Articolo di Antonio Marfella (Presidente della sezione Napoli di Isde, Associazione Medici per l’Ambiente) pubblicato su Il Fatto Quotidiano.
Quello che ancora distingue l’homo (in)sapiens dal resto della Natura che sta distruggendo è la capacità di trasmettere con dei suoni (parola) dei concetti astratti, senza esperienza diretta. La parola e la sua articolazione complessa, il racconto, sono serviti nei millenni ad aiutarci a vivere ma ora, nel bombardamento dei social siamo obbligati al discernimento preventivo per distinguere persino il vero dal falso (fake news). Abbiamo lavorato bene e stiamo ancora lavorando per aiutare circa tre milioni di cittadini inermi e massacrati non solo dalla malavita organizzata ma anche e soprattutto dai politici che non comprendono la verità del massacro che stiamo vivendo sulla nostra pelle in Provincia di Napoli da oltre trenta anni e che, in maniera veramente criminale, continua ad essere negato dai responsabili sanitari e amministratori.
Per quanto mi riguarda, sono ormai migliaia di conferenze gratuite per spiegare realtà e verità di Terra dei Fuochi in Campania e in tutti questi anni ho incontrato, ho cercato di aiutare e ho sofferto insieme a loro, ormai centinaia di persone in tutta la provincia di Napoli. Provo sempre un dolore immenso, infinito, incontenibile quando devo scrivere e confessare su questo blog che – esattamente come certificano inascoltati Istat, ISS e tutte le altre istituzioni sanitarie non regionali – l’età media dei pazienti che ci chiedono di continuare a combattere questa battaglia è sempre più bassa, e non sempre possiamo essere testimoni di miracoli veri. Quando ho cominciato, nel lontano 2006, ho incontrato e conosciuto donne come Anna Varriale, prototipo di Mater Matuta del terzo millennio, che mi fece giurare sul suo letto di morte al Pascale nel lontano maggio del 2009 che non avrei mai abbandonato la sua battaglia a tutela della nostra Terra ma soprattutto dei nostri figli. Anna aveva 68 anni. Negli anni, ho potuto assistere persino a miracoli veri come la bellissima storia di Aurora, benedetta da Padre Maurizio Patriciello e da “mamma” Marilena Natale, giornalista sotto scorta, che, con la sua vita continua a testimoniare che i miracoli esistono veramente e sono tra noi.
Ho conosciuto e accompagnato pure tante “mamme delle cartoline” che hanno squarciato, pur nel loro dolore infinito, il velo di silenzio e di omertà sulla strage dei nostri giovani e dei nostri bambini subendo terribili massacri non solo mediatici, sempre insieme a noi Medici dell’Ambiente che, schierandoci apertamente senza nasconderci dietro dubbi statistici, testimoniavamo che avevano perfettamente ragione. Nel tempo, stanco di tanta infinita quanto inconcludente battaglia, ho però cominciato a pensare che il racconto, da solo, serviva solo a distogliere e distrarre dalla realtà dei fatti e dalle azioni conseguenti che si dovevano intraprendere per salvare tutti gli altri. E invece la letteratura, le storie, le narrazioni servono, eccome. Oggi più che mai. Perché l’empatia tra gli esseri umani si sta drammaticamente perdendo, proprio quando molte delle sfide più difficili del nostro tempo dovrebbero essere risolte in maniera collettiva e solidale: dal cambiamento climatico alle crisi migratorie, dai pericoli delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale alle nuove disparità e ingiustizie globali. Da secoli, la letteratura ci ha sempre raccontato i drammi dell’umanità, facendoci «vivere» anche realtà non sperimentate in prima persona, sviluppando la nostra empatia. L’Ulisse dell’Odissea è evidentemente imparentato con le migliaia di emigranti che oggi attraversano il Mediterraneo. La scienza ha ormai dimostrato che le narrazioni possiedono un’utilità inestimabile: ci rendono più empatici, più disposti a comprendere e ad ascoltare gli altri, più capaci di nominare i nostri sentimenti e le nostre angosce e di affrontarle. Insomma, più adatti alla vita, più forti nel combattere la morte.
Ho conosciuto ed accompagnato tante “mamme delle cartoline” i cui figli hanno perso la loro battaglia contro il cancro, ma non avevo mai partecipato ad un convegno- come quello organizzato dalla D.ssa Antonella Cicale – dove la principale relatrice del convegno, la più importante tra tutti noi, è stata la piccola Chiara Barone di 13 anni, che ci ha chiesto esplicitamente di studiare, combattere e non tacere per aiutarla a combattere il suo cancro, che in ogni caso ha cambiato e stravolto completamente la sua vita. Chiara tra le lacrime ha detto che questo non era giusto né per lei né per i tanti bambini che vivono in Provincia di Napoli e che oggi sanno scientificamente che, semplicemente nascendo nei nostri pur bellissimi territori, hanno l’aspettativa di vita media più breve tra tutti i bambini di Italia e la maggiore incidenza di morti evitabili, ma senza che nessuno, tranne noi Medici dell’Ambiente, gli sappia spiegare esattamente perché e cercare di evitare. Non sono riuscito a trattenere dolore, lacrime e rabbia dopo avere sentito Chiara. Ho urlato tutto il mio dolore, tutta la mia rabbia per l’eccesso di criminale ignavia che ancora regna tra i medici negazionisti e i loro complici politici ignavi e mai trasparenti nella mia Regione e nella mia Provincia. Se esiste l’amore, esiste pure Dio. Dio, ti prego, aiuta me e tutti noi Medici dell’Ambiente di Napoli, sempre più numerosi, a dare Forza, tutta la Forza che serve, alla battaglia dei nostri giovani ammalati come Aurora e ora Chiara. Non solo per curarli al meglio, ma soprattutto per evitare che altri si ammalino e soffrano come stanno soffrendo loro. Questo ci ha chiesto Chiara, come prima Aurora, come ancora prima chi non ci accompagna più e sono tanti, troppi come Anna Varriale. Dio, se esisti, fa che nei loro nomi sia segnato il nostro destino affinché sorga un nuovo e finalmente migliore giorno nella tutela della mia Terra martirizzata.