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Francesco Romizi, responsabile comunicazione ISDE Italia, ha publbicato sul supplemento “l’Extraterrestre” del quotidiano Il Manifesto questo articolo sul Congresso nazionale dell’associazione svoltosi dal 18 al 20 ottobre a Sansepolcro.


Lo scorso fine settimana si è tenuto il Congresso nazionale di ISDE Italia – Medici per l’Ambiente, dal titolo emblematico: “Chi pagherà per gli eccessi di malattie e mortalità dovuti alla crisi climatica e dei sistemi sanitari? La politica ascolti la scienza o metterà a rischio salute e benessere”. L’evento ha visto la partecipazione di medici, esperti e ricercatori che hanno posto al centro del dibattito una delle questioni più urgenti del nostro tempo: l’impatto dell’inquinamento sulla salute e la necessità di un approccio preventivo e di scelte politiche radicali. 

Il Congresso ha affrontato vari aspetti dell’inquinamento che influiscono negativamente sulla salute delle persone. Si è discusso dell’inquinamento chimico prodotto da sostanze come pesticidi, PFAS e microplastiche, nonché di quello atmosferico e industriale. Ciò che è emerso con forza è l’urgenza di investire sulla prevenzione, intesa come l’adozione di misure concrete per impedire che gli effetti dell’inquinamento ambientale causino danni irreversibili alla salute umana. Una delle parole chiave del dibattito è stata “One Health”, un approccio che riconosce l’interdipendenza tra la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente in cui vivono.

L’approccio “One Health” è ormai riconosciuto a livello globale come indispensabile per affrontare sfide complesse e interconnesse come quelle legate all’inquinamento e i cambiamenti climatici. Esso si basa sulla consapevolezza che la salute umana è strettamente collegata a quella degli animali e dell’ambiente, e che le politiche sanitarie devono tenere conto di questa relazione. Ignorare tale interdipendenza significa mettere a rischio il benessere delle attuali e future generazioni. Durante il Congresso, numerosi esperti hanno ribadito la necessità di investire in ricerca e innovazione per sviluppare soluzioni sostenibili che possano ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute.

Nonostante ciò, l’azione politica sembra muoversi in direzione opposta. Il Governo italiano, infatti, dichiara di voler contrastare il calo demografico, ma allo stesso tempo continua a contestare la strategia europea sulla transizione ecologica. Questa contraddizione è evidente se andiamo ad approfondire gli studi e le ricerche di Luigi Montano -uroandrologo, Past President Società Italiana della Riproduzione Umana e Membro Comitato Scientifico ISDE- che ha presentato dati allarmanti sulla crescente infertilità, legata anche a fattori ambientali.

Secondo quanto riportato da Montano, l’infertilità di coppia sta diventando una problematica sempre più diffusa a livello globale, con percentuali in continuo aumento, soprattutto nei paesi a medio e alto reddito dove si ricorre sempre più frequentemente alle tecniche di procreazione assistita. Nei paesi a basso reddito, dove queste tecniche sono spesso inaccessibili, il declino riproduttivo è in crescita a causa di fattori socio-economici ed ambientali. Tra questi, il cambiamento climatico e l’inquinamento ambientale giocano un ruolo centrale. 

In Italia, il progetto di ricerca EcoFoodFertility sta monitorando da anni le aree a maggior rischio ambientale per valutare la qualità del seme in giovani maschi sani, non fumatori, non bevitori abituali e con indici di massa corporea omogenei. I risultati sono preoccupanti: oltre il 40% dei soggetti presenta almeno un parametro dello spermiogramma alterato. Le ultime rilevazioni indicano un peggioramento della situazione, con un’accelerazione dei danni epigenetici ai gameti, soprattutto nelle aree più inquinate. Secondo Montano, questi fenomeni stanno portando a un invecchiamento precoce delle cellule riproduttive, il che potrebbe tradursi in un aumento dei casi di infertilità nei prossimi anni. “ Il futuro della nostra salute e della nostra capacità riproduttiva– ha dichiarato Montano- dipende dalle scelte che faremo oggi. Ignorare il problema, rinviando azioni concrete, significa condannare le future generazioni a una qualità della vita sempre peggiore, in cui l’inquinamento e le sue conseguenze diventeranno sempre più difficili da gestire.”

Non si tratta solo di numeri. Questi dati fungono da “sentinella” della salute ambientale e mettono in evidenza l’urgenza di interventi di bonifica e misure preventive. Nel contesto del Congresso, è stata sottolineata la necessità di educare i giovani alla tutela della propria salute, partendo proprio dalla salute riproduttiva, che rappresenta la prima spia dei danni causati dall’inquinamento ambientale e da stili di vita non salutari.

La qualità dell’aria è un fattore cruciale per la salute, e l’Italia è tristemente ai vertici europei per il numero di morti premature dovute all’esposizione a particolato fine (PM2.5). Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2020 si sono registrate più di 50.000 morti premature in Italia legate a questa esposizione, una cifra che si avvicina ai 47.000 nel 2021, rendendo l’Italia uno dei paesi più colpiti d’Europa. Questo dramma ha anche un pesante costo sanitario, soprattutto nelle aree della pianura Padana, dove la concentrazione di attività emissive è particolarmente elevata.

I medici di ISDE Italia hanno lanciato un messaggio chiaro: la politica deve ascoltare la scienza. L’inazione o le politiche contraddittorie non faranno che peggiorare la situazione. Occorre invece promuovere un nuovo “patto scuola-salute”, che metta al centro la prevenzione primaria e consenta ai giovani di acquisire maggiore consapevolezza sui rischi dell’inquinamento ambientale. Investire nella prevenzione significa risparmiare sui costi futuri legati alle cure e garantire un miglioramento della qualità della vita per tutti.

Guardando al futuro, ISDE Italia ha fissato obiettivi chiari per il 2025, concentrandosi in particolare sulla lotta agli interferenti endocrini. Queste sostanze chimiche, che alterano il sistema ormonale umano, rappresentano un rischio crescente per la salute pubblica, influenzando la fertilità, lo sviluppo e il sistema immunitario. ISDE continuerà a sostenere campagne di sensibilizzazione, promuovere la ricerca scientifica e fare pressione per una regolamentazione più rigida. L’obiettivo è garantire che la prevenzione rimanga una priorità nelle politiche sanitarie e ambientali, proteggendo la salute delle attuali e future generazioni. Con l’auspicio che chi governa l’Europa e il nostro Paese ponga più attenzione alla salute di tutti e tutte rispetto al profitto di pochi. 

Francesco Romizi