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Intervento di Francesco Romizi (responsabile comunicazione ISDE Italia) sul numero del 13 aprile del supplemento Extraterrestre del quotidiano “Il manifesto”.


Il 30 e il 31 marzo scorsi si è svolto a Roma il 3° Convegno nazionale di Agroecologia organizzato dall’Associazione Italiana di Agroecologia e dalla Coalizione Cambiamo Agricoltura (coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, dei consumatori e del biologico italiane, vi aderiscono oltre 90 sigle della società civile). Sessanta esperti e oltre 500 partecipanti, tra accademici e rappresentanti degli attori sociali ed economici dei sistemi agroalimentari italiani si sono confrontati sul futuro dell’agricoltura nel nostro Paese e sul ruolo dell’agroecologia nell’attuazione delle Strategie del Green Deal europeo. Scopo degli incontri era di raccogliere idee e contributi per arrivare a definire una roadmap per l’agroecologia in Italia, in grado di contribuire in modo concreto ed efficace a raggiungere gli obiettivi di una vera sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’agricoltura nazionale.

L’AGROECOLOGIA INTEGRA I PRINCIPI dell’ecologia e le conoscenze degli agricoltori locali per sviluppare pratiche agricole che promuovano la biodiversità, conservino le risorse naturali e aumentino la resilienza dei sistemi agricoli di fronte alle sfide ambientali come il cambiamento climatico e l’esaurimento delle risorse. Questo approccio è sintetizzato in 13 principi, che coprono sia aspetti agro-ambientali che socio-economici legati alla sostenibilità dei sistemi agro-alimentari. Alcuni dei principi chiave dell’agroecologia includono la promozione della diversità delle colture e del bestiame, la riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi sintetici, l’aumento della fertilità del suolo attraverso l’uso di materia organica, la riduzione al minimo dei rifiuti e la massimizzazione dell’uso delle risorse, nonché la promozione di sistemi alimentari locali e regionali. L’agroecologia è un approccio olistico all’agricoltura che cerca di bilanciare le esigenze delle persone, dell’ambiente e dell’economia.

«Abbiamo lanciato un messaggio chiaro ai decisori politici, alle associazioni agricole e a tutti gli attori economici e sociali dei sistemi agricoli e alimentari italiani – dichiarano gli organizzatori del convegno – un appello a spingere l’acceleratore della transizione agroecologica in Europa e in Italia, non ostacolando le proposte e le iniziative della Commissione europea per l’attuazione del Green Deal europeo. Ci preoccupano, infatti, i tentativi di ostacolare l’approvazione di importanti Regolamenti già in discussione al Parlamento europeo, come il Regolamento Sur per la riduzione dell’uso dei pesticidi e il Regolamento per il restauro della natura, e di altre proposte legislative già annunciate dalla Commissione, come la Direttiva quadro sui Sistemi alimentari sostenibili, il Regolamento sulla tutela del suolo, la normativa europea sui nuovi ogm e il Regolamento sulle sementi». Un messaggio di estrema attualità, anche perché nel 2024 ci saranno le elezioni europee ed è importante stringere i tempi per lasciare al nuovo Parlamento europeo e alla prossima Commissione gli strumenti necessari per proseguire il processo di cambiamento dei modelli di produzione agricola e consumo alimentare, verso una maggiore sostenibilità.

IL DOCUMENTO FINALE DEL CONGRESSO riassume i principali risultati raggiunti durante la discussione e le varie sessioni di lavoro, a iniziare dall’attenzione che deve essere dedicata ai giovani, ricercatori e agricoltori, ai quali devono essere offerte opportunità di formazione, lasciando spazio alle legittime aspirazioni per un loro futuro sostenibile. Forte anche il messaggio sulla centralità per l’agroecologia delle agricolture di tipo biologico a cui deve tendere la transizione agroecologica del settore primario, e che hanno nello stesso tempo anch’esse bisogno di ricerca e innovazione, da cui vanno in ogni modo esclusi i nuovi ogm (ngt, nbt o tea), incompatibili con l’agroecologia.

UNO DEI NODI CHIAVE DELL’AGROECOLOGIA è la valorizzazione dei processi sociali nella progettazione e gestione di sistemi agro-alimentari sostenibili e la ricerca di modelli che mettano in opera le capacità collettive degli agricoltori e gli approcci di comunità. Vi è la necessita di costituire un patto etico-sociale tra tutti gli attori del settore agro-alimentare per accompagnare gli agricoltori nei percorsi di transizione ecologica a livello di assistenza tecnica e a livello di sostenibilità economica. Un altro dei nodi chiave dell’agroecologia è la conservazione della biodiversità agricola, selvatica e di paesaggio.

Solo preservando e ripristinando il capitale naturale si potrà garantire la sicurezza alimentare a lungo termine. Tema legato anche al concetto di salute globale, secondo cui la salute individuale, quella degli ecosistemi e quella dell’intero sistema terrestre sono legate in modo indissolubile. Salute che non può che passare dalla riduzione di tutti gli input chimici di sintesi. Le esperienze agroecologiche offrono già una pluralità di metodi e approcci alternativi, ma occorre proseguire e implementare la ricerca scientifica, ad esempio sul tema del biocontrollo dei parassiti e patogeni, garantendo una adeguata formazione, informazione e assistenza tecnica alle aziende agricole.

I LAVORI NON POTEVANO non affrontare il tema dei cambiamenti climatici. Anche in questo caso i modelli agroecologici forniscono una risposta per mitigare e adattarsi a questo fenomeno, come pratiche rispettose dell’ecologia del suolo, nonché un cambio di modello da una zootecnia intensiva a specializzata a un sistema agrozootecnico in grado di mantenere la massima autosufficienza alimentare e una corretta restituzione al suolo dei nutrienti.

Il convegno ha messo in luce come sia fondamentale la ricostruzione dei sistemi agroalimentari su scala locale, che tengono insieme il cambiamento delle pratiche di produzione, distribuzione e consumo con la costruzione e condivisione di nuovi sistemi di conoscenza. Per essere vera agroecologia deve essere dal «campo alla tavola», come cita la Strategia europea.