Presso il seminario arcivescovile si è tenuto il 20 aprile un affollato Convegno sull’inquinamento ambientale organizzato dal Comitato Acqua Fresca e Aria Pulita del Distretto 108Ia1 del Lions Club e dalla sezione vercellese dell’Isde (medici per l’ambiente), associazione che riconosce la responsabilità di fattori ambientali nella genesi di molte malattie.
Dopo la presentazione da parte del dottor Marcello Trada, Officer distrettuale del Lions Club di Vercelli e curatore del Convegno ed i saluti delle autorità, si sono succedute, con la moderazione di Michela Trada, presidente del Lions Club Vercelli e di Giuseppe Malinverni, socio Lions e medico Isde, quattro relazioni di medici esperti sul tema dei rapporti fra inquinamento ambientale e malattie.
Roberto Romizi, presidente nazionale dell’Isde, ha parlato dei molteplici danni che il cambiamento climatico ha già causato alla salute umana: disturbi cardiovascolari e respiratori da ondate di calore, malnutrizione secondaria a perdita di prodotti agricoli a causa di siccità e alluvioni, patologie cardiache e respiratorie (es. asma) da aumento dell’inquinamento atmosferico (ozono, polveri) conseguente a incendi e utilizzo di combustibili fossili, diffusione di malattie virali e batteriche trasmesse da insetti che proliferano in conseguenze del riscaldamento del pianeta e della distruzione degli habitat naturali, peggioramento della salute mentale (“ecoansia”).
Luisa Memore ha illustrato i danni dell’inquinamento atmosferico, particolarmente intenso nella pianura padana, una delle aree più inquinate d’Europa. Riscaldamento, industrie, traffico veicolare, allevamenti, inceneritori di rifiuti immettono nell’aria monossido di carbonio, particolato, biossido di azoto e di zolfo, idrocarburi aromatici, composti organici volatili, che penetrano nel nostro corpo con la respirazione ma anche per assorbimento cutaneo e ingestione. L’aria inquinata è responsabile di numerose patologie: riduzione della fertilità, broncopolmoniti, tumori dei polmoni e di altri organi, ridotto peso alla nascita ipertensione, autismo, Adhd, ictus, demenza, Parkinson.
La pediatra Elena Uga, presidente della sezione Isde di Vercelli, ha trattato dell’impoverimento nutrizionale indotto dai gas serra sulle produzioni agricole, della presenza in alcuni cibi di nanoplastiche e di pesticidi, del minor impatto ambientale dell’agricoltura biologica e dei principi dell’alimentazione sostenibile.
Infine, la pediatra Angela Pasinato ha svelato all’uditorio che molti dei nostri vestiti costituiti da fibre sintetiche sono veicolo di numerose sostanze chimiche (formaldeide, Pfas, metalli pesanti) che entrano nel sistema circolatorio attraverso la pelle e le mucose e spesso agiscono come interferenti endocrini, cioè simulano o alterano gli effetti degli ormoni che regolano il funzionamento degli organi. Anche sostanze presenti in saponi germicidi, cosmetici e creme solari vengono assorbite e persistono a lungo nel nostro corpo, causando danni ancora in gran parte non conosciuti.
Di fronte a questo sconfortante panorama di inquinamento diffuso dobbiamo abbandonarci alla rassegnazione e al fatalismo? No, perché sia a livello collettivo che individuale possiamo rispettare norme di prevenzione che attenuano i rischi, gravi soprattutto per bambini, donne incinte e anziani. Occorre dunque riconoscere che la salute umana è strettamente connessa a quella degli animali e del pianeta (One Health), formarsi e insegnare ai piccoli una coscienza ecologica, cambiare mentalità e stile di vita, in adesione alla regola delle tre erre: Ridurre, Riusare, Riciclare. E allora sforziamoci di: risparmiare energia, evitare gli sprechi di cibo e di acqua, andare a piedi o in bicicletta, cambiare spesso l’aria di casa (spesso più inquinata di quella esterna), ridurre il consumo di carne, preferire cibi semplici e possibilmente biologici, evitare l’acqua in bottiglie di plastica (meglio quella del rubinetto o in bottiglie di vetro), indossare vestiti in fibre naturali, fare la raccolta differenziata dei rifiuti, applicare cosmetici e creme antisolari solo in caso di effettiva necessità, frequentare spesso boschi, spazi verdi e ambienti naturali ancora incontaminati.