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di Nadia Comper ( ISDE Trento)

Secondo l’ultimo rapporto Istat del dicembre 2022 le nascite in Italia sono in continuo calo, arrivando a toccare il -30,6% rispetto al 2008, e la denatalità prosegue anche secondo i dati dei primi sei mesi del 2023.

Questo calo riguarda tutto il mondo occidentale e in modo particolare l’Italia, terzultimo Paese in Europa per tasso di fertilità.La tendenza a procrastinare un progetto genitoriale, o scegliere di non concepire o di avere uno o pochi figli è certamente specchio del disagio economico, incertezze lavorative ed altri complessi fattori, ma gli aspetti socioeconomici non esauriscono lo spettro delle possibili spiegazioni . È importante qui capire se il fenomeno è in aumento solo per motivi sociali o anche biologici, e in qual misura, dal momento che riguarda anche le giovani generazioni.

In Italia l’età media alla nascita del primo figlio è prossima ai 32 anni per le donne e ai 35 per l’uomo , e la fertilità correla con l’età sia negli uomini che nelle donne: per entrambi i sessi il picco di fertilità coincide con la fascia di età compresa tra la tarda adolescenza e i trent’anni, diminuendo successivamente in modo diverso.

Oltre all’età altri non meno importanti fattori sono responsabili della diminuzione della capacità riproduttiva generalizzata, che secondo l’OMS riguarda, a livello mondiale, circa il 15-20% delle coppie che cercano di avere un figlio. L’infertilità può dipendere in ugual misura dalla donna e dall’uomo.

La SIA (Società Italiana di Andrologia) ha recentemente lanciato l’allarme: gli studi scientifici documentano una perdita preoccupante di fertilità nella popolazione maschile, anche nei giovani, come conseguenza di problemi riproduttivi che vanno dalla qualità dello sperma alla riduzione dei livelli di testosterone e disfunzione erettile, ed altri. L’esame del liquido seminale e la valutazione della motilità e vitalità degli spermatozoi fa sì che si possa disporre facilmente di dati di fertilità nell’uomo, mentre è più complessa la valutazione nella donna , sia clinica che dei marcatori di funzione ovarica.

La ridotta qualità del seme è evidenziabile dai dati sulla numerosità degli spermatozoi nello sperma, che nell’uomo risulta essere in costante diminuzione: in 40 anni, gli uomini occidentali hanno visto calare del 52,4% la concentrazione degli spermatozoi, con un trend negativo in accelerazione.

La perdita di fertilità riconosce il contributo di molte cause: cattiva alimentazione, obesità o magrezza eccessiva, sedentarietà, fumo, alcool, abuso di droghe e anabolizzanti, infezioni sessualmente trasmesse, malattie endocrine , terapie farmacologiche, fattori immunologici e genetici. Inoltre fra le cause di infertilità ci sono le patologie specifiche dell’apparato riproduttivo ed altre come il diabete, le malattie cardiovascolari, epatiche e oncologiche.

Non ultimo per importanza fra le cause si pone l’inquinamento chimico ed elettromagnetico, che può danneggiare lo sviluppo e il funzionamento del sistema sessuale e riproduttivo.

È ormai accertato che molti inquinanti ambientali agiscono come interferenti, distruttori endocrini: la loro interferenza con gli ormoni naturali ha un effetto dannoso sulla fertilità di ambo i sessi, così come sull’embrione e sulle sue possibilità di impianto e non solo. Gli inquinanti ambientali assunti con gli alimenti, con l’aria che respiriamo e per contatto con la pelle possono superare la placenta e incidere anche sul potenziale di fertilità del nascituro alterandone lo sviluppo del proprio apparato riproduttivo.

La lista degli interferenti endocrini è lunga e comprende pesticidi, antiparassitari, diossine, additivi e preservanti di prodotti industriali e di consumo, alcuni metalli pesanti, polifenoli (alcuni noti come fitoestrogeni), alcuni farmaci, ecc. …

È dimostrato che queste sostanze chimiche hanno un ruolo importante nell’insorgenza di patologie andrologiche: criptorchidismo, ipospadia e tumori del testicolo, oltre alla perdita di fertilità. Nella donna impattano negativamente sulla fertilità e sulla gravidanza ,con maggiore vulnerabilità alle complicanze ostetriche quali aborto spontaneo e parto pretermine.

Come sottolinea la SIRU (Società Italiana di Riproduzione Umana) oltre i 35 anni i danni accumulati a causa dell’inquinamento chimico ed elettromagnetico e degli stili di vita, possono ostacolare il concepimento o aumentare le probabilità di trasmettere ai figli difetti genetici ed epigenetici che favoriranno l’insorgere di malattie dell’apparato riproduttivo e non solo, nell’infanzia, nell’età adulta e nelle generazioni successive.

Gli studi più recenti indicano il liquido seminale come ”bioaccumulatore“ (metalli pesanti, microplastiche, pfas sono stati dimostrati nello sperma in concentrazioni relativamente alte) e quindi indicatore precoce e sensibile di esposizione ambientale e dello stato di salute riproduttiva e generale.

È importante considerare che per molte di queste cause di infertilità è possibile intervenire in modo efficace mediante diagnosi tempestive, cure farmacologiche, terapie mirate e, soprattutto, attraverso programmi di prevenzione e informazione.

Molti degli effetti negativi causati dai fattori sopraddetti possono essere contrastati modificando il comportamento , migliorando lo stile di vita, e intervenendo sull’inquinamento ambientale, riducendo così l’impatto dannoso sul potenziale riproduttivo.

C’è tuttavia carenza di informazioni e di consapevolezza nella popolazione:

  • è quindi fondamentale conoscere tali fattori di rischio, non solo per le coppie che programmano il concepimento ma anche e soprattutto nell’ottica di una prevenzione primaria rivolta alla popolazione più giovane.
  • Sono indispensabili politiche ed interventi atti a migliorare le conoscenze dei cittadini, favorire il cambiamento, fornire assistenza sanitaria qualificata per salvaguardare la fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce.
  • È necessaria un’alleanza fra istituzioni, medici di famiglia e pediatri, specialisti ginecologi ed andrologi , ostetriche e gli altri professionisti sanitari coinvolti nella tutela della salute riproduttiva dei giovani di oggi e di domani.

di Nadia Comper ( ISDE Trento)

https://www.iss.it/…/studio-nazionale-fertilit%C3%A0…

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https://www.iss.it/fertilita

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https://www.associazionemediciendocrinologi.it/…/Proget…

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https://ilbolive.unipd.it/…/salute-quando-figli-non…

http://ilbolive.unipd.it/…/studio-unipd-pfas-inibiscono…

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https://www.quotidianosanita.it/…/studi…/articolo.php…

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https://www.quotidianosanita.it/m/veneto/articolo.php….