di Maria Luisa Calabretto (ISDE, Pordenone)
Nei giorni che hanno preceduto il Natale si è svolto a Pordenone, Sala Congressi della Fiera, un bellissimo convegno sulla qualità dell’aria che respiriamo. Numerosissime le relazioni (55) – vedi il programma -, tutte molto interessanti, multidisciplinari, i relatori sempre precisi e efficaci nell’illustrare lo status quo del problema inquinamento, le malattie ad esso correlate, i progetti di ricerca per ridurre le emissioni, i programmi e le speranze. Numeroso il pubblico in sala, molti gli studenti, accompagnati dagli insegnanti. Io ho partecipato alla gran parte delle relazioni, con interesse e attenzione.In questo scritto riporto le mie annotazioni su alcuni dei temi trattati.
Nella prima giornata, 14 dicembre, si è posta l’attenzione sulla salute. Nelle malattie respiratorie, allergiche e neoplastiche correlate all’inquinamento, sono implicati particolarmente polveri sottili PM2,5 e i gas NO2, CO2.
Il dott Lorenzo Cecchi, Presidente AAIITO, ha parlato diffusamente delle malattie allergiche, che riguardano 150 milioni di europei e sono in aumento. Tutto quello che succede nell’ambiente ha effetto sulla malattia e sulla genetica (epigenetica). Si parla di “esposoma”, un concetto che include tutte le determinanti ambientali che influiscono sulla nascita e progressione di una malattia; l’esposizione nei primi tre anni di vita è la più importante. La barriera epiteliale (cutanea, mucosa), degli organi a contatto con l’ambiente esterno, se danneggiata dagli inquinanti, diventa permeabile ai microorganismi; al loro ingresso si scatena una risposta immunitaria che conduce a uno stato flogistico che a sua volta altera la barriera: si crea un circolo vizioso e la flogosi diventa cronica. Per quanto riguarda i pollini, non sono solo contenitori di allergeni; essi veicolano inquinanti adesi alla superficie e c’è quindi un effetto sinergico.
Nella nostra Regione i pollini vengono monitorati dall’ARPA, attraverso un campionatore posto a 20 m di altezza, che li raccoglie e poi, osservati al microscopio, vengono quantificati e classificati.
La maggior parte dei pollini è rilasciata da piante anemogame (gimnosperme, graminacee e altre) che affidano al vento la loro riproduzione, arrivando coprire distanze anchenotevoli, per esempio alcuni pollini arrivano con la sabbia sahariana. I pollini, notoriamente allergizzanti, sono anche trasportatori di inquinanti, e inoltre possiedono un proprio microbioma, composto da batteri, miceti e così via. Sono entità complesse.
Il dr. Ernesto Rorai, ISDE Pordenone, ha esposto brillantemente l’argomento Interferenti Endocrini (Bisfenolo A, Diossine, Ftalati, PFAS e molti altri) precisando il ruolo di alcuni inquinanti sulla funzionalità tiroidea e riproduttiva, sull’immunità, aspetti comportamentali e malattie neurologiche, le quali sono in preoccupante aumento. E ha precisato che, nel caso di queste sostanze, gli effetti non sono dose-dipendenti, anche una quantità infinitesimale (picogrammi), così come per gli ormoni, è efficace anche per gli interferenti endocrini, perché quel che conta è l’informazione che trasportano.
Interessante l’annotazione che la maggior parte dell’esposizione all’inquinamento avviene indoor (casa, luoghi di lavoro e di trasporto, ospedali ecc), dove la concentrazione degli inquinanti è massima, si parla di “sindrome dell’edificio malato”. La salute comincia quindi da qui, dagli ambienti chiusi, sono importanti ventilazione, scelta dei materiali da costruzione, distanza delle costruzioni dal traffico stradale.
Per quanto riguarda le neoplasie, il dr. Diego Serraino, CRO di Aviano, ha ricordato che la loro genesi è multifattoriale, e stabilire quanti e quali tumori siano realmente dovuti all’inquinamento non è semplice. Lo IARC di Lione ha stilato un elenco di 122 cancerogeni certi e 93 probabili; per il cancro del polmone e della vescica è implicato l’inquinamento da traffico (polveri sottili e emissioni da motori diesel) e comunque è sempre importante la distanza dalle vie di maggior traffico.
Il dr. Mario Canciani, presidente ISDE regione FVG, ha parlato di strategie comunicative del danno alla salute, precisando che è dovere del medico dare l’esempio, ovvero nonfumare, usare preferibilmente la bicicletta, quando possibile, oppure camminare. È stato rilevato che entro i 10 km di percorso l’uso della bicicletta rispetto all’auto consente tempi più brevi. Inoltre evitare di prescrivere farmaci se non strettamente necessario, nemmeno le vitamine così in voga nei tempi più recenti. Ha ribadito che autismo e altri disturbi del comportamento sono “esplosi” con maggior frequenza nelle zone a maggiorconcentrazione di inquinanti e che i bambini sono più esposti all’azione nociva perché il loro metabolismo è molto più elevato.
Video della giornata del 14 dicembre:
La giornata del 15 dicembre è stata dedicata ai mezzi di trasporto, tassello fondamentale per intervenire su un possibile miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo. L’uso dei veicoli elettrici è da preferirsi, e occorrerà cambiare le nostre abitudini, preferendo alla mobilità individuale quella condivisa, per lo spostamento casa-lavoro per esempio, utilizzando “car-sharing”, “car-pooling” aziendale. Per ottenere una “smart mobility”bisogna ridurre al massimo la mobilità privata.
