La nuova versione del documento di programmazione della PAC post 2022 che il MIPAAF invierà alla Commissione UE continua a ignorare la necessità di contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.
Ministero e Regioni rimandano al mittente le 40 pagine di osservazioni critiche inviate dalla Commissione UE senza introdurre modifiche sostanziali alla prima versione del PSP, ritenuto non soddisfacente e inadeguato.
Con l’ultima riunione del Tavolo di partenariato si è conclusa la commedia della falsa partecipazione degli attori economici e sociali alla redazione del PSP, 14 Associazioni si dissociano dal documento finale ritenuto deludente e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura.
14 Associazioni ambientaliste e dei consumatori esprimono il loro dissenso per il documento di programmazione della PAC post 2022 che considerano deludente e inefficace per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura. Queste osservazioni critiche riguardano tutti gli aspetti del PSP, sia riguardo al primo che al secondo pilastro. Le Regioni hanno infatti programmato i loro interventi per lo Sviluppo Rurale senza una vera strategia condivisa per la sostenibilità dell’agricoltura.
“Questo Piano strategico nazionale è una vera delusione che completa la pessima riforma della PAC voluta dal Parlamento e dal Consiglio UE, incapace di dare risposte concrete alle gravi crisi ambientali che colpiscono la stessa agricoltura e tutela solo gli interessi economici delle potenti corporazioni agricole”, dichiarano le Associazioni. L’unica novità positiva di questo PSP resta il maggiore investimento nell’agricoltura biologica con la volontà di anticipare al 2027 l’obiettivo del 25% della superficie agricola certificata rispetto all’obiettivo europeo al 2030. Ma, “il maggiore sostegno al biologico non è sufficiente per promuovere la transizione ecologica di tutto il settore primario”, concludono le 14 Associazioni.
Con la riunione di ieri pomeriggio del Tavolo di partenariato si è formalmente concluso l’iter per la redazione della versione finale del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 (PSP), già in viaggio per Bruxelles per l’approvazione da parte della Commissione UE.
Nella revisione della prima bozza del PSP ha prevalso la difesa dell’impostazione e contenuti del documento di programmazione 2023-2027, nonostante le numerose e puntuali critiche evidenziate dalla Commissione UE nel suo documento di 40 pagine di osservazioni, articolate in 244 paragrafi, con cui veniva motivata una complessiva valutazione negativa del PSP italiano, ritenuto non soddisfacente e inadeguato per contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo con una vera transizione ecologica della nostra agricoltura.
La nuova versione del PSP non ha introdotto modifiche migliorative sostanziali, i pochi cambiamenti al testo del 31 dicembre 2021 peggiorano ulteriormente la già scarsa sostenibilità ambientale e sociale del documento italiano di programmazione della PAC, mettendo in pericolo non solo l’ambiente, ma lo stesso futuro dell’agricoltura italiana, sempre meno resiliente e sempre più esposta a shock climatici e geopolitici.
Il PSP è stato redatto secondo il principio prevalente, se non esclusivo, della tutela del reddito delle aziende agricole di grandi dimensioni, perseguendo essenzialmente obiettivi di sostenibilità economica per neutralizzare le poche novità introdotte dalla riforma europea della PAC per la convergenza interna dei pagamenti del primo pilastro e la riforma dei titoli storici. Se da un lato la riforma della PAC avrebbe dovuto finalmente mettere fine al sistema fortemente iniquo dei cosiddetti ‘titoli storici’, concepiti oltre 20 anni fa per dare alle grandi aziende le risorse per adeguarsi agli effetti della trasformazione del mercato agricolo europeo, l’Italia ha pensato bene di cambiare l’abito ma non la sostanza degli aiuti alle grandi imprese, soprattutto zootecniche del Nord Italia, piegandosi a questa esigenza corporativa. Ciò consentirà alla fine di contenere le riduzioni del sostegno comunitario ad un livello ritenuto accettabile dalle Associazioni agricole e dalle Regioni, ma mantenendo un sistema iniquo che premia le aziende in funzione della loro dimensione, senza contrastare la drammatica emorragia di piccole aziende agricole sempre più in difficoltà nelle aree interne e senza affrontare in modo efficace i pesanti impatti del settore zootecnico su ambiente e salute.
L’Italia conferma così l’interpretazione della Politica comune dell’Unione Europea per l’agricoltura essenzialmente come una politica economica basata su sussidi a pioggia, ignorando l’enorme spazio di manovra con cui il settore primario potrebbe agire, se opportunamente incentivato, per ridurre il proprio impatto sul clima e sulla perdita della biodiversità. Gli impegni degli eco-schemi, la vera novità della nuova PAC, sono stati infatti individuati non sulla base della loro efficacia ambientale ma essenzialmente sulla facilità della loro adozione da parte degli agricoltori e sulla possibilità di applicarli su tutto il territorio nazionale, senza nessun reale interesse per il raggiungimento di risultati concreti in grado di dare risposte efficaci alle gravi crisi ambientali che in questi mesi hanno manifestato tutti i loro drammatici effetti sulle persone e sulla stessa agricoltura. La scelta degli impegni degli eco-schemi è stata fatta sulla logica della semplificazione anche con l’obiettivo di evitare controlli ritenuti troppo complessi, lasciando ampio spazio alle possibili inadempienze e alle truffe che negli ultimi anni hanno caratterizzato l’applicazione della PAC nel nostro Paese, come ha bene evidenziato un recente rapporto della Corte dei Conti europea.