L’emergenza climatica e la pandemia ci hanno reso ancora più consapevoli che non possiamo limitarci a curare clinicamente i pazienti ragionando a compartimenti stagni: migliorare la gestione delle patologie, presenti e future, adottando un approccio multidisciplinare e One Health.
La seconda giornata del Congresso Nazionale di ISDE Italia 2022 si è aperta con una sessione di interventi sulla prevenzione primaria ambientale delle malattie cronico-degenerative in un’ottica one-health, a cui hanno partecipato gli esponenti di alcune tra le più importanti società scientifiche di medicina.
La sessione, introdotta e moderata dal Dott. Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato Scientifico ISDE e internista presso la Medicina Interna universitaria “A.Murri” del Policlinico di Bari , è stata un’occasione per aprire un dialogo costruttivo tra ISDE e numerose Società Medico-Scientifiche nazionali (Società italiane di Medicina Generale, Medicina Interna, Ginecologia e Ostetricia, Endocrinologia, Malattie Infettive e Tropicali, Pneumologia, Neurologia, Cardiologia) sulla necessità di considerare le relazioni tra ambiente e salute come un potente strumento interdisciplinare da utilizzare per mantenere il più a lungo possibile lo stato di salute (prevenzione primaria) e per una più efficace gestione di patologie acute e cronico-degenerative sempre più diffuse e impegnative.
“È emerso” – ha affermato Agostino Di Ciaula – un interesse evidente, crescente e trasversale per le relazioni ambiente-salute non solo da parte di quelle società mediche specialistiche che più di altre, negli ultimi anni, sono state travolte da un vero e proprio tsunami di evidenze sul ruolo critico dei fattori ambientali, come la pneumologia, l’endocrinologia, la cardiologia, la medicina interna ma anche da parte di ginecologi, infettivologi, neurologi e della stessa Società Italiana di Medicina Generale, che sempre più spesso si trovano a doversi confrontare con le numerose conseguenze sanitarie dell’inquinamento delle matrici ambientali, del cibo, dell’acqua e dell’aria”.
Dal dibattito sono emersi punti nodali come le necessità di recuperare il forte ritardo formativo nella formazione universitaria di medici e specialisti sul tema del binomio ambiente-salute, di utilizzare un approccio condiviso che consenta di affrontare le necessità sanitarie in maniera transdisciplinare e olistica e, non ultima, l’esigenza di inserire in maniera adeguata e puntuale il tema dell’ambiente come determinante fondamentale della salute umana nelle linee guida nazionali e internazionali redatte dalle singole società scientifiche.