Per quanto riguarda le risorse che possono essere sfruttate per un futuro scenario di mobilità con ridotta emissione di CO2, Daniele Verardo, CTS H2 di Brugnera (PN), ha parlato di come si può ottenere idrogeno (H2), a partire da acqua piovana, per elettrolisi, sfruttando l’energia in eccesso, che non viene utilizzata. Questa tecnologia, che permette di ottenere un carburante alternativo (H2) per la mobilità sostenibile, offre molti vantaggi: non si utilizzano metalli rari, non richiede uso di batterie, non produce scarti inquinanti, anzi, l’emissione è di Ossigeno (O2) e, benché H2 sia un gas esplosivo e deve essere opportunamente gestito, è comunque meno pericoloso del GPL.
Video della giornata del 15 dicembre:
La giornata del 16 dicembre è stata dedicata al verde pubblico urbano, all’agricoltura, al futuro verde e sostenibile di città e periferie.
Le città sono impermeabilizzate dal cemento, così l’acqua piovana diventa un problema, non più una risorsa, e si creano “isole di calore”. Il verde urbano riduce la temperatura: un aumento di copertura arborea di un’area urbana corrisponde a una riduzione dellatemperatura in maniera direttamente proporzionale. Importanti sono anche la dimensione degli alberi, la tipologia di fogliame, la biodiversità.
La regola per una “Smart city”, (città verde), prevede almeno 3 alberi visibili da ciascuna abitazione, 30% di copertura arborea,300 m la massima distanza da uno spazio verde.
E ricordiamo che il verde ha un effetto terapeutico importante sulla salute e sull’umore delle persone.
Nella città ideale, disegnata da un anonimo alla fine del 1400, si osserva come predomini la pietra, anzi, non c’è un solo filo d’erba! Oggi puntiamo a una rigenerazione dei quartieri urbani che prevede l’introduzione di alberi e spazi verdi nelle città, e anche talora condomini verdi, i cosiddetti “boschi verticali”, realizzati anche in alcune città italiane.
Sono stati illustrati modelli e progettazioni di ripristino aree verdi in varie città europee, da Barcellona (modello “Superilles”, dove a un reticolo di strade e costruzioni si sostituisce un macroisolato alberato pedonale) a Copenhagen, Amsterdam, Parigi (Champs Elysées), si lavora attivamente ai progetti “verdi” anche nella nostra Pordenone, nell’intento di filtrare polveri e NO2 attraverso alberi e siepi. Interessante è poi la possibilità di usare “pitture antismog”, a base di biossido di Titanio (TiO2), in grado di disgregare inquinanti, soprattutto NO2.
L’Assessore all’Ambiente dr. Monica Cairoli ha concluso il convegno, parlando di auspicabile sinergia tra opere pubbliche e valorizzazione del patrimonio vegetale urbano, e ha sottolineato l’imprescindibile presenza di un tecnico del verde già in fase di progettazione urbana, contestualmente al progetto, non a posteriori.
Video della giornata del 16 dicembre:
Considerazioni conclusive
L’aria che respiriamo è oggi inquinata, soprattutto nelle aree urbane, maggiormente in vicinanza delle strade molto trafficate. Gli inquinanti sono molteplici, il particolato, (PM10, PM2,5), ossidi di Azoto (NO2, N2O), ossidi di Carbonio (CO2, CO), Benzene, Black Carbon (BC), Ozono (O3) e altri ancora. È stato detto che la barriera epiteliale Risulta però molto più inquinata l’aria indoor (all’interno di abitazioni, luoghi pubblici di lavoro e di trasporto, ospedali, banche, cinema, teatri e così via) rispetto a quella outdoor (spazi aperti). Importante è perciò la ventilazione degli ambienti, oltre alla modalità di costruzione degli edifici e alla scelta dei materiali.
Gli inquinanti, gassosi e particolati, sono particolarmente concentrati e stagnanti nella nostra Pianura Padana, (che, vista dall’alto, appare coperta da una nube di polveri) per l’effetto barriera ai venti, esercitato dalla catena montuosa alpina.
Gli inquinanti respirati danneggiano la barriera epiteliale respiratoria, con conseguente ingresso di microrganismi e risposta flogistica acuta e cronica. Le malattie respiratorie (BPCO, rinite allergica, asma, polmonite, forse anche neoplasie) non sono le sole inquinamento-correlate, sono in aumento le malattie cardiovascolari, i disturbi endocrini e neurologici. Le persone più esposte sono i bambini, per la loro bassa statura (gli inquinanti ristagnano al suolo) e per il loro metabolismo molto più veloce.
Per contrastare il preoccupante scenario futuro che si profila, occorre innanzitutto cambiare le nostre abitudini e quindi rinunciare al trasporto meccanico privato, privilegiando, quando possibile, bicicletta e camminata, o ricorrendo a trasporti casa- lavoro collettivi, su motori elettrici eco-sostenibili.
Le città del futuro saranno auspicabilmente molto più verdi delle attuali, comprenderanno grandi isolati pedonali alberati, così da ottenere un’aria più fresca e pulita per le nostre vie respiratorie e per la nostra vita.