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Clean Cities Campaign, network europeo di oltre 80 organizzazioni ambientaliste e della società civile per una mobilità urbana sostenibile e a zero emissioni, al quale aderisce anche Isde Italia, ha pubblicato un’analisi dello stato della mobilità in sharing e a zero emissioni in 42 città europee: Milano in top 10, Napoli in fondo alla classifica.

L’analisi dimostra come investire nella mobilità condivisa ed elettrica possa dare un rapido impulso alla decarbonizzazione dei trasporti urbani. Il ministro Salvini dovrebbe prendere nota.

I servizi di mobilità condivisa ed elettrica possono spesso essere molto più semplici, economici e veloci da implementare rispetto alla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali. Inoltre, la mobilità in sharing è essenziale nell’ottica di raggiungere una piena intermodalità e sbloccare il pieno potenziale della rete di trasporto pubblico locale.

Il rapporto “Thank You For Sharing” analizza lo stato della mobilità condivisa ed elettrica nelle città europee, concentrandosi su alcuni indicatori chiave: numero di biciclette e monopattini in sharing; car-sharing elettrico; quota degli autobus a zero emissioni sul totale della flotta del TPL; e numero dei punti di ricarica per i veicoli elettrici (EV).

Per le città italiane un quadro di luci e ombre.
Milano si è classificata settima su 42 città: a premiare il capoluogo lombardo sono stati soprattutto gli investimenti in corso da tempo per decarbonizzare il trasporto pubblico su strada e il potenziamento della mobilità in sharing.

Bene ma non benissimo Torino, 17esima, che si avvantaggia di una rete abbastanza sviluppata di colonnine di ricarica per auto elettriche, ma non regge il confronto su bus a zero emissioni (meno del 13% sul totale della flotta, contro il 25% di Milano e addirittura il 67% di Oslo).

Roma si posiziona 28esima, malgrado i recenti sviluppi positivi nel campo della micromobilità in sharing, scontando un ritardo pluridecennale nell’investimento nella mobilità condivisa e a zero emissioni.

Napoli, infine, è 34esima: ancora molta strada da fare per rendere possibile l’abbandono dell’auto privata da parte dei napoletani.