Il metano metterà a rischio la salute dei sardi e peggiorerà territori già compromessi dall’inquinamento. Così l’Isde, associazione dei Medici per l’ambiente, boccia il progetto portato avanti dalla Regione per realizzare un metanodotto in Sardegna. “Non considera i rischi sanitari, ci saranno ricadute negative anche per il riscaldamento globale ed è inutile nella transizione verso le energie rinnovabili”.
Una bocciatura su tutta linea: strategica, economica, ambientale e soprattutto per quanto riguarda la salute dei sardi. I Medici per l’ambiente lanciano l’allarme sui problemi che potrebbe comportare il Piano di metanizzazione nell’Isola. “In un contesto come quello della Sardegna, dove sono già presenti dei fattori di rischio – attacca il presidente regionale Domenico Scanu – dare spazio al metano dimostra la crisi progettuale della politica che non tiene conto dei costi esterni. Pur essendo richiesti dalla programmazione europea, non vengono calcolati i dati sanitari sulle malattie e i morti prematuri legati alle emissioni inquinanti a livello locale”.
Contro il progetto di portare il gas nell’Isola l’Isde, che da due anni si oppone al fianco del comitato ‘No metano’ e del movimento Fridays for future, ha inviato quattro osservazioni nell’ambito del procedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via) mettendo nero su bianco varie criticità: “Il fatto che un’opera sia ritenuta di ‘preminente interesse nazionale’ non può in alcun modo negare agli enti locali e alle comunità interessate il diritto di intervenire nei processi decisionali. Chi ha presentato il progetto avrebbe dovuto rispettare le norme a tutela della salute collettiva”. Il riferimento è alla “Valutazione di impatto sanitario prevista dalla legge per le centrali termiche superiori ai 300 mega-watt e per gli impianti di gassificazione. È necessario ogni volta che in sede istruttoria emerge la concreta ipotesi di un rischio per la salute delle popolazioni”.
Al di là delle procedure, quello dell’Isde sul tema è prima di tutto un parere scientifico: “Ogni forma di combustione, compresa quella del metano – si legge in un documento – disperde nell’aria ossidi di azoto e di zolfo, ma anche metalli pesanti, idrocarburi, particolato fine e ultra fine, in sostanza un grave scadimento della qualità dell’aria con insorgenza di patologie respiratorie e un aumento della mortalità a lungo termine. Inoltre, qualsiasi combustibile fossile, incluso il gas naturale, contiene materiale radioattivo che contribuirebbe ad un aumento della radioattività naturale di fondo, già esaltata, in alcune zone della Sardegna dalla presenza delle centrali a carbone per cui l’esposizione alla radioattività risulta responsabile di leucemie, linfomi e tumori del polmone”.
A preoccupare sono anche le ripercussioni che la dorsale potrebbe avere sull’ambiente: “Non produrrà gli effetti promessi nella lotta al riscaldamento globale – prosegue Scanu – e come evidenziano le più recenti indicazioni dell’Intergovernmental panel on climate change, che agisce sotto l’egida dell’Onu, il metano non può essere considerato una valida forma di energia utilizzabile nella transizione verso le rinnovabili. Dunque siamo di fronte a un intervento non in linea con le richieste della comunità scientifica”.
Eppure le alternative ci sarebbero. Isde, comitato ‘No metano’ e movimento Fridays for future le hanno già proposte in una lettera inviata alle amministrazioni locali: “I Comuni possono essere protagonisti di un nuovo corso energetico basato su efficientamento, diffusione delle energie rinnovabili eco-compatibili grazie all’utilizzo di piccoli impianti per l’autoproduzione e l’autoconsumo, l’implementazione delle smart grid (reti intelligenti di distribuzione elettrica) e l’utilizzo dell’idroelettrico dotato di sistemi di pompaggio come forma di accumulo naturale dell’energia. Sono concetti già inseriti nella Strategia energetica nazionale (Sen) e nel più recente Piano integrato energia e clima (Pniec)”.
ARTICOLO PUBBLICATO SU www.sardiniapost.it