etil-benzene, idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani, metalli pesanti quali arsenico, piombo, cadmio ecc.). L’aspetto paradossale è che questa “politica industriale” continua ad essere riproposta, mentre sul problema delle bonifiche, al di là delle promesse, permane l’inerzia degli inquinatori e la poca
attenzione degli amministratori. Nel SIN del Sulcis Iglesiente e Guspinese lo s tato di avanzamento dei procedimenti di bonifica dei terreni è concluso al 9% e lo s tato di avanzamento dei procedimenti di bonifica della falda è concluso 6% * (Giugno 2020 -Fonte: Ministero dell’Ambiente -ISPRA , 8
Ottobre 2021). La legge è chiara nello stabilire che la qualifica giuridica del SIN impone categoricamente a tutti gli organi competenti l’obbligo di adottare provvedimenti idonei di bonifica e che dall’inosservanza di tali obblighi, possono scaturire condizioni di disastro ambientale, in aggiunta al ritardo sulle bonifiche stesse.
La seconda considerazione è che sappiamo già di risiedere in una Regione con importanti criticità ambientali: il SIN del Sulcis Iglesiente Guspinese (che comprende anche Arbus ) è uno tra i territori italiani più inquinati, pertanto i suoi abitanti sono a rischio sanitario da decenni; molte di queste persone sono già morte, altre si ammaleranno e moriranno perchè il posto in cui vivono continua ad essere inquinato nonostante la consapevolezza delle conseguenze sanitarie tanto che si è instaurato un modello di sanità pubblica distorto su cui si osservano gli effetti sulla salute di una popolazione lasciata vivere per decenni in condizioni di inquinamento ambientale noto per la sua
dannosità. E l’unica cosa che si fà periodicamente è ritornare in quei luoghi a contare il numero dei malati e dei morti e vedere come si è modificato nel tempo. Se giudichiamo, con la misura del tempo, l’azione dei governi regionali in questo ultimo quarto di secolo, o poco più, troviamo invece
scelte di politica sociale e ambientale disastrose che non solo non hanno favorito il benessere delle popolazioni ma hanno aggredito in alcune aree la loro salute con la creazione di condizioni ambientali che come abbiamo visto favoriscono l’insorgere di tumori e malattie cronico degenerative
(cardio e cerebropatie vascolari, patologie respiratorie e neurodegenerative, diabete e malformazioni congenite) escludendo pertanto la possibilità di prevenzione primaria. Gli elevati tassi di incidenza e di mortalità per tali patologie ha raggiunto, in alcune aree, livelli di guardia per cui l’inerzia istituzionale sul piano della prevenzione primaria attraverso adeguate bonifiche non dovrebbe essere più tollerabile. Sfugge peraltro a qualsiasi giudizio etico e morale il fatto che lo stesso inquinamento derivato da attività industriali abbia modificato a Sarroch il DNA dei bambini residenti nelle vicinanze dell’area industriale stessa compromettendone la qualità della loro vita futura. L’elenco dei dati medico-scientifici è molto lungo e quello che fa riflettere è la mutazione del significato del circolo vizioso malattie-povertà e povertà-malattia. Quando la malattia veniva
considerata di origine locale diventava la motivazione-guida alla base delle azioni di governo tese a modificare gli assetti economici e sociali. Quando la malattia esprime gli impatti ambientali e sanitari di un modello industriale ed economico imposto diventa un prezzo necessario per mantenere questo modello economico anche se origina malattie e povertà moltiplicando gli effetti di questo circolo vizioso. Non c’è giustizia ambientale quando i rischi e i benefici non sono distribuiti equamente nella popolazione, quando non c’è equo accesso alle risorse naturali e agli investimenti per l’ambiente, quando c’è perequazione nell’accesso alle informazioni e nella partecipazione alle decisioni che riguardano tutti.
La terza osservazione è che ciò che gli operatori sanitari e i cittadini in genere osservano tutti i giorni è la netta percezione dei rischi ambientali esistenti e la possibile correlazione con le ricadute sanitarie per sostenere la quale occorrono puntuali e rigorose informazioni scientifiche ai fini della reale conoscenza del vero stato di salute dei Sardi. I chiari risultati di SENTIERI e del recente lavoro epidemiologico sostenuto da ISDE sulla mortalità in tutti i Comuni della Sardegna suona come una indicazione forte a intervenire per ridurre le esposizioni che si sa essere dannose, ad effettuare efficacemente le bonifiche che per legge dovrebbero essere effettuate.
Come Medici per l’Ambiente siamo sempre disponibili per azioni comuni di formazione, comunicazione, supporto alle azioni di prevenzione ma occorre che si intervenga velocemente.