Il Comitato di Massorondinaio torna a far sentire la sua voce in merito a decisioni che riguardano il proprio territorio, orgogliosa dimostrazione che i cittadini possano manifestare il proprio dissenso a scelte di pianificazione territoriale e ambientale motivandole con cognizione di causa. 37 cittadini dell’abitato di San Piero a Sieve, residenti in zona limitrofa all’impianto, hanno firmato il ricorso per l’annullamento del decreto della Direzione Ambiente ed Energia, Settore Valutazione Impatto Ambientale – Valutazione Ambientale Strategica – Opere Pubbliche di Interesse Strategico Regionale della Regione Toscana, n. 7031 del 29.04.2021; avente ad oggetto “D.Lgs. n. 152/2006 art. 19 L.R. n. 10/2020 art. 48. Procedimento di verifica di assoggettabilità di competenza regionale relativo al progetto di un nuovo impianto di recupero di rifiuti inerti non pericolosi, nell’ambito di un sito produttivo esistente, posto in Via Massorondinaio n. 12/A, Comune di Scarperia e San Piero. Proponente: Piandisieve S.r.l. Provvedimento conclusivo”;
Il ricorso è stato depositato al TAR TOSCANA in data 21/07/2021 con RGR n. 906/2021. Per decenni una parte del paese di San Piero a Sieve ha visto la crescita di un’area industriale in cui si sono collocate una accanto all’altra ben tre industrie insalubri: un impianto di frantumazione inerti da cava, un impianto di asfalto (attualmente autorizzato ma non attivo) e un impianto di calcestruzzo. Questa pianificazione territoriale ha determinato la contiguità di un’estesa area con industrie insalubri di prima classe (classificate tali secondo Decreto Ministeriale del 05 settembre 1994) e l’intero paese millenario di San Piero a Sieve; poche centinaia di metri di distanza separano le strutture sportive e il più esteso parco pubblico del paese dagli impianti di produzione industriali e nei primi anni 2000 è stata autorizzata la creazione di un villaggio residenziale immediatamente a ridosso dell’ area industriale.
Adesso si è concluso lo screening (procedimento) di assoggettabilità a VIA relativo ad un nuovo progetto di impianto nella stessa zona industriale di Massorondinaio: un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi. Con questo screening la Regione Toscana ha analizzato la potenziale lesività ambientale del nuovo impianto e ha deciso che il progetto analizzato non richiede che una sommaria valutazione degli impatti, senza necessità di un approfondimento in sede di VIA ordinaria degli impatti potenziali su ambiente e salute. È stato quindi emesso dalla Regione un provvedimento che addirittura rinvia ad una fase successiva, cioè alla fase autorizzatoria vera e propria, questioni da approfondire in merito a ricadute ambientali.
Alcuni cittadini di San Piero a Sieve, riuniti in Comitato, avvalendosi di affermati professionisti come il giurista ambientale Dott. Marco Grondacci, l’Avvocato Amministrativo Dr.ssa Piera Sommovigo e il geologo Dott. Francesco Ceccarelli, si sono attivati per comprendere ciò che veniva deciso sul loro territorio e se fosse garantita la massima sicurezza per l’ambiente e la salute
cittadina, soprattutto in una zona già tristemente nota come esempio di pessima pianificazione territoriale.
Cos’è questo impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi?
Si tratta di un impianto di vagliatura e frantumazione (frantoio mobile) di ben 166.000 tonnellate di rifiuti speciali; in entrata non arriveranno soltanto calcinacci ma anche materiali con classificazione di codice a specchio (vedi tabella dei codici rifiuto QUI). Quindi arriveranno materiali la cui possibilità di inviare a frantumazione è affidata alla azienda esercente l’attività di recupero, la quale
dovrà fare analisi analitiche a campione prima di inviare a frantumazione. Si tratta quindi di materiali in entrata la cui pericolosità è determinata dalle quantità di inquinanti in essi contenuti e quantomeno si tratta di materiali di difficile gestione.
Qual è il nucleo principale del Ricorso presentato dai cittadini presso il TAR?
La localizzazione di questa nuova industria insalubre in un’area in cui sono già presenti altre tre industrie insalubri con una matrice ambientale già stressata e in stretta prossimità dell’abitato di San Piero a Sieve, a poche centinaia di metri dalle abitazioni, avrebbe richiesto un approfondimento in ordine a tutte le informazioni utili a valutare la compatibilità degli interventi, tenendo conto soprattutto della cumulabilità degli effetti rispetto anche agli altri impianti presenti nell’area. Il Comitato di Massorondinaio sostiene infatti che un approfondimento progettuale completo sarebbe stato possibile unicamente nella procedura di analisi di impatto ambientale della VIA ordinaria e non in una mera fase di integrazioni e chiarimenti quale prevista nella valutazione sommaria dello screening di assoggettabilità a VIA a cui la Regione si è arrestata. Le problematiche attinenti sia al rumore, sia all’emissione del PM10, agli effetti cumulativi, alla compatibilità urbanistica dell’impianto e alla possibile interferenza con i pozzi ad uso acquedottistico, avrebbero richiesto un adeguato esame e riscontro in un esaustivo studio di impatto ambientale di VIA ordinaria. Il Comitato di Massorondinaio dimostra che i cittadini possono aggregarsi, informarsi e portare il loro contributo dialogando con le istituzioni o ricorrendo al tribunale qualora non ritengano che le loro istanze di massima tutela del territorio abbiano ottenuto un’adeguata risposta. Questa associazione spontanea rappresenta una forma di partecipazione dal basso di cittadini informati per contribuire al cambiamento dell’utilizzo del proprio ambiente e con orgoglio si inserisce in quel mare di attivisti sorto in Italia spontaneamente per promuovere civismo e un approccio sostenibile alla gestione delle nostre risorse.
Chiaramente a favore del riciclo delle risorse, il Comitato di Massorondinaio, con fermezza, chiede allo stesso tempo un riciclo compatibile con il benessere dell’ambiente e della salute dell’abitato di San Piero a Sieve.