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Una campagna per contrastare la cosiddetta transizione ecologica da parte del Governo Draghi

La presentazione della seconda bozza del PNRR da parte del governo Draghi al Parlamento in data 26-27 aprile, trasmesso soltanto la sera prima ai parlamentari, ha denotato lo stile “accentratore” con cui questo governo intende gestire la partita finanziaria straordinaria del Recovery plan.

Una partita finanziaria destinata a pesare sulle prossime generazioni, dato che il 70% degli oltre 250 miliardi di euro sono debiti e mutui che dovranno essere ripagati con tagli di spesa e probabili nuove future tassazioni, partita finanziaria di cui alla luce del P.N.R.R. inviato alla C.E. appare del tutto discutibile la presunta “bontà” attribuitagli dal presidente Draghi in prima persona.

La parte di questo Recovery plan che riteniamo sia errata e del tutto da riscrivere è la missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, in cui si stenta a trovare capitoli di spesa che corrispondano a una vera “attuazione ecologica” dei trattati e delle direttive europee in vigore.

Dobbiamo evidenziare, invece, che le scelte principali nella “Rivoluzione verde e transizione ecologica” non vanno nella direzione di ridurre drasticamente le emissioni di gas e polveri sottili in atmosfera, non incentivano esclusivamente le vere fonti energetiche rinnovabili, non aumentano la biodiversità e la fertilità dei terreni, non prevedono modelli di mobilità che riducono l’utilizzo di combustibili fossili per il trasporto.

Dal ruolo riservato all’“Economia circolare”, a cui vengono dati gli spiccioli pari a 2,1 Miliardi sui 250 totali, al ruolo riservato al sostegno alle produzioni di energia da Biogas – Biometano – Biomasse con circa 2 Miliardi, alle previsioni di utilizzo del Biometano per l’autotrazione pesante, emerge che la proposta di PNRR del governo Draghi rischia dunque di ritardare la transizione ecologica e di mettere seriamente a rischio la possibilità per l’Italia di accedere ai fondi del NextGenerationUE, la cui erogazione dovrà rimanere coerente ai principi stabiliti e a quanto previsto nelle direttive europee sull’economia circolare.

Tutto questo dovrebbe essere tradotto nel PNRR nell’obiettivo italiano di dare avvio all’attuazione della strategia New Green Deal europea per iniziare a mitigare i cambiamenti climatici:

dare attuazione ad una vera “economia circolare”, processo che privilegia il riutilizzo ed il riciclaggio con recupero di materia prima secondaria,

sostenere la transizione verde verso un modello agro-ecologico che non alteri il clima, riduca le emissioni ed il consumo di acqua e suolo valorizzi le risorse locali promuovendo l’autonomia alimentare da filiere corte, qualifichi l’agricoltura integrata ed agevoli stili alimentari sostenibili,

prevedere che la produzione di energia debba provenire esclusivamente da fonti veramente rinnovabili (fotovoltaico, idroelettrico, eolico, moto ondoso, solare termico), e non dalla combustione di Biogas – Biometano – Biomasse,

stabilire che il PNRR debba prevedere la generale ristrutturazione delle reti idriche pubbliche, che tuttora hanno perdite per oltre il 40% di acqua potabile.

Citiamo pertanto la comunicazione del 12 febbraio 2021 della Commissione Europea secondo cui “il regolamento che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility) e stabilisce che nessuna misura inserita in un piano per la ripresa e la resilienza (RRP, Recovery and Resilience Plan) debba arrecare danno agli obiettivi ambientali ai sensi dell’articolo 17 del regolamento Tassonomia.

Ai sensi del regolamento RRF citato “la valutazione degli RRP deve garantire che ogni singola misura (ossia ciascuna riforma e ciascun investimento) inclusa nel piano sia conforme al principio “non arrecare un danno significativo” (DNSH, “do no significant harm”)”

Dimostriamo con il nostro documento di “osservazioni sintetiche” il contrasto tra le previsioni del PNRR italiano e molte Direttive europee e l’assenza di qualsiasi analisi DNSH rispetto a:

la Direttiva n. 851/2008/CE per l’economia circolare relativa alla gestione rifiuti, per il marginale finanziamento previsto nel PNRR che contraddice tutto il “pacchetto europeo”,

la Direttiva n. 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente, per il sostegno agli impianti di combustione biogas–biometano–biomasse e l’uso autotrazione del biometano,

la strategia europea per il 2030 sulla biodiversità, rispetto al mancato stanziamento per la riconversione verso l’agricoltura biologica e

il Trattato Funzionamento Europeo art. 107-109 sugli aiuti di Stato, sul finanziamento del 40% degli investimenti per la riconversione di 600 impianti biogas privati a biometano,

la Direttiva n. 2014/24/UE sugli appalti pubblici, per la privatizzazione servizi pubblici locali e la corsia preferenziale per l’appalto pubblico rispetto alla gestione diretta in-house,

la Direttiva n. 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale ed il regolamento (CE) n.1367/2006 che impone alle istituzioni e agli organi comunitari l’attuazione degli obblighi contenuti nella convenzione di Aarhus.

Invitiamo quindi la Commissione europea e tutti i gruppi del Parlamento Europeo a prendere posizione con un atto che inviti il Governo italiano a rivedere tutto il capitolo della cosiddetta “transizione ecologica”, rispetto alla gravità di previsioni illegittime ed in contrasto con le norme europee richiamate.

Invitiamo tutte le associazioni “ambientaliste”, i comitati, i medici, i giovani e tutti i cittadini a cui preme la tutela della salute pubblica e dell’ambiente a sottoscrivere il presente comunicato per avviare un dibattito pubblico sulle azioni da mettere in campo, sul piano politico e giuridico.

L’attuale situazione richiede il massimo rigore e la massima adesione alle evidenze per scongiurare non solo una sostanziale inefficacia delle misure adottate, ma, cosa davvero grave, un ulteriore peggioramento delle condizioni ambientali, climatiche e di salute.

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