Oggi la Corte dei conti europea ha pubblicato una relazione sulle azioni della Commissione europea per proteggere gli impollinatori selvatici. Ancora una volta, il rapporto evidenzia la mancanza di impegno e di coerenza da parte dell’esecutivo dell’UE e come le ambizioni di protezione ambientale siano soffocate dalla volontà di mantenere un modello di agricoltura intensiva, fortemente dipendente dai pesticidi, che rappresentano una grave minaccia sia per la salute umana che per l’ambiente.
Martin Dermine, responsabile della politica ambientale di PAN Europe, ha dichiarato: “Il rapporto conferma l’atteggiamento schizofrenico già manifestato dalla Commissione Europea su questi temi: da un lato, milioni di euro vengono spesi per sostenere gli agricoltori nel piantare strisce di fiori o ripiantare siepi lungo i loro campi come misure per aiutare a ripristinare la biodiversità; dall’altro, però, miliardi sono spesi nella Politica Agricola Comune per sostenere l’agricoltura intensiva, che è la causa principale del massiccio declino delle popolazioni di api”.
Il rapporto elenca i programmi finanziati dall’UE che mirano ad aumentare la protezione degli impollinatori, come LIFE, i progetti di ricerca o i programmi di apicoltura. In aree specifiche, il rapporto evidenzia le azioni a livello di Stati membri nel quadro della direttiva Habitat, mentre gli autori confermano che gli impollinatori non sono presi in considerazione nella politica agricola comune.
“Abbiamo urgente bisogno di conciliare agricoltura e biodiversità – e la proposta di riforma della PAC, così come l’approccio conservatore dei ministeri dell’agricoltura degli Stati membri sono segnali negativi per il futuro dei nostri impollinatori”, ha aggiunto Dermine.
PAN Europe è tra i promotori e gli organizzatori dell’Iniziativa dei cittadini europei Save Bees and Farmers, che ha già raccolto oltre 420.000 firme in tutta l’UE per chiedere alla Commissione europea di emanare atti legali per eliminare gradualmente i pesticidi sintetici nell’agricoltura europea, ripristinare la biodiversità sui terreni agricoli e sostenere gli agricoltori nella transizione verso l’agroecologia entro il 2035.